La figura del regista all’interno del rettangolo verde da ormai 10 anni sta svanendo, è un dato di fatto. Il ruolo che una volta si presupponeva essere il fulcro della tattica e degli inserimenti per trovare la via del gol, oggi è solamente un’immagine sbiadita in un panorama che oramai ha assunto fattezze ben diverse per dinamiche e velocità. E’ essenziale quindi rendersi conto che il classico 10 non rappresenta più quel punto fermo capace di coesistere con il restante organico, è divenuto nel corso dell’ultimo decennio soltanto un trequartista con ottima visione di gioco ma che ha caratteristiche per lo più fisiche anziché tecniche.
Portando il confronto altrove, sul piano dei reparti, possiamo constatare che la trasformazione avvenuta per il regista negli ultimi 10/15 anni, è la stessa che è avvenuta per il libero molti anni prima, che da dietro la difesa si è parato di fronte, assumendo un ruolo di stopper e incontrista (spesso fusi nel difensore centrale) che oggi nel calcio che osserviamo è quanto mai utile.
Come si può notare, il calcio nella sua evoluzione tattica, e nei suoi bisogni di cambiamento, ha portato inevitabilmente rotture e trasformazioni consistenti, non solo in termini di costituzione del gioco ma soprattutto di ruoli. Nel calcio moderno si ha spesso un centrocampista di “rottura” subito dietro a quel trequartista (o ex regista), parliamo di giocatori come: Khedira, Van Bommel, Mascherano, De Rossi ecc. Giocatori che seppur dotati di buona tecnica, non possiedono caratteristiche assimilabili ad un 10, ne sono una mezza via, servono esclusivamente a servire i 20 metri successivi o ad inserimenti. Le nuove leve come Schweinsteiger, Fabregas, Marchisio non ricoprono in toto questa carica, perché diversi nelle caratteristiche, come i precedenti seppur dotati di grande tecnica, non assumono il controllo degli spazi o delle verticalizzazioni, e men che meno da fermi.
I club di oggi non ricercano più l’assist man che davanti alla difesa si incarica di spostare il baricentro della squadra secondo la sua visione di gioco. Le squadre esigono giocatori rapidi, fisicamente dotati e capaci di intuire l’errore avversario per scattare e rubare il pallone. Il calcio, in sostanza, è divenuto un “carpe diem”. Il cogliere l’attimo usando la rapidità fulminea, l’intuizione non si appresta più al singolo uomo (il regista) ma alla squadra stessa (ai terzini di spinta o all’ala di turno che converge). Riassumendo siamo di fronte ad un gioco sprezzante non sempre calcolato, ad un gioco rapido che mai rimane in attesa, il 10 in questo contesto svanisce e lascia posto ai sopracitati giocatori.
Nel calcio attuale, dopo l’addio di Pirlo alla Juventus e di Xavi al Barcellona, rimane probabilmente un solo vero n° 10 a tutti gli effetti, Francesco Totti. L’ultimo gladiatore di Roma, come viene spesso chiamato dai tifosi, raccoglie su di sé questa responsabilità, ovvero quella di mettersi sulle spalle un numero che oggi ha perso gran parte del suo significato a favore dei suddetti elementi citati. Seppur usato spesso anche in altri ruoli: seconda punta o prima punta, e ai tempi della prima panchina Zemaniana come ala sinistra, Totti nasce essenzialmente come trequartista e fantasista di ruolo. Dotato di una visione di gioco totalmente fuori dal comune, a dispetto anche di altri straordinari calciatori come Gerrard o Xavi, riesce forse come nessun altro a far confluire nel suo bagaglio tecnico una miriade di colpi che per anni sono riusciti ad entusiasmare tifosi e avversari, illuminando il rettangolo verde con pezzi d’antologia calcistica degni di memoria. Totti spicca su tutti e se ne distacca in maniera netta, per la semplicità disarmante con la quale lancia lungo senza guardare il compagno in fase di movimento.
Qualche esempio:
In questa azione nella figura in alto lo possiamo scorgere di profilo, ma di partenza la sua posizione era di spalle. Serve il proprio compagno a colpo sicuro, trovandolo alla perfezione.
Anche in questo caso Totti non sembra guardare l’indirizzo del pallone appena lanciato, ma trova inesorabilmente il suo compagno servendogli l’assist davanti alla porta.
Come nel precedente esempio, Totti si trova di spalle ma sa esattamente dove mettere la palla per il compagno calibrandone precisamente la caduta e il momento del tocco per non far scattare l’offside. All’apparenza senza guardare.
Questa sua particolare dote nel saper crossare da ogni punto del campo addirittura di spalle, ha fatto sì che spesso si commentassero tali prodezze con frasi tipo “Totti possiede gli occhi dietro la testa”. Appurato che senza dubbio egli sappia creare assist alla cieca, non è facile riscontrare similitudini con altri calciatori del suo ruolo.
Si potrebbero fare altri numerosi esempi, forse ripetitivi ma senza dubbio eclatanti per prontezza di riflessi e fantasia. Si, Totti è soprattutto un fantasista, perché capace di trovare pertugi laddove sembrerebbe impossibile passare, usando spesso aperture improbabili, o passaggi di prima improvvisi ma fondamentali (vedi sopra). Verticalizza il gioco alla vecchia maniera, correndo poco ma saltando da fermo l’avversario e proponendo il pallone superando anche i 30 o 40 metri nei lanci, con una percentuale realizzativa che sfiora quasi il 100%. Tocca morbido, di tacco o di punta, all’occorrenza soltanto di piatto e talvolta usando un dribbling con stop a seguire. Rimane sempre al centro del proprio pezzo di terreno, spostandosi laddove lo richieda l’azione, rimanendo però ancorato ad una metodologia che sembra più retrò che attuale. Negli anni ha saputo migliorarsi, sia per motivazioni personali che per evoluzioni tattiche, aumentando le proprie prestazioni fisiche a scapito però dell’agilità che nel corso del tempo si è ridotta. Questo non ha mancato di potenziare ulteriormente il tiro, ritrovandosi spesso fuori area nel calciare e trovare gol importanti (es. il gol esplosivo di prima contro la Juventus), ambidestro e molto preciso nei colpi, possiede oltretutto un controllo palla pericolosamente efficace anche se all’apparenza minimale, perché connaturato al suo estro nel voler giocare a favore degli altri, più che per se stesso. Rigorista proficuo e grande realizzatore dai calci da fermo, completano il quadro del calciatore Totti nei limiti tecnici.
Er Pupone (altro soprannome datogli dalla tifoseria), ha fatto registrare ottime prestazioni anche al di fuori del solo campionato italiano. Dopo il brillante europeo 2000, si ripete sei anni dopo, alla corte di Lippi, il quale lo vuole fortemente per la partecipazione ai mondiali in Germania. Inutile dire che nonostante fosse al 70% delle sue possibilità (causa infortunio), Totti ha dimostrato una volta di più le sue innate capacità gestionali con il pallone, donando assist a ripetizione e dettando i ritmi non appena la squadra lo seguisse.
Totti è considerato dalla quasi totalità del popolo sportivo un eccellente giocatore, oltremodo poliedrico e per finire sicuramente un goleador prolifico. Ha nel suo palmares ben poco a livello di coppe, sicuramente molto di più in termini personali tra premi individuali e riconoscimenti, oltre che l’amore incondizionato che tutta Roma prova per lui. In molti lo ritengono il miglior giocatore italiano dal dopoguerra ad oggi, e chi persino lo annovera tra i migliori nella storia di questo sport. Aldilà delle classifiche e delle opinioni, Totti non solo rimane una bandiera imprescindibile del calcio passato e attuale, oltre che della sua squadra, ma senza dubbio l’ultima presenza di un ruolo che ci ha regalato grandissimi campioni e che oggi oramai non ha più ragion d’essere.
Per concludere il mio contributo, lascio alcuni commenti rilevanti su Totti giocatore:
“UN GRANDE! Que fenomeno!!!” (Lionel Messi)
“È il miglior giocatore del mondo, anche se è stato un po’ sfortunato” (Pelé)
“Francesco è fondamentale proprio per le sue caratteristiche. Credo che in nessun’altra squadra europea ci sia un Totti con le caratteristiche di Totti” (Giovanni Trapattoni)
“Miglior giocatore del mondo: sì, Totti mi convince più di Zidane e di Beckham. Sa rendere semplici le cose difficili, sa far giocare bene la squadra” (Diego Armando Maradona)
“Sono d’accordo con Pelè, anche perché se ne intende più di me: è Totti il giocatore più forte al mondo. Dargli la palla è come metterla in banca” (Luciano Spalletti)
“Totti, il più forte di tutti” (Massimo Moratti)
[Rispondendo alla domanda “Chi sono i 5 migliori giocatori italiani?”] “Totti, Totti, Totti, Totti e Totti” (Zdeněk Zeman)
Federico Camarin