Se Lapo avesse ereditato un quarto del talento del padre, Alain Elkann, non sarebbe salito alla ribalta delle cronache nostrane ed internazionali per motivi così rivoltanti, che certo non si addicono al rampollo di una grande famiglia. Il padre, invece, giornalista e narratore di pregio, ha dato alle stampe l’ultima fatica letteraria per l’Editore Bompiani. Si tratta de Il Fascista, una storia che risente sia della sua identità (ebraica, cosmopolita, italiana e francese), sia degli aggiustamenti della storiografia moderna nei riguardi dell’Italia fascista e del secondo conflitto mondiale.

Il protagonista del racconto è Pierre Rosenthal. Come l’autore del libro è giornalista, ed in un determinato periodo della sua vita, si ritrova a perdere il migliore amico, Sandro, distrutto da un demone interiore che lo aveva portato a condurre una vita senza freni. Quest’addio improvviso, lo porta, durante la frequentazione di una donna, Vera Lowenthal, giornalista ebrea, la cui famiglia è anche sopravvissuta all’olocausto (tema che ritorna sovente nel libro) a Gerusalemme. Qui, un professore italiano gli racconta la storia di un uomo che straordinariamente, era anche suo parente: Italo Veneziani.

Quest’ultimo, era un fascista di una sensibilità straordinaria. Colto, eccentrico, appartato, elegante, amava studiare e suonare il pianoforte, con le donne un trascinatore, ma soprattutto, un convinto sostenitore del regime. Una descrizione simile, secondo lo stereotipo tuttora vigente, non si addice ad un fascista. Il cliché è di una persona ignorante, incivile, intollerante ed antidemocratica, che per imporre la propria idea fa uso sistematico della violenza. Invece italo Veneziani risulta una grande personalità del regime, ma al contempo, un raffinato uomo del suo tempo. Qualcosa di anomalo, se consideriamo la storiografia italiana fino a qualche tempo fa.

L’incontro di Pierre con questo Professore, apre degli scenari inaspettati. Infatti Italo Veneziani non sarebbe morto (da martire) durante la seconda guerra mondiale, ucciso dai tedeschi perché ritenuto una spia degli alleati e non rappresenterebbe più quella figura eroica descritta dai parenti, dalla moglie e dalla figlia, ma avrebbe trovato rifugio a Gerusalemme. E perché proprio a Gerusalemme?

Nelle mani di Pierre si districa, gradualmente, la vita straordinaria di un suo parente. Le ricerche cominciano, sviluppandosi tra: Israele, Grecia, Francia del sud. Ogni volta, Pierre incontra qualcuno che lo avvicina alla verità, ma non abbastanza, per cui la ricerca deve per forza proseguire. Gradualmente, il quadro si schiarisce: non solo Italo Veneziani sarebbe sopravvissuto, riparando dapprima in Inghilterra, poi in Israele, a seguire in Grecia, stabilendosi definitivamente in Francia. Appariva tuttavia sempre più evidente che si trattava di un’esistenza ai margini, con una nuova identità, il cui passato era oscuro a tutti. Gli interrogativi di Pierre rimanevano molti, ma una cosa era ben chiara: Italo Veneziani non aveva mai abdicato ai suoi ideali fascisti, e non ha mai trovato una nuova collocazione in una società, priva del “mondo” in cui aveva creduto sino a quel momento. Addirittura, sul finir della guerra, si sarebbe avvicinato al comunismo divenendo un ammiratore di Stalin, dittatore ferreo, che aveva fatto piazza pulita degli oppositori. In Portogallo aveva sostenuto Salazar, (da qui una piccola contraddizione con l’ammirazione per Stalin, seppur inserito nel quadro dei fascismi europei) e nel limite del possibile, si era ricongiunto alla moglie (una delle tante donne della sua vita) e alla figlia, le quali avrebbero custodito per sempre una personale visione di Italo, e ovviamente i suoi segreti.

Per giungere alla conclusione di quest’enigma, ritrovando, tra l’altro, anche il defunto Sandro tra le persone frequentate dal parente, saranno proprio le donne di Pierre a dover confessare (dopo aver in un primo momento negato tutto) quale fosse la verità sulle sorti di Italo Veneziani. Solo i racconti – confessioni di Marie ed Alice hanno messo fine alle peregrinazioni di Pierre, tra Grecia e Francia, Israele e resto del mondo. Solamente Marie ed Alice hanno “spiegato” come Italo Veneziani avesse messo in atto il suo “rifiuto alla resa”, già cominciato nel 1938, quando contrario alle Leggi Razziali mussoliniane, si era ritirato al confine con la Francia. Nobiltà inglese, diplomatici francesi, religiosi ortodossi greci e sopravvissuti all’Olocausto faranno da cornice alle avventure di un fascista, la cui vita è stata totalmente singolare, se non unica.

E una volta scoperta la verità? Realizzerà Pierre Rosenthal uno scoop giornalistico di fama internazionale, oppure ricondurrà tutto alla sfera privata, ora che non vi sarebbero stati più segreti tra l’ex moglie e la figlia di Italo?

Alain Elkann si è avventurato in un romanzo molto particolare, in cui il fascismo trova una dimensione internazionale, e dove, dopo molto tempo nella nostra storiografia, si è analizzata la figura di un vinto del cosiddetto dopoguerra infinito. La vita di un uomo che, saldo nei suoi principi morali, ha scelto di vivere ai margini della storia, pur essendo stato, nel suo piccolo, una figura straordinaria.

Il Fascista di
Alain Elkann
2016, Bompiani Editore
93 pagine, Euro 14