In una conferenza stampa da Downing Street, dove tra le tante cose è stata pure ventilata la possibilità che in Inghilterra i contagi abbiano ormai raggiunto se non superato addirittura le diecimila unità, ad un certo punto Boris Johnson ha gelato gli ascoltatori con una dichiarazione che, dati i suoi forti contenuti, non ha tardato a rimbalzare anche nel resto del mondo: “Abituatevi a perdere i vostri cari”.
Definendo quella da Covid-19 come “la più grande emergenza sanitaria per una generazione”, il premier britannico ha quindi invitato tutti i cittadini che avvertano eventuali sintomi influenzali, anche lievi, di restare a casa per almeno sette giorni, al tempo stesso dichiarando di non voler prendere comunque ulteriori provvedimenti restrittivi come, ad esempio, la chiusura delle scuole. Dopo Johnson, a parlare è stato il consigliere scientifico del governo, Sir Patrick Vallance, che così ha descritto le linee guida per le prossime settimane: 1) allungare i tempi dell’arrivo del picco epidemico, in modo da non sovraccaricare gli ospedali; 2) al contempo cercare di abbassare il picco stesso con misure via via sempre più drastiche.
Vi è, di base, la volontà di salvaguardare una serie di principi cardine del pensiero liberale e conservatore anglosassone, come la libertà di circolazione e la vita quotidiana di coloro che non presentino sintomi, senza quindi seguire “anzitempo” le misure assunte da altri governi, come quello italiano, giudicate troppo precoci e restrittive. Al contrario, dal punto di vista del governo britannico, è bene che la popolazione, nel contrarre il virus, abbia tutto il tempo per sviluppare le giuste difese immunitarie, senza affollare troppo velocemente gli ospedali del paese.
Insomma, secondo Boris Johnson bisogna salvaguardare la “normalità”, reale od apparente che sia, costi quel che costi, in modo non soltanto da non turbare lo stile di vita dei comuni cittadini ma anche dell’economia che da essi, nel bene o nel male, dipende. Anche in questo, è inutile dirlo, si vede un po’ la morale liberal-conservatrice propria del suo schieramento politico e della sua cultura di provenienza. Quando il gioco si fa duro, è l’economia a contare più di tutto il resto, e in una società sempre più individualista va da sé che per garantirne l’incolumità l’individuo per primo debba essere “tranquillizzato” e lasciato in condizioni di “operare”, ovvero di poter continuare a svolgere la propria esistenza “individualistica”. Del resto, sarebbe difficile immaginarci un diverso pensiero, in Inghilterra, dopo gli anni del thatcherismo e quelli successivi del labourismo castigato ed in punta di piedi in salsa blairiana, per certi versi persino più thatcheriano della versione originale marcata Tory, e via dicendo.
Ecco perché, usando espressioni come “immunità del gregge”, Sir Patrick Vallance ha fatto capire, in termini più approfonditi, che la volontà del governo di cui è consigliere scientifico è che i cittadini inglesi si “auto-immunizzino” cercando di appesantire il meno possibile sul sistema sanitario nazionale, plausibilmente arrivando persino ad un 60% di contagi sul totale della popolazione. Tuttavia, numeri alla mano, ciò significherebbe che su un totale di 60 milioni di cittadini almeno 36 milioni potrebbero quantomeno contagiarsi. Considerando un tasso di mortalità collegato al Covid-19 pari a circa il 3%, questo si tradurrebbe in oltre un milione di morti. Una consigliera di Sheffield, Samantha Flower, ha fatto presente come “Già in tempi in normali, il National Health Service operi al limite delle proprie capacità”, non potendo quindi resistere ad eventuali ondate di nuovi malati dovuti ad un’epidemia come questa. Ma, al contempo, ha pure riconosciuto che “Una società si giudica da come tratta le persone più vulnerabili”.
Ed è forse questo il punto che ci sfugge: pochi paragrafi fa, del resto, parlavamo del pensiero politico ed economico, e quindi sociale, proprio di una certa morale anglosassone, di cui Johnson è del resto un perfetto rappresentante. Molto banalmente, secondo una certa morale protestante, se a qualcuno capita una determinata disgrazia, vuol dire che in fin dei conti se l’è voluta o meglio ancora meritata, perché così per lui ha deciso il Signore; e quindi, senza troppi giri di parole, sono “cavoli suoi”. Del pari, se costui ha invece avuto fortuna, anche e soprattutto in termini sociali ed economici, vuol dire che nei suoi confronti c’è una “benevolenza divina”, diversamente da chi, quella stessa fortuna, non l’ha avuta e perciò merita di marcire nella miseria. E così via con tanti altri esempi del genere, che però testimoniano quale sia il tipo di mentalità o di morale con cui si ha a che fare e che è anche alla base del liberalismo politico ed economico di matrice anglosassone con cui ogni giorno, bene o male, ci dobbiamo trovare a dover confrontare. E’ un retaggio che quel pensiero, anche quando si è fatto laico od apparentemente tale, continua comunque a conservare, ben oltre le sue radici.
Proprio perché, nel mondo anglosassone, tale mentalità e tale morale sono ampiamente accettate e sdoganate, e addirittura professate, non ci dobbiamo meravigliare su un Johnson o chi per lui faccia esternazioni che ne sono una totale espressione. Ciò non avviene, invece, nella seconda patria del Protestantesimo, la Germania, che per metà è luterana e che, sotto il cappello dell’Unione Europea, non si è certo finora comportata in modo migliore, né coi suoi cittadini né con quelli degli altri “paesi fratelli”. Lasciando perdere cos’è successo ai greci, già spogliati anche delle mutande ancora in tempi “non sospetti”, si guardi semplicemente al resto dei PIIGS, cominciando da noi italiani: a quanto pare, siamo già al secondo carico di mascherine e materiali sanitari provenienti dalla Cina e destinati al nostro paese che il governo tedesco intercetta e trattiene per sé dopo che erano giunti via nave al porto di Rotterdam. Nel frattempo, in Germania i casi di Covid-19, che crescevano di giorno in giorno, venivano occultati e spacciati per “banali” influenze e polmoniti dall’Agenzia della Salute che pure riportava aumenti percentuali vertiginosi, decisamente sospetti rispetto alle medie degli anni passati.
Anche in Francia, come sappiamo, non è andata molto diversamente, e si cerca di nascondere tutto più che si può pur di poter svolgere “almeno” tranquillamente le elezioni municipali; e lo stesso dicasi per la Spagna, dove l’ottimismo lungamente ostentato ha ben presto dovuto cedere il passo ad un comportamento un po’ più credibile, mentre anche la moglie del primo ministro Sanchez viene isolata per positività al test sul Covid-19 e le frontiere vengono chiuse. Anche se nessuno potrà mai ringraziare Boris Johnson per le parole assurde che ha detto, quantomeno gli si dovrà però riconoscere un merito: quello di aver messo a nudo l’ipocrisia di chi, in Europa continentale, pur comportandosi esattamente come lui, lo nega millantando invece una condotta ben più efficace e solidale che invece non c’è e non c’è mai stata.
Il tasso di mortalità è del 3% perché non vengono fatti abbastanza tamponi. Se al numero dei contagiati sintomatici aggiungessimo anche quelli asintomatici il tasso scenderebbe drasticamente fino ad arrivare in linea con quelli delle influenze stagionali.