
Con un questionario sottoposto negli scorsi giorni ai membri dell’assemblea del Front National, Marine Le Pen ha proposto ai membri del suo partito il cambio di nome. Oggi si terrà a Lille il Congresso Nazionale del partito della destra francese nel quale l’ex candidata all’Eliseo proporrà la nuova denominazione, che verrà votata dagli iscritti per corrispondenza.
Dopo la cocente sconfitta alle presidenziali Marine Le Pen vuole rilanciare, dopo essersi presa da maggio scorso qualche mese di riflessione, il progetto di un partito di ispirazione giacobina, che riesca a coinvolgere tutti i francesi. La leader del Fn è consapevole che le origini e la storia del Fronte Nazionale hanno costituito troppe volte un limite all’affermazione politica del partito francese, che volente o nolente sarà percepito dai francesi come un partito fascista.
Tuttavia nel partito di Marine Le Pen non si dormono notti tranquille. Jean Marie ha dichiarato ai media francesi che la procedura avviata dal presidente (sua figlia) sarebbe illegittima. Al fondatore del partito non deve essere andata proprio giù la svolta impressa dalla figlia, tantomeno la sua definitiva chiusura, per lasciare spazio a un nuovo soggetto politico.
Sebbene con i Le Pen è difficile capire quanto le loro differenze siano reali e quanto appartengano al gioco delle parti per tenere buone tutte le correnti, vi sono alcune posizioni che convivono nel Front e che sono apparentemente inconciliabili. Le correnti più conservatrici del partito non hanno apprezzato troppo certe posizioni politiche assunte dal Front negli ultimi anni, giudicate sin troppo stataliste e poco identitarie. Ciò aveva portato allo scontro interno tra l’ormai ex fedelissimo di Marine Le Pen, Florian Philippot (di radici socialiste) e Marion Le Pen, la bella nipote di Jean Marie.
Entrambi hanno lasciato il partito in seguito alla sconfitta del 2017, ma secondo quanto raccolto da Huffington Post alla vigilia del Congresso, sono molti i membri del partito che hanno nostalgia per Marion Marechal-Le Pen. La bella e giovane ex deputata, guidata dal nonno, è da sempre portatrice di una visione più identitaria e tradizionalista del partito, e stando ai media francesi sarebbe anche più popolare della zia. I sostenitori di Marion vorrebbero l’alleanza, almeno in determinati casi, con i Repubblicani e il centrodestra. Marion Le Pen, che ha momentaneamente lasciato la politica militante ha però partecipato a una convention negli Usa delle destre conservatrici e ha fondato un think tank/accademia di politica, con la quale sostiene di voler rappresentare tutte le correnti di destra e ha espresso il desiderio di introdurre maggiormente la metapolitica nella destra francese. Ma anche qui non si capisce dov’è il confine tra dibattito politico e strategia dei Le Pen.
Ad ogni modo, dopo che Macron ha spazzato via i partiti tradizionali, anche la Francia si prepara in futuro ad avere uno scenario simile a quello italiano. Se la Le Pen riuscirà a farsi riconoscere dall’arco costituzionale, lei da un lato e Melenchon dall’altro con la sua Francia Insoumise sono destinati, la prima ad appropriarsi della tradizione gollista, troppo svenduta da Sarkozy e i suoi, il secondo a prendere il posto del Partito Socialista, che di socialista ormai non ha più nulla ed è definitivamente morto con la vittoria di Macron.