
Dopo la grande manifestazione nazionale dello scorso dodici settembre la sinistra francese promette ancora battaglia all’esecutivo sulla riforma del codice del lavoro.
Il prossimo 21 settembre la Cgt e gli altri sindacati transalpini scenderanno di nuovo in piazza nella capitale di Parigi, dove sono attesi almeno 400 mila lavoratori. Sarà il secondo appuntamento organizzato dai sindacati e dai movimenti che si oppongono alla nuova riforma del codice del lavoro, propugnata dal Primo Ministro Édouard Philippe e dal ministro del lavoro Muriel Pénicaud.
La riforma cambierà per sempre il diritto del lavoro francese, eliminando per molti versi i contratti nazionali e la sostituzione del reintegro del lavoratore licenziato senza giusta causa con un indennizzo, in modo simile a quanto varato dal governo Renzi in Italia con il Jobs Act.
La riforma voluta fortemente dal presidente Macron, in forte crisi di consensi, ha già mobilitato le forze sindacali ai primi di settembre, portando non solo alle manifestazioni, ma anche a diversi episodi di sciopero: lunedì scorso è stata la volta dei camionisti, che sciopereranno ancora il prossimo 25 settembre, mentre toccherà ai pensionati giovedì 28 settembre. Mobilitazione anche per i funzionari pubblici che faranno sciopero il 10 ottobre.
Alle battaglie sindacali si è già affiancato da tempo Jean Luc Melenchòn, leader de la France Insoumise, che insieme ai colleghi della sinistra ha presentato nel mese di agosto un ricorso alla Corte Costituzionale francese contro la riforma del lavoro presentata dall’esecutivo.
La France Insoumise, forte di una stagione elettorale positiva (il 19,47% alle presidenziali e l’11% alle legislative) scenderà in piazza il prossimo sabato 23 settembre. Melenchòn ha in questo autunno l’occasione di rafforzare la sua leadership all’interno della Sinistra, dalla sua ha il sostegno delle fasce più giovani della popolazione francese, soprattutto tra gli studenti e i disoccupati.
Nota negativa per le forze che si oppongono alla riforma è il mancato accordo tra i Cgt e il maggiore sindacato francese, la Cfdt (Confédération française démocratique du travail), che pur essendo insoddisfatto della riforma Macron, non ha partecipato e non parteciperà, se non in alcuni settori, alle mobilitazioni organizzate dalla Cgt.