Non ci deve certo sorprendere il vasto successo ottenuto dal Front National alle elezioni regionali in Francia. Dopotutto, esso era già scritto. Casomai deve sorprenderci l’incredibile batosta subita dalla forza di governo, i socialisti, che non è riuscita a beneficiare neppure minimamente della ripresa di popolarità conosciuta da Hollande all’indomani degli attentati a Parigi. S’è accusato il Front National d’aver speculato sulla tragedia di Parigi, ma in realtà Marine Le Pen fin da subito ha detto che associare l’Islam all’ISIS era cosa da imbecilli. Chi oggi afferma che il Front National abbia speculato e rimestato nel torbido per guadagnarvi in termini elettorali, di fatto è il vero speculatore e rimestatore. A darsi a simili pratiche, decisamente poco edificanti, sono stati proprio i socialisti ma anche il centrodestra repubblicano di Sarkozy.
Per carità, nessuno qui ha intenzione di difendere il Front National. Quest’ultimo, del resto, si difenderebbe benissimo da solo, col proprio stuolo d’avvocati, col forte consenso dell’elettorato francese (la media nazionale è del 29,5%, ma in alcune regioni il partito ha preso più del 40%) e con le dichiarazioni dei suoi membri e dirigenti. L’intenzione di questo articolo è solo quella di provare a fornire qualche chiave di lettura su questo successo.
È difficile immaginare che un partito possa riscuotere un risultato talmente lusinghiero soltanto sulla lunghezza d’onda di una tragedia drammatica come quella occorsa a Parigi solo pochi giorni fa. Indubbiamente un simile e tragico evento può contribuire ad accrescere e rafforzare il proprio consenso popolare, o nel caso d’altre forze politiche ad indebolirlo, ma di qui a dire che il partito della famiglia Le Pen abbia toccato il 30% soltanto a causa dei 130 morti della Capitale ce ne corre. Quest’ultima sarebbe decisamente una disamina troppo sbrigativa e troppo fondata sul luogo comune.
In realtà i francesi non hanno apprezzato la continuità politica che Hollande ha incarnato rispetto al suo predecessore Sarkozy. Hollande era stato eletto con la pur modesta aspettativa di una discontinuità, di un cambiamento rispetto ad una politica dimostratasi sino ad allora disastrosa. Molti francesi percepivano una crescente insicurezza nelle strade, ma anche sociale, dovuta al costante dimagrimento del welfare. La politica estera, poi, troppo prona nei confronti della NATO, scontentava le aree più patriottiche tanto del movimento gollista quanto del partito socialista, che coi vecchi leader del passato, a cominciare da De Gaulle e Mitterand, avevano invece impresso alla Francia una condotta decisamente più autonoma e sovrana, all’altezza del suo prestigioso passato.
Insomma, gli scontenti, tanto nel centrodestra quanto nel centrosinistra, c’erano e ci sono tuttora ed in grande abbondanza. Le politiche economiche sempre più liberiste e l’allineamento pressochè acritico alla Casa Bianca non potevano certo trovare il consenso di larghi strati della popolazione francese. Anche le politiche sull’immigrazione, in un paese dove in alcune città la sera vige il coprifuoco e in molti quartieri popolari letteralmente è meglio non uscir di casa, non incontravano grandi consensi. Tanto ai gollisti repubblicani quanto ai socialisti il loro elettorato più tradizionale rimprovera un eccessivo permissivismo.
Se a ciò aggiungiamo il fatto che il centrodestra non abbia di meglio da proporre, ovvero da riproporre, che un Sarkozy vecchio e decotto, e che il centrosinistra del pari continui a puntare su un cavallo altrettanto stanco ed azzoppato come Hollande, facciamo allora molto presto a comprendere perchè importanti quote dell’elettorato francese preferiscano voltare le spalle a queste formazioni, che pure hanno votato per anni, rifugiandosi nell’astensionismo o fra le braccia dei Le Pen. Indubbiamente un segno di rinnovamento e di discontinuità da parte dei repubblicani e dei socialisti avrebbe potuto alimentare una nuova e ritrovata fiducia da parte dell’elettorato.
Anche l’idea di un’Europa “a tradizione tedesca” non piace a gran parte dell’elettorato francese che, non dimentichiamocelo, è pur sempre l’elettorato della Grandeur, dell’ormai ex grande potenza d’Oltralpe. Tanto Sarkozy quanto Hollande, da questo punto di vista, hanno dimostrato una sottomissione alla Merkel che il corpo elettorale non ha mai digerito.
La maggior parte dell’opinione pubblica francese chiede una maggiore autonomia da Washington, da Bruxelles e da Berlino, ed un atteggiamento più morbido nei confronti della Russia così come un approccio più prudente e costruttivo verso il Medio Oriente. Dalla vicenda delle Mistral, su cui l’Eliseo ha costruito una pantomima che l’ha ricoperto di ridicolo a livello europeo ed internazionale, alle ambiguità nei confronti dei fondamentalisti in Siria, chi in Francia aspira ad un ruolo autonomo e sovrano per il proprio paese difficilmente avrebbe potuto prendere in considerazione i partiti di Hollande e di Sarkozy.
Praticamente una storia già scritta: era tutto previsto, e prevedibile.
Filippo Bovo