Fine della V Repubblica?
Nell’incertezza, una certezza: l’assetto politico che ha governato la Francia della V Repubblica non esiste più per come lo conoscevamo.
François Hollande è il primo presidente uscente che non avrà la possibilità di chiedere nuovamente la fiducia dei francesi; il Partie Socialiste e il suo candidato Benoit Hamon sono fuori dai giochi mentre il repubblicano François Fillon continua a rimanere in corsa anche se con poche possibilità di pervenire al secondo turno del 7 maggio. Intanto, come titola Le Monde, persiste e cresce la sfiducia dell’elettorato francese verso il mondo politico.
La rimonta degli outsider
Chi pensava che la corsa per l’Eliseo fosse una questione a due tra Marine Le Pen (Front National) e Emmanuel Macron (En Marche!) dovrà ricredersi. A questi due contendenti dati già al secondo turno si aggiungono di rincorsa François Fillon (Les Repubblicains) e Jean-Luc Mélenchon (La France Insoumise).
Questo si evince dalla lettura dei dati di un sondaggio commissionato da Le Monde all’istituto Ipsos volto ad indagare i rapporti di forza tra i candidati e le intenzioni di voto dell’elettorato francese a dieci giorni dal primo turno delle presidenziali.
Come si può ben vedere, la situazione appare nuova perché i due avversari Macron e Le Pen vedono progressivamente sgretolarsi il vantaggio elettorale perdendo due punti percentuali rispetto ai dati di una rilevazione precedente mentre Mélenchon e Fillon registrano una crescita nei favori dell’elettorato transalpino pari a, rispettivamente, 1% e 1.5%.
Di seguito l’andamento progressivo nei sondaggi degli ultimi due mesi.
A fronte di un andamento pressoché stabile di Emmanuel Macron, si notano le tendenze opposte relative alle intenzioni di voto per Marine Le Pen (-4%) e Jean-Luc Mélenchon (+8%).
I dati forniti da Ipsos sono in linea con il Sondage des Sondages proposto sulle pagine online della rivista Le Point, infografica che elabora per aggregazione i risultati di undici rilevazioni demoscopiche condotte da undici diversi istituti statistici.
Jean-Luc Melénchon parla alla Francia ribelle
Politico di lungo corso, già senatore (dal 1986 al 2010 con interruzione dal 2000 al 2004) e delegato del ministro dell’educazione nel governo di Lionel Jospin dal 2000 al 2002, Jean-Luc Mélenchon è il candidato di France Insoumise, il movimento fondato nel 2016 che ne sostiene la candidatura1.
La crescita del candidato della cosiddetta sinistra radicale è la sorpresa dell’ultimo periodo di campagna elettorale: lanciato dal primo dibattito televisivo adesso sembra volare nei sondaggi, il suo indice di gradimento personale ne fanno il politico più popolare di Francia e i suoi comizi registrano un notevole tasso di partecipazione.
Il suo programma, Avenir en Commun, parla alla Francia ribelle stanca di politiche di austerity e contro i lavoratori; un programma che si muove dalla necessità di mettere al centro del discorso politico le esigenze dei cittadini e non quello delle multinazionali. Ha scritto sulla propria piattaforma elettorale online: Un programma non è un copia-incolla di tutte le richieste che sono state fatte. Ci deve essere un filo conduttore, che si applica a tutti i compartimenti della proposta. Questo filo conduttore è l’interesse umano in generale, che è chiamato in causa dalla minaccia alla civilizzazione umana e dalla distruzione dell’ecosistema.
In politica estera, Mélenchon chiede un riavvicinamento con Mosca mentre è critico sulla permanenza della Francia nell’Unione europea: il piano A è l’uscita concertata dal Trattato europeo con l’abbandono delle norme esistenti per tutti i paesi che lo desiderano e altre regole negoziali. Il piano B è l’uscita unilaterale dai trattati europei da parte della Francia per proporre altre tipologie di cooperazione. L’UE, o la si cambia o la si lascia2.
Un’Europa più giusta e democratica dove a giocare il ruolo principale sia la voce dei cittadini piuttosto che le volontà dei vertici comunitari e rispondere, così, alla tirannia delle banche e della finanza: l’Europa dei nostri sogni è morta. Il mercato unico e i popoli europei devono rispondere alla tirannia delle banche e della finanza.
Marine Le Pen parla alla Francia profonda
Sul fronte opposto dello spettro politico francese, Marine Le Pen e il suo Front National parlano alla Francia più profonda muovendosi su posizioni neo-golliste che promuovono un Paese capace di ritrovare la propria grandeur.
Mercoledì 19 aprile, da Marsiglia la leader frontista ha lanciato un appello ai francesi per una insurrezione nazionale insistendo nel suo discorso davanti ad una platea di 5.000 militanti sui temi cari al Front (identità nazionale e sicurezza) con lo scopo di mobilitare i cuori dell’elettorato a quattro giorni dal primo turno delle presidenziali.
Marine Le Pen potrebbe “beneficiare” degli eventi: la sparatoria di giovedì 20 marzo sugli Champs Elysées potrebbe spingere una parte di elettorato a “sposare” le posizioni della leader frontista su immigrazione, sicurezza nazionale e terrorismo. Lunedì 11 aprile in un intervento a Parigi la stessa Le Pen aveva parlato de ce que la France peut et doit faire pour mettre à genoux le terrorisme islamiste per poi rilanciare dal palco di Marsiglia – da dove aveva spronato i militanti ad una insurrezione nazionale – mettendo il terrorismo al centro del proprio discorso.
Nelle ore successive all’attentato parigino, Marine Le Pen alla tv ha dichiarato che non voglio che i nostri giovani si abituino al terrorismo islamico, non voglio dire loro che dovranno abituarsi a una situazione di costante pericolo. È finita l’epoca del lassismo, è finita l’epoca dell’ingenuità.
Macron e l’endorsement dei battuti
Diana Johnstone del Global Research ha recentemente pubblicato un articolo dal titolo Big stakes in the French Presidential election: global governance versus the people in cui si dice che le elezioni francesi non sono uno scherzo ma, bensì, si stanno confermando come uno scontro molto significativo tra due concezioni profondamente opposte della vita politica capaci di superare il classico cleavage destra-sinistra.
Se Le Pen rappresenta il popolo, Emmanuel Macron non può che vestire al meglio i panni del candidato della governance: giovane, intelligente, brillante, charming, spinto dai media, né di destra né di sinistra ha a più riprese dichiarato che quello che conta non è avere dei programmi ma, bensì, una visione.
I sondaggi lo danno in testa al primo turno e in una intervista recente rilasciata al settimanale Le Point, François Hollande ha lasciato il suo testamento presidenziale ai francesi e appoggiato – anche se non apertamente – la sua candidatura seguita ad una scommessa politica coraggiosa e in linea con il suo quinquennato. In precedenza, l’indipendente e frondista Macron aveva incassato anche l’endorsement dell’ex primo ministro Manuel Valls.
La simpatia dei socialisti francesi per il candidato di En Marche! potrebbe far parte di una grande manovra politica volta ad un riposizionamento del Partie socialiste.
A sostenerlo è Stéphane Guyot candidato di Citoyen du vote blanc che dalla sua piattoforma il 5 settembre 2016 sosteneva che Emmanuel Macron incarna quel rinnovamento a sinistra capace di sedurre al di là delle divisioni abituali. Per questo motivo, Hollande (non bisogna considerare troppo velocemente il fatto che il nostro Presidente sia totalmente idiota) avrebbe visto nel “traditore” del partito uno strumento politico per raggiungere l’obiettivo del sacrificio collettivo: sbarazzarsi del vecchio logo storico e polveroso oggi indossato come un fardello da pochi membri rimasti per ricostruire una Gauche con un nuovo look e con il volto giovane di Emmanuel Macron. Sacrificare il partito è un prezzo accettabile per garantire la vittoria della sua famiglia politica, questo sostiene il machiavellico Guyot.
Scenari di secondo turno
Il sondaggio di Ipsos elabora anche possibili scenari di secondo turno, che riportiamo di seguito. Solamente l’8 maggio avremmo la certezza di chi avrà vinto la sfida tra i quattro moschettieri.
Scenario 1) Macron – Le Pen
Scenario 2) Macron – Fillon
Scenario 3) Fillon – Le Pen
Scenario 4) Mélenchon – Macron
Scenario 5) Mélenchon – Le Pen
Scenario 6) Mélenchon – Fillon
Note
1. La vita politica di Jean-Luc Mélenchon nasce quando negli anni settanta si avvicina al partito socialista di François Mitterand. Alla fine degli anni ottanta Mélenchon si oppose sia ad un secondo mandato dello stesso Presidente socialista sia alla Guerra del Golfo.
Dopo aver fatto parte del governo Jospin, nel 2008 lascia i socialisti per fondare il Parti de Gauche, partito di orientamento radicale e ambientalista.
Alle elezioni europee del 2009 strinse un’alleanza con il Partito Comunista Francese formando il Fronte di Sinistra con il quale Mélenchon venne eletto.
Nel 2012 ha partecipato alle elezioni presidenziali conquistando l’11% dei voti.
2. Nel programma Avenir en Commun, si legge riguardo l’uscita dalla NATO: sortir de l’Otan et refuser la participation de la France à toute alliance militaire permanente à l’exception des opérations de maintien de la paix sous l’égide de l’Onu.
L’uscita francese dalla NATO sarebbe necessaria per la riconquista dell’indipendenza nazionale e per l’attuazione di una politica estera multipolare, sovrana e pacifica.