L’intervista a Sergej Lavrov nell’ultima puntata di “Zona Bianca”, continua far discutere. Se le “anime candide”, gridano allo scandalo e invocano nuove censure, non manca chi evidenzia la rivoltante doppia morale intrisa di ipocrisia di Draghi e dei suoi.
“Ieri, scrive Francesco Forciniti su Facebook, il campione olimpico di ipocrisia Mario Draghi ha commentato l’intervista rilasciata dal ministro degli esteri russo Lavrov a una trasmissione televisiva italiana. Queste le sue parole: ‘Il ministro Lavrov appartiene a un Paese dove non c’è libertà di espressione. In realtà è stato un comizio, la domanda che ci si deve fare è se si deve accettare una persona che chiede di essere intervistata senza nessun contraddittorio. Non è granché professionalmente e fa venire in mente strane idee’. Premesso che nessuno potrebbe mai sognarsi di indicare la Russia come modello di democrazia e libertà di stampa, mi chiedo per quale motivo il nostro campione non abbia posto le stesse riserve rispetto al comizio a senso unico di Zelensky alla Camera, anche quello senza contraddittorio, con i parlamentari ridotti al ruolo di claque giubilante, anche lui rappresentante di un Paese che non brilla per libertà di stampa e di espressione”.
“E ancora, aggiunge ironizzando il deputato di Alternativa, mi chiedo come possa essere Draghi a lamentare la scarsa professionalità degli intervistatori di Lavrov, proprio lui che veniva accolto da folle festanti di giornalisti plaudenti – accuratamente selezionati da lui, of course – quando si presentava in conferenza stampa ad annunciare le misure discriminatorie che di volta in volta lasciavano milioni di persone senza diritti, senza lavoro, senza retribuzione. Proprio lui che mentre mentiva spudoratamente agli italiani riceveva scomodissime domande del tipo ‘presidente, cosa ci mette lei nella carbonara?’. Proprio lui che peraltro, in quasi un anno e mezzo di governo, non ha mai inteso abbassarsi a partecipare ad una qualsiasi trasmissione televisiva con il minimo straccio di contraddittorio, preferendo governare come un moderno podestà senza sentire mai il bisogno di rendere conto del suo operato a chicchessia”.
“Proprio lui che, affonda il colpo Forciniti, ha ridotto il Parlamento italiano a un mero passacarte dell’esecutivo, con un numero record di questioni di fiducia e decreti legge”.
“Proprio lui che, conclude il Componente della I Commissione Affari Costituzionali, da una parte parla con ipocrisia di ricerca della soluzione diplomatica, e dall’altra fa di tutto per alimentare contrasti e tensioni, proprio come piace ai signori di Washington a cui è evidentemente molto vicino”.