In lotta per una poltrona ma avviluppati in uno sconcio abbraccio quando si tratta di votare le misure antisociali del governo Renzi. Sono i pretoriani e le pasionarie della “minoranza Dem”, la sedicente opposizione interna al Pd. Guerriglieri sui social e peluches nelle stanze romane, al cospetto dei dispensatori di vitalizi pagati dai contribuenti italiani. E’ da settimane che minacciano di “staccare la spina” ma senza specificare quale. Anche se considerato lo spessore dei personaggi in questione, quasi certamente si tratterà di quella dell’iphone e dei tablet che utilizzano compulsivamente per sfoggiare perle di “acume” e di “coerenza”.
A loro, Luigi Di Maio, esponente di punta del M5S e vicepresidente della Camera, ha dedicato un pepatissimo post sul social Facebook. “E’ mai possibile che tra tutti i problemi che sta vivendo l’Italia in questo momento, l’unico motivo per cui il Pd si spacca sia l’elezione dei senatori nella riforma costituzionale o la legge elettorale? Riforma Fornero, Ddl scuola, altri 3 miliardi di euro regalati alle banche, aumento dell’Iva, 9 milioni di poveri e loro pensano a come farsi rieleggere?”, si domanda ironicamente il giovane deputato pentastellato.
E ancora, rincarando la dose: “Quello che ho apprezzato di più del referendum greco è stato il coraggio del governo Tsipras di mettersi in discussione: se avesse vinto il SI sarebbero andati tutti a casa. E sarei stato il primo a chiederglielo. Il problema dell’Italia è proprio il contrario: nessuno della maggioranza vuole andare a casa. Ogni volta che qualcuno si ribella, lo fa sempre per riuscire ad assicurarsi un futuro in questi palazzi. Quando invece si tratta di affossare la pessima riforma della scuola o di spingere il reddito di cittadinanza, li vedi tutti scappare dall’aula iniziando quella ridicola pantomima del “vorrei ma non posso”.
“In Italia, tuona il deputato di Pomigliano d’Arco, non abbiamo bisogno di un referendum per salvarci. Basterebbe solo staccare la spina a Renzi e tornare a nuove elezioni. Il potere di mandarlo a casa oggi lo hanno i sedicenti dissidenti del PD che domani mattina potrebbero togliere i voti su cui si regge il Governo e portarci a nuove elezioni: per la prima volta dopo 4 anni, avremmo un Presidente del Consiglio passato per il voto popolare. Non un fantoccio delle solite lobbies sfigate di questo Paese”.
Carica di ironia la chiosa finale di Di Maio. “La domanda è: la cosiddetta “minoranza Dem” che firma documenti e inonda le tv con un noiosissimo dibattito sulle poltrone, è pronta a mettere in discussione la propria poltrona e il proprio stipendio, pur di liberare Palazzo Chigi dal loro stesso partito? Fino ad ora ho visto solo chiacchiere”.