È morto, all’età di 78 anni, Gianni De Michelis. Nato a Venezia il 26 novembre del 1940, laureato in Chimica industriale e docente universitario di lungo corso, era malato da tempo. Era ricoverato da qualche giorno all’ospedale di Venezia, in seguito ad un ulteriore peggioramento delle condizioni generali di salute. L’ex ministro non riusciva più ad alimentarsi ed era stato necessario il ricovero. I funerali si terranno nel capoluogo veneto in forma strettamente privata.

È stato deputato alla Camera dal 1976 al 1994. Fu più volte ministro. Guidò il dicastero delle Partecipazioni statali nel secondo governo Cossiga e nel governo Forlani, poi venne riconfermato con lo stesso ruolo nei governi Spadolini e nel V governo Fanfani (dal 1980 al 1983). Successivamente fu ministro del Lavoro e della Previdenza sociale durante i due governi presieduti da Craxi (1983-1987). Con De Mita, De Michelis fu vice presidente del Consiglio (1988-1989) e durante il VI governo Andreotti ministro degli Affari esteri (dal 1989 al 1992).

Il suo debutto in politica risale al 1964 quando venne eletto consigliere comunale di Venezia, poi gli venne assegnata la delega di assessore all’Urbanistica. Nel 1969 divenne componente della direzione socialista e poi responsabile nazionale dell’organizzazione del partito. Gianni De Michelis era uno dei ragazzi terribili che nel 1976 osarono sfidare i vecchi dirigenti e insieme a Craxi conquistarono il partito. Nel 2001, dopo lo scioglimento del Partito socialista, fondò con Bobo Craxi il Nuovo Psi, poi confluito nella Casa delle libertà di Silvio Berlusconi.

Alle elezioni europee del 2004, venne eletto deputato del Parlamento europeo, per la lista “Socialisti Uniti per l’Europa”. Alle elezioni politiche del 2006 conquistò uno scranno alla Camera con la lista presentata insieme alla Democrazia Cristiana per le Autonomie.

Numerosi i messaggi di cordoglio. “Apprendo con grande dolore della scomparsa di Gianni De Michelis, spentosi dopo una lunga e travagliata stagione di sofferenza trascorsa nella sua amata Venezia. Gianni, genio e sregolatezza, visionario lucido con lo sguardo sempre proteso oltre il confine, è stato innanzitutto un socialista generoso e coraggioso che ha saputo attraversare anche le stagioni più infami e buie della storia socialista e del paese con la schiena dritta, senza abiure, difendendo sempre il ruolo ed il primato della politica. Gianni è poi stato un grande uomo di governo ed un compagno leale di mio padre, nella buona e nella cattiva sorte, a cui non fece mai mancare la sua vicinanza negli anni dell’esilio tunisino. Per me è stato un amico sincero ed un compagno di tante battaglie di verità. La sue sferzate e le sue letture mancheranno a tutti noi ed al paese. Ciao Gianni”. Così, Stefania Craxi, Senatore di Forza Italia (FI) e Vicepresidente della Commissione Affari esteri.

Bobo Craxi, figlio di Bettino, ha ricordato così De Michelis: “Un eccellente uomo politico e uomo di Stato, un socialista coerente. Per me è un grande dolore la sua scomparsa”. Ed ha aggiunto: “Uno degli uomini più intelligenti della Prima Repubblica, aveva lungimiranza nella lettura delle vicende politiche, in particolare di natura internazionale. E’ stato, nella vicenda tragica che ha coinvolto il Psi, uno degli uomini più vicini a mio padre”.

“Per me, per tutti quelli della mia generazione, ha proseguito Bobo Craxi, è stato di grandissimo insegnamento. Ha tenuto in mano la bandiera nel momento in cui sembrava non ci fosse più niente da fare, è stato coraggioso, leale e coerente con il vero ideale della sua vita. Mi riempie di tristezza il modo con cui ha finto la sua esistenza, era profondamente segnato dalle vicende degli anni 90 sul piano fisico, ed era un lavoratore infaticabile e questo certo non ha contribuito alla sua salute”.

Alla sua competenza nel campo della geopolitica e all’abilità nel leggere gli scenari internazionali, ha fatto riferimento nel ricordarlo, Margherita Boniver, già parlamentare e ministro e Presidente della Fondazione Bettino Craxi.

“La politica con la scomparsa di Gianni de Michelis, scrive Boniver, perde un protagonista di primo piano della grande stagione delle riforme craxiana. Innovativo e lungimirante ministro del Lavoro e successivamente il più autorevole e creativo ministro degli Esteri che l’Italia ricordi, fu uno dei primi a capire il risveglio del gigante asiatico cinese. Uomo di eccezionale spessore intellettuale, viene ricordato per la sua grande umanità e coerenza politica. Contribuì alla crescita del movimento socialista con una sicura visione delle priorità dell’Italia degli anni ‘80 e rimase vicino a Bettino Craxi anche negli anni dell’esilio tunisino fino alla fine”.

Nel 1990, durante il turno di presidenza del Consiglio europeo affidata all’Italia, insieme a Giulio Andreotti fu protagonista del celebre sgambetto alla “lady di ferro” britannica. Il ricordo di quelle ore è affidato proprio alle sue parole: “Si gettavano in un documento le basi della moneta unica. Margareth Thatcher era assolutamente ostile all’idea e arrivò a Roma con la convinzione che fosse la linea britannica a prevalere. Invece furono tutti d’accordo, escludendola di fatto dalla scelta. I britannici come noto non aderirono all’euro, ma la Thatcher, che chiese fosse messa a verbale la propria contrarietà all’operazione, non perdonò mai a me e ad Andreotti di aver negoziato con Helmut Kohl, costringendola a tornare in patria da sconfitta”.

Sofferto e rabbioso il suo pensiero su ‘Mani Pulite’: “Certi comportamenti la gente li accettava perché voleva evitare che i Cosacchi arrivassero a San Pietro. Ma quando fu chiaro che i Cosacchi non c’erano più, noi avremmo dovuto adeguarci. Io pensai che in un paio di anni avremmo potuto correggere tante cose. Invece non ci fu il tempo perché tutto precipitò molto più rapidamente. L’ombra di Yalta si proiettò oltre Yalta e i postcomunisti ne approfittarono. Visto che non erano capaci di mandarci via col dissenso che i nostri comportamenti avrebbero dovuto o potuto creare, ci fecero fuori un po’ prima e con altri sistemi”.

Sfidò il grigiore dei notabili democristiani con uno stile energico, moderno, a volte chiassoso e provocatorio. Se n’è andato in silenzio, con dignità.