Il Presidente eritreo Isaias Afewerki e il Presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud all'aeroporto internazionale di Asmara.

Del grande legame fra Eritrea e Somalia si può parlare risalendo fino ai tempi più remoti, quando il Mar Rosso e le coste dell’Oceano Indiano erano già rotte trafficate da mercanti ed esploratori dediti al piccolo cabotaggio, a tacer di quelle di terra, percorse da carovane e non solo. Si risale come minimo alla leggendaria “Terra di Punt”, oggi identificata soprattutto nell’odierno Stato somalo del Puntland, ma in passato riferibile a tutto il territorio del Mar Rosso ed oltre, dunque Eritrea compresa. Quella regione fornì i preziosi necessari al leggendario Tempio dell’ebraico Re Salomone, così come a quelli edificati dall’egizia Regina Hatshepsut: entrambi i sovrani s’avvalsero, in particolare, dei navigatori fenici, che a quel tempo erano già abili navigatori in grado di fornire le loro flotte alle grandi entità statali che in cambio assicuravano loro protezione territoriale in patria. Ma lo stesso, naturalmente, valeva anche per greci ed altri; il Mar Rosso, dunque, già a quel tempo non era certo una realtà molto differente dal più che solcato Mediterraneo, e ne ripeteva esattamente la stessa natura di “ponte” fra differenti culture, dedite il più delle volte a scambi fruttuosi e reciproci.

Quel legame, naturalmente, s’è mantenuto sempre nel tempo: tante dominazioni e civiltà si sono succedute, dai Sabei a confermare un altro grande e storico rapporto, quello con le fiorenti civilizzazioni yemenite, ai regni come quello di D’mt fino alle città Stato pre-axumite fino all’Impero di Axum vero e proprio, a sottolineare invece in quest’altro caso la fondamentale correlazione col retroterra etiopico. Insomma, pensare che il Corno d’Africa, la Penisola Arabica e il Mar Rosso siano mondi separati fra loro e al loro interno da misteriosi invisibili muri è semplicemente fuori luogo. Questo, bene o male, vale anche per le successive presenze arabe ed ottomane, che hanno ulteriormente portato nuovi contributi a buona parte della regione, dando ulteriori personalizzazioni a certe sue aree soprattutto più costiere, ma non solo. Così, del resto, è stato anche per la successiva presenza italiana, durata decenni con un’impronta tuttora facilmente avvertibile. Insomma, tanti mondi che si sono parlati e conosciuti fra loro; e non è poco.

Si narrava proprio delle ultime presenze: arabi ed egiziani, turchi ottomani ed infine italiani, quando in un modo e quando nell’altro riuscirono ad accorpare amministrativamente e culturalmente, in modo progressivo, l’ampia regione. Non mancavano, com’è noto, nemmeno altri, ad esempio francesi ed inglesi. Le vicende della Seconda Guerra Mondiale pesarono drammaticamente sulle sorti di tutte queste regioni, così come il successivo lascito non sempre di vera e propria pace. L’Eritrea divenne appannaggio dell’Impero Etiopico guidato dal Negus Haile Selassie, per poi ribellarvisi a partire dal 1961; mentre la Somalia inglese, nota come Somaliland, assorbì quella italiana per poi conoscere, dopo duri problemi interni, un periodo d’amministrazione fiduciaria nuovamente italiana, fra il 1950 ed il 1960.

Nel 1960, dunque, la Somalia diveniva una nazione indipendente, alla pari di molte altre del Continente Africano, mentre la sorella Eritrea ancora era in lotta per veder rispettate le proprie più che legittime rivendicazioni. Vi fu una prima guerra tra Somalia ed Etiopia negli Anni ’60, relativa alla regione somala e musulmana dell’Ogaden che la prima aveva assegnato alla seconda in cambio di garanzie interne che il Negus non volle poi rispettare; poi, negli Anni ’70, ne scoppiò un’altra sempre per le medesime ragioni. In Somalia, già dal ’69, si era insediato Siad Barre, che aveva avviato un governo socialista e progressista; nel ’74, invece, in Etiopia il Negus era stato detronizzato e sostituito dal DERG, giunta militare che nel ’77, emersa la figura di Menghistu Haile Mariam, non aveva tardato a dichiarare una linea comunista e filosovietica ricevendo dall’URSS e da molti suoi alleati importanti aiuti proprio per combattere sia contro i somali che contro gli eritrei.

Né somali né eritrei avevano alcunché contro gli etiopici, esattamente come provato dal loro rapporto odierno di rinnovata fratellanza: erano stati semplicemente messi contro da dinamiche ben più grandi di loro, di grandi potenze che giocavano letteralmente “a biliardo” con la vita di altri popoli. Molti etiopici, mandati allo sbaraglio da Menghistu contro i combattenti del FPLE eritreo, possono testimoniare come proprio gli eritrei, quando li catturavano, li rifocillavano e medicavano esattamente come avrebbero fatto coi loro stessi compagni di lotta: le donne eritree, in particolare, furono con loro come mamme e sorelle, e gli uomini non esitarono poi a riaccompagnarli oltre il fronte, non appena la situazione lo rendeva possibile. Quel passaparola, che iniziò a circolare nell’armata di Menghistu così come nella popolazione civile etiopica, contribuì non poco ad indebolire il potere del “Negus rosso”, come del resto la fiducia dei suoi alleati più diretti, ad esempio i cubani. I miliardi di dollari di assistenza militare forniti dai sovietici, davanti a tutto ciò, perdevano così molto del loro valore.

Tuttavia, se somali ed eritrei si trovavano a combattere due guerre “in parallelo”, è anche vero che vi era un fondamentale aiuto reciproco che è rimasto nella storia, aggiungendosi a tutti quelli precedenti. Se non fosse stato per i consolati e per le ambasciate somale che rilasciavano visti e passaporti ai cittadini eritrei come se fossero stati cittadini somali, per potersi poi spostare altrove in cerca di cure e di aiuti, la Guerra di Liberazione Eritrea senza dubbio sarebbe stata ben più difficile. Grazie a quel disinteressato aiuto fornito allora dalla Somalia, gli eritrei potevano dunque andare in Europa o in Nord America a raccogliere fondi, a ricevere cure negli ospedali, a rivedere il resto della loro Comunità all’estero ovvero “Diaspora” che nel frattempo si era sempre più infittita per numero proprio per tutte le avversità storiche e belliche sin qui raccontate. Di quel gesto, gratuitamente offerto dalla sorella Somalia, tutti gli eritrei sono rimasti ben memori, serbandone un profondo debito di riconoscenza e di gratitudine.

Ecco perché, quando nel 1991 l’Eritrea diveniva indipendente mentre la Somalia precipitava nel caos, ad Asmara ci si è sempre preoccupati delle gravi difficoltà scontate dal paese fratello. L’Eritrea, solo per aver ricordato che nessuna potenza o potere straniero dovevano ingerire nelle sorti della Somalia, lasciando dunque che le varie fazioni somali dialogassero in pace fra loro ritrovando così la strada per ricostruire un paese unito, ha subito le pesanti sanzioni del 2007 e 2009. Tali sanzioni, del resto, vedevano soprattutto la “farina del sacco” delle Amministrazioni USA del periodo, così come dell’allora governo etiopico del TPLF che sostenevano, ed addirittura insinuavano che l’Eritrea fosse la mandante dei fondamentalisti islamici di al-Shabaab. Per un paese come l’Eritrea, che fu addirittura il primo a sconfiggere i terroristi di al-Qaeda quando dal Sudan tentarono d’infiltrarsi nel suo territorio, tale accusa rappresentava non solo un paradosso ma ancor più un’infamia. Anche questo, del resto, non lasciò indifferenti i somali, che al pari degli eritrei del resto subivano pure la pressione del TPLF, che aveva attaccato l’Eritrea con la dura guerra del 1998-2000, ma non contento nel 2006, e sempre su mandato occidentale aveva pure invaso la stessa Somalia. Insomma, anche l’avversità al TPLF, che ha dato problemi a tutti, rappresenta un ulteriore motivo di solidarietà collettiva tra eritrei, somali ed etiopici.

Dall’8 al 12 luglio il nuovo Presidente somalo, Hassan Sheikh Mohamud, muovendosi sulla stessa linea del precedessore Mohammed Abdullahi Mohammed Farmajo, ha trascorso quattro fruttuosi giorni ad Asmara, incontrandosi col Presidente eritreo, Isaias Afewerki. Insieme, i due hanno confermato e rilanciato i profondi legami di collaborazione e sinergia fra i loro paesi, e visitato in lungo e in largo l’Eritrea per perlustrare molti degli impianti produttivi, fattorie, allevamenti, bacini idrici, ecc, costruiti in questi trent’anni d’Indipendenza: un patrimonio prezioso, da cui i governanti della Somalia finalmente riunitasi vogliono oggi trarre ispirazione per poter fare altrettanto anche in casa propria. Inoltre, hanno anche visitato e passato in rassegna i reparti del nuovo Esercito Nazionale Somalo, che proprio in Eritrea ha ricevuto tre anni di prezioso addestramento essenziale per garantire il mantenimento del nuovo e ritrovato Stato unitario.

Il Presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud, accompagnato dal Presidente eritreo Isaias Afewerki, visita le truppe dell’Esercito Nazionale Somalo che hanno ricevuto da parte dei militari eritrei tre anni di prezioso addestramento in Eritrea.

Prima della partenza da Asmara, avvenuta nel tardo mattino del 12, i due Presidenti hanno firmato il Memorandum d’Intesa riguardante proprio la collaborazione su più campi, dalla sanità alla sicurezza, dagli investimenti all’integrazione regionale, dalle rispettive Diaspore ai reciproci e storici legami culturali; a riprova che le due nazioni, come tutte quelle del Corno d’Africa, sono forse non soltanto semplici sorelle, ma prima ancora parti integranti e complementari di una comune e grande anima.

3 COMMENTI

  1. Caro dottore,dobbiamo essere rispettosi verso i padri, gli zii e i nonni eritrei soldati del Regio Esercito Italiano. Pensiamo forse che non sapessero quello che facevano? Lo sapevano benissimo! Si può dire che ogni famiglia eritrea ha avuto un soldato nel Regio Esercito. Tutti i soldati eritrei avevano i loro buoni motivi per arruolarsi ( ed è comunque dentro quei battaglioni che nasce il sentimento della Nazione Eritrea); con grande lealtà hanno seguito la bandiera italiana per 50 anni, anche nelle avversità come a Keren; noi non possiamo giudicarli, possiamo solo cercare di capire il loro mondo . Era anche il mondo della 10a etnia, quella italiana,poi scomparsa da quei luoghi ma mantenendo nel cuore quella terra e quelle genti .

  2. Com Eritreo ,
    Con il passaporto somalo ho studiato Medicina a Città Studi di Milano
    Purtroppo mio Nonno come Ascaro sie è sacrificato in Libia per L Italia
    Mio padre e mio zio come Ascari hanno occupato L Etiopia per L Italia

    • Caro dottore,dobbiamo essere rispettosi verso i nonni eritrei soldati del Regio Esercito Italiano. Pensiamo forse che non sapessero quello che facevano? Lo sapevano benissimo! Si può dire che ogni famiglia eritrea ha avuto un soldato nel Regio Esercito. Tutti i soldati eritrei avevano i loro buoni motivi per arruolarsi ( ed è comunque dentro quei battaglioni che nasce il sentimento della Nazione Eritrea); noi non possiamo giudicarli, possiamo solo cercare di capire il loro mondo . Era anche il mondo della 10a etnia, quella italiana,poi scomparsa da quei luoghi ma mantenendo nel cuore quella terra e quelle genti .

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