Tra il 24 e il 26 maggio, a San Pietroburgo, si è tenuto il Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo, in cui rappresentanti di governi, imprese ed esperti hanno discusso i principali problemi dello sviluppo finanziario, economico e sociale della Russia. A livello politico, hanno partecipato di persona al Forum alcuni leader, tra cui il presidente russo Vladimir Putin, il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro giapponese Shinzo Abe. La Cina, che sfida gli Stati Uniti come leader economico mondiale, era rappresentata dal vicepresidente Wang Qishan. Tra gli altri ospiti di peso mondiale vi era la direttrice generale del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde.
Tra gli ospiti vi erano anche moltissimi uomini d’affari. Rispetto agli anni precedenti (il Forum si tiene dal 1997), quest’anno l’evento ha raggiunto un record di partecipanti: più di 17 mila persone, tra cui i capi di importanti aziende internazionali e di banche europee, oltre al personale amministrativo di diversi Paesi.
La delegazione commerciale più numerosa, così come l’anno scorso, proveniva dagli Stati Uniti (oltre 550 partecipanti). Al secondo posto vi erano la delegazione giapponese (350 partecipanti) e quella francese (117). Per quanto riguarda le grandi missioni imprenditoriali, ai primi posti figuravano Gran Bretagna, Cina, Germania e Svizzera.
L’Italia è stata rappresentata dai capi delle grandi società industriali e finanziarie del nostro Paese, come l’amministratore delegato della Snam, Marco Alverà, il presidente del Consiglio di Amministrazione della Pirelli, Marco Tronchetti Provera, il presidente della Maire Tecnimont, Fabrizio Di Amato, l’amministratore delegato di Generali, Philippe Donnet, e il responsabile autorizzato della SACE, Alessandro Decio, oltre ad altri rappresentanti di spicco del business italiano.
Al forum hanno partecipato oltre 200 capi delle più grandi compagnie straniere e 700 capi di società russe. Quest’anno, più di 40 investitori internazionali, che gestiscono oltre il 20% del PIL mondiale, hanno preso parte al Forum. Sono stati firmati 550 accordi, un numero record.
Lo stesso elenco di partecipanti e il numero di contratti conclusi mostrerebbero che la strategia statunitense di isolare la Russia avrebbe fallito. Questo è stato il risultato più importante per il presidente Putin, data la situazione di bassissima fiducia reciproca tra la Russia e gli USA.
Recentemente, diversi Paesi si stanno mostrando sempre più insoddisfatti della politica di Donald Trump, il quale si muove nella politica e nell’economia mondiale basandosi solo sugli interessi americani. A giudicare dalle dichiarazioni di alcuni leader del Forum di San Pietroburgo, questo malcontento è condiviso dagli alleati degli Stati Uniti in Europa e in Asia.
L’opinione dell’Europa è stata espressa dal presidente francese Emmanuel Macron, il quale ha elencato tutti i propri tentativi di persuadere, senza successo, il presidente Trump durante lo scorso aprile a Washington: l’accordo sul clima, l’accordo con l’Iran sul programma nucleare e l’inammissibilità del trasferimento dell’ambasciata USA a Gerusalemme in Israele. Poi, il presidente francese ha chiamato Putin “caro Vladimir” e ha espresso la sua fiducia che il posto della Russia sia in Europa.
Tuttavia, le parole di Macron dovrebbero essere prese “con le pinze”. Tutti ricordano la modalità quasi servile di comunicazione tra Macron e Trump, e la reazione condiscendente e sdegnosa del presidente americano. La Francia è scossa da disordini, a giudicare dai risultati dei sondaggi dell’opinione pubblica, e quasi due terzi dei francesi si dicono in qualche misura insoddisfatti delle politiche di Macron. In questo contesto, cercando di dare l’immagine di un presidente forte, Macron darebbe invece l’impressione di essere un presidente debole. Macron, nonostante giochi con carte deboli, si sta creando un ruolo di intermediario tra Trump e Putin e tra Europa e Russia.
Inoltre, i presidenti di Francia e Russia hanno tenuto dei colloqui a porte chiuse senza l’invito della stampa. La crescente comprensione dell’Unione Europea nei confronti della Russia è guidata dalla Germania, la locomotiva economica dell’UE (Angela Merkel, alla vigilia del Forum di San Pietroburgo, si è recata a Sochi da Putin per dei colloqui a porte chiuse), dall’Italia, il centro culturale dell’Europa, e dalla Francia, l’unico Paese UE a possedere le proprie armi nucleari.
Shinzo Abe, il primo ministro del Giappone, un Paese alleato strategico degli Stati Uniti in Estremo Oriente, è stato molto diplomatico. Invece di criticare l’assenza al Forum del presidente Trump, ha appena lamentato lo stato sfavorevole delle cose con l’Accordo Commerciale del Pacifico, dopo l’abbandono di questo da parte degli USA: “Sfortunatamente, gli Stati Uniti se ne sono andati”, ha affermato Shinzo Abe. Ora, il Giappone deve costruire un blocco commerciale da solo. Il Paese, che ha dispute territoriali con tutti i suoi vicini (discute dell’appartenenza di alcuni territori con Russia, Corea del Sud, Cina e Taiwan), dovrà affrontare il gigante politico, militare ed economico dell’Asia, la Cina.
Persino Christine Lagarde, direttrice del Fondo Monetario Internazionale, creato dagli Stati Uniti, non ha mancato di criticare il presidente degli Stati Uniti. Lagarde ha infatti detto che la minaccia di Trump di introdurre tariffe sui prodotti cinesi sta già scuotendo l’economia globale. Il vicepresidente della Repubblica popolare cinese, Wang Qishan, ha integrato questa idea, affermando che non vi sarebbero vincitori in una guerra commerciale.
In generale, quindi, non sono mancate espressioni di malcontento e di critica nei confronti della politica di Trump. Il più piccolo cenno di anti-americanismo è stato dimostrato, forse, dal presentatore dell’evento, lo stesso Putin. Questi ha solo annuito la propria approvazione, dimostrando un accordo con gli oratori.
Guardando l’agenda politica del Forum, si potrebbe avere l’impressione che questo si sia rivelato una “festa della disobbedienza” anti-americana. Oltre alle manifestazioni di malcontento e preoccupazione da parte dei leader europei a San Pietroburgo, pare si stia creando una nuova piattaforma per esprimere insoddisfazione collettiva nei confronti della politica statunitense. Vladimir Putin usa con successo questo momento, come anche il crescente malcontento di massa, nel suo stesso interesse.
Tuttavia, anche i colleghi europei di Putin (Merkel, Macron) non perdono i propri interessi e guardano sempre più a Putin come ad un alleato. Il Forum di San Pietroburgo dovrebbe essere visto nel contesto degli eventi, del divario emergente e progressivamente più profondo tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea. Anche se la Russia non può paragonarsi al potere economico degli Stati Uniti, i leader europei vedrebbero questo Paese come uno strumento di risparmio affidabile. Il gigante militare e politico russo, con le sue materie prime, si mostrerebbe sempre più complementare con il gigante economico dell’UE. Una collaborazione più stretta tra questi non è affatto ovvia, ma senza dubbio promettente, se costruita su basi pragmatiche. E senza l’interferenza di potenze esterne al continente europeo.
Silvia Vittoria Missotti