Nelle giornate tra il 23 ed il 25 Aprile 1993 si tenne in tutta l’Eritrea un importante e storico referendum, sotto stretto monitoraggio internazionale, che avrebbe dovuto certificare l’effettiva volontà del popolo eritreo ad ottenere l’indipendenza dall’Etiopia dopo la vittoria ottenuta dal FPLE (Fronte Popolare di Liberazione Eritreo) contro le truppe di Menghistu Haile Mariam, tanto eclatante da averne addirittura provocato la caduta.
Certo, il sostegno popolare al FPLE era più che chiaro: quella Guerra di Liberazione, infatti, s’era svolta per ben trent’anni, dal 1961 al 1991, e difficilmente ciò sarebbe potuto avvenire senza poter contare su un’ampia, costante e diffusa partecipazione della popolazione civile. Prima ancora che dal ben più progressista e rivoluzionario FPLE, apparso negli Anni ’70, la lotta era stata condotta dal FLE (Fronte di Liberazione Eritreo), ad un certo punto accantonato a causa di retaggi ideologici e culturali che lo rendevano meno efficace nel gestire un’effettiva situazione non soltanto di guerriglia ma oltretutto pure rivoluzionaria. Fatto sta che quella guerra trentennale era stata svolta contro ben due regimi, prima quello imperiale del Negus Haile Selassie, sostenuto dagli angloamericani, e poi da quello del DERG di Menghistu Haile Mariam, sostenuto dall’URSS e anche da vari paesi allora inseriti nel quadro dei Non Allineati. Malgrado tutto ciò, era stata vinta, e persino contro ogni scommessa che si sarebbe potuta fare in quel “Nord del Mondo” dove secondo un certo Kissinger si decideva e si faceva la storia (sic!, chissà se oggi la penserà ancora allo stesso modo).
Dopo la vittoria militare era dunque necessaria anche una vittoria politica e giuridica, che mettesse in chiaro l’importanza, la validità e l’irrevocabilità della prima. La comunità internazionale andava quindi richiamata alle proprie responsabilità, e fu proprio ciò che fece il Segretario del FPLE e Capo del Governo Provvisorio Eritreo (PGE) sorto dal 1991, Isaias Afewerki, chiedendo all’ONU un appoggio nel “condurre un libero e giusto referendum per l’autodeterminazione eritrea”. Il Governo Provvisorio Eritreo istituì pertanto una Commissione Referendaria ed emanò un documento, la Proclamazione sulla Cittadinanza Eritrea (Legge 21/1993), che stabiliva la cittadinanza eritrea come requisito essenziale per la partecipazione al referendum. Tra i vari criteri adottati per garantire la massima trasparenza, venne pure organizzato un’allora ancora davvero futuristico sistema di registrazione computerizzato.
Nel mentre l’ONU, attraverso la sua Assemblea Generale, autorizzò il Segretario Generale ad istituire la UNOVER, Missione di Osservatori della Nazioni Unite per Verificare il Referendum in Eritrea (Risoluzione UNGA 47/114 del 16 Dicembre 1992), che nel Gennaio 1993 giunse nel paese aprendo propri uffici ad Asmara, Adi Keih, Mendefera e Cheren. Inoltre l’ONU avrebbe fornito un determinante appoggio per tutti gli aspetti tecnici riguardanti la registrazione al voto, il suo monitoraggio e conteggio, oltre a spiegarne alla popolazione le procedure e i criteri di trasparenza, l’importanza del diritto di voto e di parteciparvi così come quella del ruolo degli osservatori internazionali.
Il referendum fu subito caratterizzato, ancor prima del suo inizio, dal grande entusiasmo generale di tutta la popolazione, a testimonianza di quanto sentiti fossero il desiderio e l’orgoglio di certificare definitivamente la propria Indipendenza, e coinvolse non soltanto gli eritrei residenti in patria, compresi quelli delle aree più remote, ma anche quelli della Diaspora all’estero, di fatto numericamente pari e distribuiti in più di 40 paesi dall’Etiopia al Sudan, dagli USA al Canada, dall’Europa al Medio Oriente, raggiungendo il ragguardevole numero di 1,1 milioni d’iscritti. Il risultato, certificato dagli osservatori internazionali UNOVER, fu sbalorditivo: ben il 98,1% dei votanti si dichiarò infatti favorevole all’Indipendenza del proprio paese, ampiamente superando così la media solitamente oscillante tra l’80 e l’83% d’altre analoghe consultazioni per l’autodeterminazione nazionale precedentemente tenutesi in altri paesi.
Due giorni dopo, il 27 Aprile 1993, quando tutti i conteggi e le verifiche erano ormai stati compiuti, Isaias Afewerki, ben presto destinato ad assumere la Presidenza del paese, annunciò che “da oggi l’Eritrea è uno Stato sovrano”. Alcune settimane dopo, il 24 Maggio 1993, ci sarebbe stata la proclamazione dell’Indipendenza, data fortemente simbolica anche perché già il 24 Maggio 1991 le truppe del FPLE avevano assunto il controllo di Asmara liberandola dalle ultime presenze militari etiopiche del DERG. Quindi, il successivo 28 Maggio 1993, l’Eritrea sarebbe stata ammessa all’ONU come suo 182esimo membro, nonché come l’allora più giovane Stato africano, con la Risoluzione 47/230 adottata dall’Assemblea Generale. Allo stesso tempo, il paese sarebbe divenuto membro anche dell’OUA (Organizzazione per l’Unità Africana, oggi UA, Unione Africana), dell’IGADD (Autorità Intergovernativa per la Siccità e lo Sviluppo, dal 1996 divenuta semplicemente IGAD, Autorità Intergovernativa per lo Sviluppo) ed osservatore presso la Lega Araba.