
Stamani a Gaza è avvenuto un attentato contro l’autocolonna che trasportava il premier dell’Autorità Nazionale Palestinese Rami Hamdallah e il capo dell’intelligence Majed Freij. Dapprima è esploso un ordigno collocato sul lato della strada, quindi sulle auto sono piovuti numerosi colpi di arma da fuoco. Nell’attentato, che ha provocato il ferimento di cinque persone, il premier sarebbe comunque rimasto illeso. Il tutto è avvenuto presso il valico di Beit Hanoun, e subito la responsabilità dell’attentato è stata imputata a Hamas, il movimento che controlla la Striscia di Gaza e che da anni è ai ferri corti con l’ANP guidata da Abu Mazen.
Il premier Hamdallah ha dichiarato: “C’è un grande complotto contro noi tutti. Ciò che è accaduto oggi rafforza la nostra determinazione a ottenere la riconciliazione, tornerò nella Striscia di Gaza”. La sua visita era stata programmata con cinque mesi di anticipo ed era finalizzata a visitare un impianto di desalinizzazione voluto come segno di riconciliazione fra ANP e Hamas.
Secondo Abu Mazen quello di Hamas, che comunque non ha fatto avere alcuna rivendicazione, è “un gesto vile”. Anzi, in una nota ufficiale “Hamas condanna l’attacco criminale al primo ministro palestinese Rami Hamdallah, ritenendolo un tentativo concepito per destabilizzare la sicurezza a Gaza e per far fallire gli sforzi per una riconciliazione nazionale”.
Il tutto avviene mentre si profila la lotta per la successione ad Abu Mazen, ormai anziano e le cui condizioni di salute sono in peggioramento. La successione non riguarda solo la guida dell’ANP ma anche di al-Fatah, il movimento fondato da Yasser Arafat e di cui Abu Mazen è formalmente il presidente. Il favorito sembrerebbe essere, al momento, il 55enne Nasser al-Qudwa, ex ambasciatore palestinese all’ONU e nipote di Arafat, propugnatore di una linea politica definita come “Intifada diplomatica”. L’antagonista è Mohamed Dahlan, l’ex uomo forte di al-Fatah a Gaza, sponsorizzato soprattutto dagli Emirati Arabi Uniti.
Qudwa sembra comunque in vantaggio su Dahlan, anche per via della sua esperienza in campo diplomatico, oltre che per il suo posizionarsi fra i radicali e i moderati, col vantaggio quindi di poter intercettare i consensi di entrambi. Giova poi a Qudwa l’endorsement ricevuto da Marwan Barghouti, segretario generale di al-Fatah in Cisgiordania, uomo simbolo della seconda Intifada e da anni prigioniero politico in Israele. La sua posizione rappresenta, agli occhi degli uomini di al-Fatah, quella dei 6500 palestinesi attualmente detenuti nelle carceri di Tel Aviv: un fatto indubbiamente determinante per l’ormai prossima scelta del nuovo leader di al-Fatah e dell’ANP.
A me sembra invece che ci sia di mezzo il Mossad che muove le sue pedine e lavora per dividere i palestinesi da anni.
In realtà l’unita palestinese per Israele è un pericolo.
Sarebbe l’inizio della nascita di una Palestina libera e autonoma e soprattutto non più controllata militarmente dagli israeliani,e come ultima analisi non potere più togliere terreni come ha fatto in questi 60 anni ai cittadini palestinesi.
Quindi chi sta dietro questi attentati ci vedo innanzitutto lo stato sionista.