Questo articolo è il primo appuntamento di un lungo viaggio nell’evoluzione del gioco del calcio dall’epoca dei pionieri ai giorni nostri. In questa primissima puntata affronteremo le prime rudimentali tattiche di gioco che furono sviluppate in Gran Bretagna nella seconda parte dell’Ottocento: l’1-1-8 inglese, il 2-2-6 di marca scozzese e la Piramide, il primo vero schieramento tattico funzionale ed organizzato della storia del calcio.
L’1-1-8 (dal 1863 al 1875 circa):
Il primissimo modulo della storia del calcio seguiva questa strana sequenza numerica 1-1-8, gli unici due difensori erano disposti in verticale mentre gli otto attaccanti giocavano rigorosamente in linea. L’unico obiettivo di questa tattica di gioco primordiale era quello di segnare attraverso il cosiddetto kick and rush (calcia e corri) cioè un gioco fatto di dribbling e continui lanci lunghi praticato dalle squadre inglesi.
Il 2-2-6 (dal 1871 al 1885 circa):
Gli scozzesi negli anni Settanta dell’Ottocento portarono le prime, rudimentali modifiche tattiche al gioco del calcio ideando una sorta di 2-2-6 che meglio si adattava al cosiddetto passing game, cioè un gioco più corto e razionale dove la palla doveva essere calciata rigorosamente rasoterra, fu abbozzato un embrione di gioco collettivo ed organizzato.
La Piramide (dal 1882 al 1925):
Nei primi anni Ottanta dell’Ottocento presso il Collegio di Cambridge (o almeno così vuole la leggenda) fu ideato il primo vero sistema di gioco della storia del calcio, la cosiddetta Piramide, perché dall’alto i giocatori disposti sul terreno di gioco raffiguravano una sorta di piramide rovesciata. In questo schema si potevano distinguere tre linee orizzontali che costituivano i primi reparti di gioco:
- La prima linea, la cosiddetta linea degli attaccanti: in mezzo il centravanti, al suo lato i due interni e infine le due ali ad arare le corsie esterne.
- La seconda linea, la cosiddetta linea dei mediani con il centromediano al centro del campo con ai suoi lati i due laterali sulle fasce.
- La terza linea, infine, era composta da due difensori detti appunto “terzini” perché giocavano in terza linea dietro a mediani ed attaccanti.
Nel 2-3-5 i due terzini (2 e 3) erano pronti a disporsi in verticale per far scattare il fuorigioco (allora prevedeva che il fuorigioco scattasse solo quando oltre i difensori ci fossero almeno due giocatori) e dovevano calciare il pallone più in avanti possibile, i tre mediani avevano compiti differenziati: i due laterali (4 e 6) rincorrevano sulle fasce le ali mentre il centromediano (5) organizzava il gioco nel cuore del campo. Nella prima linea il centravanti (9) fungeva spesso da rifinitore per i due interni (8 e 10): spettava proprio a loro il compito di segnare mentre le due ali (7 e 11) avevano il compito quasi esclusivo di crossare. Le marcature non erano specificate, le squadre tendevano a riproporre i duelli uno contro uno che caratterizzavano il football dei primordi con una netta spaccatura tra settore d’attacco e settore di difesa.
Questo modulo, che fu esportato dalle quadre inglesi in tutti gli angoli del mondo, restò in vigore fino al 1925 quando fu cambiata la regola del fuorigioco. Per rendere le partite più avvincenti l’International Board decise che un giocatore, per essere in posizione regolare, doveva avere davanti a sé solamente due e non più tre giocatori. Con la nuova regola infatti gli spazi sul terreno di gioco erano mutati e andavano coperti in maniera diversa, nacquero così Metodo e Sistema, moduli di gioco che affronteremo nelle prossime puntate.
Riferimenti bibliografici: Tattica: Principi Idee, Evoluzione (Francesco Scabar 2015)