Il governo nella figura del Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda ha firmato ieri l’accordo con i vertici di Embraco e della Whirlpool.
Durante l’incontro con i sindacati, racconta Repubblica, il ministro del governo ha informato i rappresentanti dei lavoratori che i licenziamenti saranno congelati per otto mesi, garantendo lo stipendio pieno ai lavoratori dell’azienda brasiliana fino alla conclusione dell’anno.
La parola chiave nella vicenda Embraco è stata reindustrializzazione, ovvero in nove mesi il governo conta di trovare attraverso Invitalia una nuova collocazione per gli stabilimenti di Riva di Chieri, per attrarre nuovi investitori. In soldoni però si tratta di nient’altro che di ritardare il problema di 500 famiglie che presto perderanno il lavoro, ricordando tuttavia che i lavoratori già licenziati a novembre non verranno reintegrati, come ricorda anche Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil.
A pochi giorni dalle elezioni il governo uscente a marchio PD non poteva permettersi di fare la figura di chi esce dal confronto con le multinazionali sconfitto, ma sebbene fa senz’altro piacere che 500 famiglie avranno ancora lo stipendio per l’intero anno 2018, è evidente che si tratta di un’altra marchetta elettorale, che non risolverà il problema, ma passerà la patata bollente al prossimo governo.
Una vittoria di Pirro anche per i sindacati che si assumono il merito di aver ottenuto il congelamento, ma è chiaro ormai che il potere in Italia dei sindacati è pari allo zero. L’ex sindacalista Cremaschi candidato alle politiche con Potere al Popolo ha espresso la propria contrarietà all’accordo: “Oggi nei cancelli dell’Embraco ho provato disgusto. Si, disgusto è la parola giusta per un mondo politico e sindacale che è capace solo di scaricare sugli operai i ricatti che le imprese fanno al lavoro ed al paese” ha dichiarato a L’Antidiplomatico.
Sui social network Cremaschi ha inoltre denunciato come in realtà pur non avendo il governo accettato il part-rime richiesto dall’azienda, ci saranno forme di flessibilità: “Il lavoro residuo si farà con la flessibilità dei lavoratori, l’azienda chiedeva il part time, si usa un’altra parola ma alla fine sarà lo stesso.
La domanda sorge spontanea. Perché non si è aspettato il 25 marzo tentando di fare un accordo migliore? Perché si é voluto farlo proprio alla vigilia del voto? La risposta è persino ovvia vista la propaganda in atto per il “coraggioso” Calenda. Che durerà poco, fino a quando si scopriranno le porcate dell’accordo, ma il tempo necessario a passare il voto.
Ora i lavoratori dell’Embraco saranno di fronte al solito ricatto. O dicono no alla chiusura della loro fabbrica, e rischiano di essere licenziati subito, o l’accettano e saranno tutti in mezzo ad una strada tra 8 mesi. Io condivido la rabbia di chi più ha lottato e spero che trovi la forza di continuare a lottare. Il nostro sostegno non basta, ma ci sarà. Certo viene davvero il disgusto per un mondo politico e sindacale che è capace solo di scaricare sugli operai i ricatti che le imprese fanno al lavoro ed al paese. Vergogna.”
L'ACCORDO EMBRACO CHIUDE DEFINITIVAMENTE LA FABBRICA ..È UNA PORCATA PREELETTORALEIl verbale di accordo sull'Embraco…
Posted by Giorgio Cremaschi on Friday, March 2, 2018
L’ex sindacalista ha mostrato i documenti originali dell’accordo che mostra come l’azienda ad ogni modo verrà definitivamente chiusa.
Come abbiamo già ricordato qualche giorno fa a proposito di Calenda, qualsiasi soluzione presa dal governo resta nell’alveo delle ricette ordoliberiste dell’Europa. Le aziende non possono essere rilevate, cioè nazionalizzate dallo Stato, nonostante sia previsto dalla nostra costituzione, perché è vietato dall’Unione Europea. Peccato che queste regole europee siano quasi esclusivamente i governi italiani a rispettarli.
Men che mai viene messo in discussione lo status dell’economia italiana, che a causa delle politiche di austerity e di dumping salariale causate dalla moneta unica e dell’unione commerciale spinge prima le grandi multinazionali a monopolizzare il mercato a scapito delle nostre piccole e medie imprese, riuscendo ad ottenere sempre di più sul piano dell’arretramento dei diritti, poi scappano via, dove possono ottenere un costo del lavoro ancora minore di quello vigente in Italia.
L’ultima pres in giro del governo Gentiloni/Renzi …come si puo’ ancora spacciar queste cose a lavoratori che perderanno sicuramente quel laqvoro e si troveraqnno in mezzo aqd una strada? Che vergogna … che schifo