FIORENTINA-INTER 5-4 (primo tempo 1-2)
MARCATORI: Vecino (F) al 23′, Perisic (I) al 28′, Icardi (I) al 34′ p.t.; Astori (F) al 17′, Vecino (F) al 19′, Babacar (F) al 25′ e 34′, Icardi (I)al 43′ e 46′ s.t.
FIORENTINA (3-4-2-1): Tatarusanu; Tomovic (dal 9′ s.t. Salcedo), Sanchez, Astori; Tello (dal 36′ s.t. Cristoforo), Badelj, Vecino, Milic; Borja Valero, Bernardeschi (dal 12′ s.t. Ilicic); Babacar. (Sportiello, Dragowski, De Maio, Maxi Olivera, Chiesa, Saponara, Maistro, Hagi, Mlakar). All. Paulo Sousa.
INTER (4-2-3-1): Handanovic; D’Ambrosio, Medel, Miranda, Nagatomo (dal 28′ s.t. Eder); Kondogbia (dal 30′ s.t. Brozovic), Gagliardini; Candreva, Joao Mario, Perisic; Icardi. (Carrizo, Berni, Andreolli, Sainsbury, Santon, Murillo, Banega, Palacio, Biabiany, Gabigol). All. Pioli.
ARBITRO: Valeri di Roma.
NOTE: ammoniti Astori, Sanchez, Cristoforo, Handanovic.
Fiorentina-Inter, l’anticipo serale del 33esimo turno di Campionato, è stata la partita del tutto, anzi del troppo.
Troppi sono stati i goal, ben nove in totale, di cui ben sei in soli 45′. A cui aggiungere anche un rigore sbagliato.
Troppi sono stati gli errori difensivi, sia dalle parti viola che da quelle nerazzurre, in quella che si può considerare la partita più pazza della stagione e che lascia una domanda lecita: ma le tante reti fanno bene al calcio?
Troppi sono stati i punti interrogativi ed esclamativi che vengono dal “Franchi” di Firenze: Perché la squadra viola è stata capace di importanti prestazioni soltanto contro le grandi squadre? (Nella città di Dante Alighieri la Juventus ha perso prendendone tre, la Roma è caduta, il Napoli ha pareggiato ma 3-3).
Cosa è successo alla compagine nerazzurra, che soltanto 40 giorni fa aveva spolpato l’Atalanta sommergendola con ben sette reti? Cosa è cambiato dal 12 marzo in poi? L’Inter è incapace di vincere (il sapore dei tre punti manca da cinque domeniche), continua a segnare goal a grappoli (quello di via Durini è il quarto attacco delle serie A), ma ha iniziato a prenderne a valanga (13 nell’ultimo mese e mezzo).
E nel frattempo ha stabilito un primato. Quella di Stefano Pioli è – al momento – l’unica squadra in grado di segnare quattro goal in trasferta in una sola partita e non vincerla.
In una partita tra deluse, allora, è la formazione che non aveva più obiettivi a godere meglio, molto di più di quello che dice il punteggio.
Già, perché al di là dell’andamento ad altalena delle marcature (vantaggio, Fiorentina, rimonta Inter, altri quattro goal viola tra il 17′ e il 34′ del secondo tempo, colpo d’orgoglio nerazzurro finale), i ragazzi di Paulo Sousa hanno meritato di vincere giocando come sanno fare per tutti i 90′, sbagliando troppo in fase conclusiva nel primo tempo, e rifacendosi con gli interessi nella ripresa, quando Babacar, Borja Valero e compagni entravano da tutte le parti nella sciagurata e sciatta difesa milanese.
Facendosi grosse e grasse risate davanti alla (presunta) diga ospite composta da Kondogbia e Gagliardini.
I toscani hanno lasciato l’iniziativa del gioco agli avversari, più forti qualitativamente, e ripartivano con rapidissimi contropiedi sfruttando i numeri di Bernardeschi (bruttissimo il suo rigore intercettato da Handanovic) e Borja Valero, la forza fisica e la velocità di Babacar, unico punto di riferimento offensivo vista l’assenza per squalifica di Kalinic.
Nella prima parte, però, gli errori sottoporta sono stati tanti, così come quelli in difesa. Nella ripresa, poi, per 35′, è stato un tiro a bersaglio e si è giocato soltanto nella metacampo nerazzurra, con quattro reti in pochi minuti più un penalty tirato come peggio non si potrebbe. Poi, sul 5-2, i viola hanno tirato i remi in barca rimettendo in piedi una contesa che in realtà non era più tale.
I soliti abbagli difensivi costati un occhio della testa quest’anno ai gigliati.
E l’Inter? I meneghini sono diventati un caso di studio, quasi peggio di un Organismo geneticamente modificato.
Fino a poche domeniche fa, quella di Pioli era una squadra che sentiva odore di Champions League, e il tecnico nato a Parma addirittura l’allenatore giusto per poter iniziare un ciclo.
Ora, dopo un mese e mezzo, in cui si sono raccolti due miseri punticini in cinque partite, si è perso contro la Sampdoria in casa, a Crotone, ieri a Firenze subendo cinque reti, non si è vinto un derby concedendo il pareggio al 97′ dopo essere stati in vantaggio 2-0 fino all’83’, la zona Champions lontana 12 punti (oggi potrebbero essere 15) e fuori anche dall’Europa League, tutto è tornato a scricchiolare in via Durini.
La verità è che dopo quattro mesi a tutto gas, fisico e mentale – c’era da lavorare dopo il licenziamento di Roberto Mancini a ferragosto e il fallimento di Frank De Boer – in cui l’ex allenatore della Lazio ha portato entusiasmo, un briciolo di idea di gioco, di identità e di risultati, i nerazzurri sono scoppiati rompendo un puzzle messo in piedi con grande fatica.
Certo, probabilmente un calo era anche prevedibile e preventivabile, ma nessuno, neanche i più pessimisti, potevano aspettarsi che fosse di queste proporzioni perché l’Inter, soprattutto quella del secondo tempo di ieri, è sembrata svuotata di tutto. Volontà. Gioco. Condizione fisica, atletica e mentale.
E ci sono anche gli errori del mister emiliano, al quale domandiamo: perché insistere con quattro giocatori offensivi con una squadra che non corre?
“Questa non è la mia squadra”, ha detto a fine partita. Cosa vuol dire? Si è rotto lo spogliatoio o è una inevitabile dichiarazione di resa?
E anche la luce di Mauro Icardi, ieri tripletta e l’ultimo ad alzare bandiera bianca, è troppo fioca per poter risplendere.