
“Questo costruzione reazionaria, l’Unione Europea, si sta muovendo in direzioni sempre più totalitarie e anti-democratiche. Purtroppo, la Zona Euro e l’Unione europea tendono ad annullare ogni traccia di democrazia. Noi invece vogliamo continuare il percorso del NO al referendum fino alla vittoria.” (*)
(Panagiotis Lafazanis, presidente di Unità Popolare)
Questa domenica, i greci chiamati alle urne per eleggere il parlamento per la seconda volta in un anno troveranno sulla scheda elettorale il simbolo di un nuovo partito. E’ Unità Popolare, fondato lo scorso agosto dai fuoriusciti di SYRIZA, contrari al Memorandum, il terzo in cinque anni, firmato il 13 luglio da Alexis Tsipras, vanificando così, di fatto, la dilagante vittoria del NO all’austerità nel referendum da lui stesso indetto il 5 luglio precedente. La mossa di Tsipras è stata vissuta come un vero e proprio voltafaccia tanto dai cittadini presso cui il consenso di Tsipras è crollato vertiginosamente quanto dai dirigenti e dalla base del partito di sinistra che, primo in un Paese dell’Unione Europea, aveva conquistato il governo nazionale con la promessa di fermare l’austerità che ha messo in ginocchio la Grecia. Una promessa che si è infranta dopo mesi e mesi di estenuanti trattative (e temporeggiamenti), che ha ripreso vigore con il referendum e che infine ha dovuto arrendersi (definitivamente?) di fronte a ricatti dei gerarchi europei riuniti nell’ormai famigerata, rediviva dopo i nuovi accordi, Troika. Il muro europeo è stato inflessibile, sebbene fosse diviso al suo interno tra presunti “falchi” (Germania e BCE) e presunte “colombe” (il FMI – per calcolo geopolitico di obbedienza statunitense – e Paesi come Francia, Italia e Cipro), ma anche il Primo Ministro greco, dopo aver sapientemente condotto la partita fino al referendum del 5 luglio, non ha avuto la stoffa necessaria per attuare quel Piano B invocato da tante parti per non ricadere nel circolo vizioso dei Memorandum capestro e delle misure economiche eterodirette da Bruxelles e Francoforte. Anzi, il Ministro delle Finanze Yanis Varoufakis si è fatto da parte proprio per l’intransigenza dimostrata da Tsipras convinto di poter tenere testa al tavolo delle trattative. Si consideri che il Piano B di Varoufakis non era l’uscita dall’euro ma l’immissione dei “pagherò” che avrebbero tagliato il valore dei bond greci acquistati dalla BCE e ridotto il debito, oltre ad essere usati come mezzi di scambio per la popolazione. Ma Tsipras, che a torto è stato tacciato di essere un cavallo di Troia anti-europeista, ha preferito accettare un nuovo Memorandum, che visti gli esiti, avrebbe potuto essere firmato dal partito di centro-destra Nuova Democrazia o da un PASOK “qualunque”, come era in effetti stato per i due precedenti accordi. 14 aeroporti sono stati privatizzati e venduti ad un’azienda tedesca, torna la Troika ad Atene per vigilare sul buon andamento delle riforme e la fiducia nella politica è di nuovo crollata, dopo che a gennaio (e di nuovo a luglio con il referendum) SYRIZA aveva animato un po’ tutti, non solo a sinistra. E dunque, abbandonato dall’ala di “estrema sinistra” del partito, Tsipras non ha potuto fare altro che dimettersi e indire nuove elezioni per il 20 settembre, con lo spettro di perderle, essendo passata SYRIZA dal 45% dei sondaggi estivi all’attuale 25%, in perfetta parità con i conservatori di Nuova Democrazia. Al terzo posto nei sondaggi c’è Alba Dorata. La novità di questa campagna elettorale scialba e sfiduciata è il nuovo partito nato dalla scissione di SYRIZA: Unità Popolare (il cui nome richiama la coalizione con cui Salvador Allende, nel 1970, fu eletto presidente del Cile), si presenta come il difensore del NO tradito al referendum. Il partito non esclude, e anzi auspica, l’uscita della Grecia dall’Eurozona, il ritorno alla Dracma e una politica di sviluppo industriale tesa a rendere efficace il ritorno alla moneta nazionale. Per il presidente del partito Panagiotis Lafazanis, “Questo paese avrà un futuro se noi, tutti insieme, romperemo con il neo-colonialismo e se entreremo in un nuovo percorso sovrano e indipendente che porti ad una ricostruzione progressiva delle basi produttive, dell’economia e della società – senza misure di austerità, con sufficiente liquidità e con una profonda cancellazione del debito.” I cardini del programma sono dunque l’uscita dall’euro e dalla NATO, il rifiuto del debito estero, la nazionalizzazione delle banche e dei settori strategici, la collaborazione con i Paesi BRICS, la rottura dell’alleanza militare con Israele e un confronto diplomatico con la Turchia (contro cui è indirizzato l’accordo con Tel Aviv) su questione come quella di Cipro e della relativa occupazione turca nel Nord dell’isola. Fondatore e presidente di Unità Popolare è Panagiotis Lafazanis, l’ex Ministro della Ricostruzione Produttiva, dell’Ambiente e dell’Energia nel Governo Tsipras. È stato rimosso in seguito al rimpasto dovuto alla crisi di governo di luglio, dopo essersi astenuto sull’approvazione delle nuove misure di austerità. Lafazanis ha militato fino al 1992 nel Partito Comunista Greco (KKE), per poi aderire alla coalizione di partiti che in seguito sarebbe diventata SYRIZA. E’ considerato un comunista “vecchio stampo” dichiaratamente favorevole all’uscita dall’euro, arrivandosi a scontrare con Tsipras per questo e a fondare, insieme ad altri 25 deputati, Unità Popolare, cui hanno aderito soprattutto gli esponenti della Piattaforma di Sinistra, la corrente guidata da Lafazanis, e la presidente del Parlamento Zoe Konstantopoulou. Questo gli ha permesso di richiedere, in qualità di terzo gruppo parlamentare, l’incarico di formare un nuovo governo, ad agosto. L’ala giovanile di SYRIZA, invece, non ha lasciato il partito ma ha deciso di non fare campagna elettorale per Tsipras. Numerose sono state le defezioni tra gli iscritti e i dirigenti, a partire dal segretario nazionale del partito. Annunciate sono state anche le dimissioni di Manolis Glezos, il mitico partigiano simbolo della Resistenza durante la Seconda guerra mondiale, chedopo essersi appellato alla leadership di Tsipras affinchè “rinsavisca”, ha aderito a Unità Popolare con cui è candidato. Anche il compositore Mikis Theodorakis ha scritto una lettera a Panagiotis Lafazanis invitandolo a creare un fronte di resistenza del popolo greco per riconquistare l’indipendenza nazionale. Lafazanis si è battuto contro le sanzioni euro-atlantiche contro la Russia: “Le sanzioni sono una strada verso il nulla … La Grecia non ha nessun interesse nell’imporre sanzioni alla Russia. Le sanzioni sono una pessima politica, che deteriora seriamente le relazioni tra Europa e Russia, minacciando la pace e la stabilità in Europa. SYRIZA vuole buone relazioni con la Russia, il nostro governo aumenterà la cooperazione e la porterà a un livello sempre più alto. Assolutamente niente separa il popolo greco e il popolo russo, la Grecia e la Russia non hanno problemi che ci possono dividere.” Lafazanis descrive l’Unione Europa come una dittatura totalitaria, l’euro come un travestimento del marco, per cui ha messo in guardia la sinistra dall’adorare la moneta come un “feticcio”: “La moneta è uno strumento e un mezzo per realizzare un programma progressivo per raddrizzare il Paese. Se nella zona euro si potesse attuare questo programma, non avremmo alcun problema. Purtroppo, però, l’Eurozona si è trasformata in una prigione economica tedesca, che disintegra e dissolve le società, in particolare nei Paesi più deboli.” (*)
Unità Popolare, che i sondaggi danno incostantemente tra il 3% e il 9%, in alcuni casi terzo partito, sta attraendo numerosi giovani e sta cercando di spiegare il nesso inestricabile che c’è tra l’austerità e l’euro. Il progetto di Lafazanis si pone come una “terza via” tra il moderatismo europeista di Tsipras e il dogmatismo del KKE, cui Lafazanis ha teso più volte la mano per la costituzione di una grande alleanza anti-austerità ed anti-euro, aperta a tutti coloro che condividono, ottenendo però un netto rifiuto. Il KKE potrebbe ottenere secondo i sondaggi il 5-6% ma la sua linea settaria gli preclude di stringere alleanze. In queste settimane il KKE (che già al referendum non votò né SI né NO, cercando di far inserire una terza opzione) sta attaccando duramente Unità Popolare accusandoli di voler tornare alla Grecia capitalista con la Dracma. Lafazanis ribatte che “la moneta è uno strumento. Si tratta di un prerequisito. È un mezzo per poter attuare lo sviluppo del programma, non è fine a se stesso. La valuta nazionale sarà l’occasione, prima di tutto, di avere una forte liquidità nell’economia. Tutte le economie del mondo si basano su una valuta nazionale per fornire liquidità e stimolare l’attività economica. La Grecia non ha questa possibilità, dal momento che la politica monetaria del Paese viene decisa a Francoforte.” (*) Perciò il ritorno alla moneta nazionale è un passo fondamentale per riprendere anche le fila del discorso sul socialismo, secondo Unità Popolare. Lafazanis e i suoi, infatti, subito dopo la disfatta di Tsipras al tavolo delle trattative, sono stati accusati di aver tramato niente poco di meno che un “colpo di Stato” per impossessarsi delle riserve monetarie strategiche della Banca di Grecia per portare il Paese a una transizione verso la Dracma, fatta di nuovo stampare dalla Zecca di Stato. Tra i piani di questo presunto golpe ci sarebbe stato anche la ricerca del sostegno della Russia di Vladimir Putin: Lafazanis, infatti, è anche l’uomo che da ministro ha curato i rapporti con Mosca e in particolare con Gazprom per la costruzione del gasdotto “Turkish Stream” – passante, appunto, per la Turchia, ed in cui è coinvolta anche l’Italia – esplicitamente avversato dagli Stati Uniti; i negoziati e i lavori infatti sono stati congelati dopo le pressioni di Washington. Il piano del “golpe” è stato rivelato dal Financial Times: se anche questa riunione vi fosse stata, dettata legittimamente dalla disperazione per il tradimento di Tsipras, permettiamoci però di dubitare e di credere che almeno in parte ci sia sotto la solita propaganda allarmista dei media difensori dello “status quo”. Di sicuro c’è che Lafazanis ha girato un nuovo spot elettorale in cui, salendo su un taxi, chiede deciso di essere portato alla Zecca di Stato.
(*) Le dichiarazioni di Panagiotis Lafazanis sono tratte dal sito Internet Iskra.gr, il sito ufficiale della corrente di SYRIZA Piattaforma di Sinistra ora confluita in Unità Popolare