Francia, inizia la macelleria sociale di Macron: arriva la riforma del lavoro

“L’obiettivo dell’azione non è di riformare il codice del lavoro o di ridurre il deficit pubblico, di trasformare la gestione dello Stato o di riformare la fiscalità. Questi non sono che mezzi, strumenti, per pervenire ad un’altra cosa: la liberazione delle energie”. Con queste parole rilasciate ai giornalisti del settimanale Le Point durante la prima intervista concessa agli organi di stampa (1) da quando si è insediato all’Eliseo, Emmanuel Macron ha presentato le linee guida della riforma che interesserà il mercato del lavoro, la sua rivoluzione copernicana, il progetto ambizioso di dare ai francesi la più grande loi travail elaborata negli ultimi decenni.

“La riforma del mercato del lavoro – ha proseguito il Presidente della Repubblica nella sua risposta – è una riforma di trasformazione profonda e deve essere abbastanza ambiziosa ed efficace per fare in modo che il tasso di disoccupazione di massa continui a scendere e questo permetta di non tornare sull’argomento durante il quinquennato”.

Con l’indice di popolarità in crollo verticale rispetto ai giorni della vittoria riportata alle elezioni presidenziali, Macron ha deciso di rinnovare la Francia partendo da una riforma molto delicata per la Francia. Un Paese in cui un’operazione di tale portata è stata ostacolata soltanto dal forte potere contrattuale delle sigle sindacali. Franz-Olivier Giesbert, editorialista di Le Point, ha recentemente sottolineato come l’errore di Macron sia stato quello di “cercare prima di tutto di sedurre il popolo francese. Una causa persa: la storia recente ci ha mostrato come la ricerca della popolarità abbia portato sempre i nostri dirigenti negli abissi dell’impopolarità” (2).

Il Presidente sembra aver imparato dal proprio sbaglio muovendo i primi passi in direzione opposta alla seduzione del proprio popolo e puntando dritto verso il primo e controverso ostacolo da abbattere per poter riformare una Francia “irriformabile” per poterla trasformare in una “potenza a tutto tondo” (3)La Loi Macron – così come è stata apostrofata dai sindacati – rappresenta il primo cantiere sul fronte economico e sociale per il Presidente che vuole trasformare lo Stato e mostrerà la capacità di portare a termine quelle riforme meno condivise e più difficili.

La riforma del mercato del lavoro “sarà il cursore del mandato di Emmanuel Macron, della sua volontà di riformare veramente” ha commentato Pierre Gattaz, presidente del Mouvement des entreprises de France (MEDEF). (4)

La riforma in cinque punti

Le cinque disposizioni riformanti il diritto del lavoro francese sono state presentate giovedì 31 agosto all’Hotel de Matignon dal Primo Ministro Édouard Philippe e dal ministro del lavoro Muriel Pénicaud, la quale ha dichiarato che “per la prima volta, una riforma del codice del lavoro dà la priorità alle piccole e medie imprese”. Una riforma definita dal premier Philippe come “ambiziosa, equilibrata e giusta”, che si costruisce su un’attenzione particolare sull’articolazione del rapporto tra legge, categorie, imprese e contratto di lavoro.

La novità più grande è quella che prevede la possibilità per i lavoratori delle imprese con meno di 50 dipendenti di negoziare i contratti a livello aziendale, discutendo i dettagli dell’accordo all’interno della singola impresa e senza il controllo dei sindacati anche se la contrattazione settoriale nazionale non sarà abbandonata ma soltanto rivisitata (5).

I negoziati all’interno dell’azienda, quindi, diventeranno prioritari rispetto agli accordi collettivi e saranno affidati ad un organismo unico, il comitato sociale ed economico. La ratio della disposizione sarebbe quella di favorire le piccole imprese che non possono permettersi i lunghi ed estenuanti tira e molla dei tavoli di trattativa tra le sigle sindacali e il Governo.

Secondo aspetto, legato alle multinazionali attive sul territorio di Francia: la loi travail prevede l’eliminazione della clausola afferente la salute globale dell’azienda che ha consentito, fino ad oggi, ai giudici di bloccare i licenziamenti collettivi nel caso in cui l’impresa avesse dimostrato un complessivo stato di salute e conti in attivo. La riforma prevede, invece, che i giudici prenderanno in considerazione soltanto i conti della sezione francese dell’azienda.

Tre. Le disposizioni del progetto di riforma del Code Travail francese prevede una tabella atta a determinare le compensazioni monetarie in caso in cui un dipendente venga licenziato in modo scorretto. L’attuale sistema è molto criticato dalle aziende e dalle imprese perché difficile da gestire dal momento che è un arbitrato a decidere, su considerazioni indicative relativi ad ogni settore professione, la cifra da versare al lavoratore licenziato.

Quarto punto. Per le aziende fino a 50 dipendenti sono previste meno regole e, di conseguenza, minori costi.

Quinto. I contratti a tempo determinato (Cdd) vengono “liberalizzati” dal momento che la durata ed il rinnovo di tale tipologia di contratto verrà deciso a livello di categoria e non più determinato e regolamentato da una legge statale.

L’opposizione alla riforma

Mettere mano al codice che regola il lavoro in Francia è come sacrificare una vacca sacra in India, atto politico capace di generare malumori e vive proteste sfociate anche in guerriglia urbano. La Loi El Khomri insegna sotto questo aspetto.

Nonostante il progetto di riforma sia giunto al termine di un’estate che ha registrato lo svolgimento di più di cento incontri tra sindacati – uniti e singoli – e Governo per delineare le linee della riforma, l’opposizione alla nuova legge non manca.

Su tutti spicca l’iniziativa della Confédération générale du travail (Cgt) che ha indetto uno sciopero generale per martedì 12 settembre “per i nostri diritti e le garanzie collettive”, si legge sul volantino diramato dalla sigla. Inoltre si legge che “ormai il vostro (inteso dei lavoratori) contratto di lavoro non vi proteggerà più, il datore di lavoro avrà la possibilità di sbarazzarsi di voi se non accetterete una modifica del vostro contratto di lavoro al ribasso in materia di remunerazione in rapporto all’aumento del vostro tempo di lavoro”. 

Force Ouvrière e Confédération française démocratique du travail (Cfdt) gli altri principali sindacati francesi, pur avendo manifestato scarsa soddisfazione per il progetto di riforma voluto da Macron, non aderiranno all’iniziativa della Cgt.

Per quanto riguarda, invece, le forze politiche, La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, candidato alle ultime presidenziali, ha indetto una manifestazione per il 23 settembre, occasione propizia per presentarsi ai francesi come l’anti-Macron, il politico che più di tutti è vicino alle istanze dei lavoratori di Francia.

Intanto, la riforma è stata calendarizzata e verrà adottata durante il Consiglio dei Ministri del 20 settembre. Una volta firmata dal Presidente della Repubblica,  questa entrerà in vigore immediatamente con la forma di un regolamento. Il Governo, successivamente, presenterà un progetto di legge di ratificazione delle disposizioni della riforma al Parlamento dove, avendo Macron il controllo della maggioranza, non dovrebbero sorgere intoppi all’iter riformatore.

Note

1. L’intervista è pubblicata sul numero del settimanale Le Point di giovedì 31 agosto 2017.
2. Pourquoi gouverner les Français s’ils sont ingouvernables?, Franz-Olivier Giesbert, Le Point, 31 agosto 2017, p. 7.
3. L’affermazione di Macron riprende l’espressione coniata da Valery Giscard d’Estaing negli anni ’70 che il quale vedeva nella Francia una grande potenza media.
4. Pour Pierre Gattaz, la loi travail “sera le curseur du mandat d’Emmanuel Macron, https://www.lemonde.fr/politique/article/2017/08/29/la-reforme-du-code-du-travail-et-le-budget-au-menu-de-la-rentree-du-medef_5177957_823448.html
5. La loi travail di Macron prevede all’interno delle imprese con meno di 11 impiegati la possibilità di di organizzare votazioni interne per decidere di qualsiasi argomento riguardante l’impresa. Ad oggi, infatti, queste imprese devono attenersi agli accordi di categoria non avendo al loro interno delegati sindacali.