Uno dei segni più tangibili del lungo stato di “né guerra né pace” che ha caratterizzato i rapporti tra Etiopia ed Eritrea dal 2000 fino a quest’anno è certamente stata la presenza delle rispettive truppe lungo il confine, in particolare intorno alla città di Badme. Le truppe etiopiche, infatti, avevano continuato ad occupare le aree frontaliere che la Commissione Internazionale aveva riconosciuto come soggette alla sovranità eritrea, rifiutandosi quindi di restituirle. Il governo etiopico guidato dal Fronte Popolare di Liberazione del Tigray, rimasto al potere fino a pochi mesi fa, dal canto suo oltre a rifiutare il verdetto di quella Commissione aveva anche disconosciuto i termini della pace del 2000, ovvero gli Accordi di Algeri.
Tutto ciò è cambiato molto rapidamente con l’arrivo al governo del giovane Abiy Ahmed in Etiopia, che subito ha iniziato a smantellare la politica dei suoi predecessori. Così lo scorso 11 settembre Abiy Ahmed ed il presidente eritreo Isaias Afewerki si sono incontrati al confine, per presenziare al ritiro congiunto delle truppe dei loro paesi dalla zona di confine. Da questo momento, pertanto, quel confine è tornato ad essere zona di pace, non solo in termini ufficiali ma anche pratici.
La soddisfazione di entrambi i governi è palpabile. La riapertura del confine permetterà di riavviare i commerci e soprattutto i contatti fra famiglie che erano rimaste divise ed impossibilitate nel ricongiungersi o frequentarsi. Dal 9 luglio, quando i due paesi si sono finalmente riuniti insieme, tutto ha cominciato a procedere davvero molto velocemente: le ambasciate sono state riaperte, le linee telefoniche hanno ripreso a funzionare e sono stati riavviati i voli, addirittura con la decisione di procedere anche ad una fusione fra le due rispettive compagnie aeree di bandiera. Inoltre è stato deciso di condividere insieme le infrastrutture, in modo da riprendere il processo d’integrazione regionale che la guerra aveva fermato per troppi anni, e ciò s’è tradotto in primo luogo nella possibilità per l’Etiopia d’accedere agli importanti porti dell’Eritrea.
L’11 settembre non è un giorno casuale per i due paesi: in questa data, infatti, ha inizio il calendario copto, noto anche come alessandrino e derivato dall’antico calendario egizio. Questo calendario, usato dalla Chiesa Cristiana Copta nata nell’antico Impero di Axum, la cui estensione al massimo fulgore comprendeva tanto l’Etiopia quanto l’Eritrea e dove pacificamente s’inserì il Cristianesimo acquisendo poi fisionomie proprie e peculiari, è chiaramente in uso presso le chiese copte dell’Egitto e del Corno d’Africa.
Insomma, non ci poteva essere un avvenimento migliore della pace per festeggiare alla grande questo Capodanno!