Dall’8 al 10 Febbraio 1990, dopo un anno di preparativi in cui aveva segretamente schierato le proprie forze nel Semhar, il Fronte Popolare di Liberazione Eritreo (FPLE) scatenò l’Operazione Fenkil, che portò alla liberazione della città di Massawa, sottratta così alla dura tirannide del DERG etiopico e del suo dittatore Menghistu Haile Mariam.

Si trattava di un capitolo fondamentale nella Guerra di Liberazione iniziata nel 1961 e che già nel 1977 aveva visto gran parte del territorio eritreo nelle mani dei combattenti eritrei, con la sola eccezione di città come il capoluogo Asmara, insieme ad Assab e Massawa e ai centri di Addì Keyeth e Barentù, dove il regime del DERG coadiuvato dai sovietici e dai cubani aveva concentrato il grosso delle proprie forze. Il fallimento dell’Operazione Stella Rossa voluta proprio in quel periodo da Menghistu col supporto della la marina sovietica dal mare e dei consiglieri militari cubani sul terreno, del resto, aveva già aperto la strada a questo ineluttabile risultato.

Quell’8 Febbraio di 31 anni fa il FPLE scatenò dunque l’offensiva su un fronte di duecento chilometri, scendendo dalle aree pianeggianti del Semhar per concentrarsi inizialmente sull’asse Asmara-Massawa, in modo tale da dividere e sbaragliare il nemico, e quindi su Massawa, che a quel punto poteva essere raggiunta con maggior sicurezza e garanzia del risultato. Dal mare l’attacco venne invece condotto utilizzando imbarcazioni piccole e veloci, tali da creare analogamente confusione nella marina etiopica e da aggirarla con facilità. Dopo tre giorni di combattimenti, Massawa risultò così definitivamente liberata.

Questo fondamentale capitolo nella storia della Guerra di Liberazione portò di fatto alla liberazione dell’Eritrea dal dominio del DERG e di Menghistu, che però reagirono duramente, con intensi bombardamenti da parte dell’aviazione militare etiopica su Massawa in cui vennero abbondantemente impiegate anche le bombe a grappolo e il napalm. Morirono centinaia di civili, oltre agli enormi danni strutturali che andavano dai magazzini crollati ed andati in fiamme alle strutture portuali, già precedentemente danneggiate, che subirono un ulteriore collasso.

Questo episodio rafforzò da una parte la coscienza nazionale eritrea e dall’altra accelerò la crisi del DERG, dove già da tempo i continui insuccessi creavano continue divisioni e lotte interne, spesso risolte anche in modo sanguinario. Per la prima volta nella loro storia, infatti, il DERG e Menghistu ammisero la sconfitta: di lì a breve, un anno dopo, sarebbero semplicemente finiti entrambi nell’immondezzaio della storia.

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