Le dimissioni del primo ministro giapponese Fumio Kishida, annunciate ad agosto, hanno aperto una nuova fase politica in Giappone, segnata dalla nomina di Shigeru Ishiba come suo successore e dalla convocazione di elezioni anticipate per il 27 ottobre. La nuova situazione politica si inserisce in un contesto nazionale caratterizzato dal rallentamento economico, mentre aumentano le tensioni regionali in politica estera.

Fumio Kishida, in carica dal 2021, ha guidato il Giappone in un periodo di sfide difficili, inclusa la pandemia di COVID-19, le pressioni economiche globali e le crescenti tensioni geopolitiche in Asia orientale. Tuttavia, la sua leadership è stata indebolita da una serie di scandali politici che hanno coinvolto membri del suo governo e del Partito Liberal Democratico, meglio noto come Jimintō. Questi scandali, che hanno minato la fiducia del pubblico nel governo, hanno portato Kishida a decidere di dimettersi nell’agosto di quest’anno.

Le dimissioni di Kishida riflettono non solo le difficoltà di mantenere l’unità interna al partito di governo, ma anche la crescente pressione per affrontare le sfide economiche del Paese. Il Giappone si trova infatti in una situazione economica complessa, con una crescita debole, una popolazione in calo e in fase di rapido invecchiamento, e il persistente problema della deflazione. La leadership di Kishida ha cercato di rispondere a queste sfide con politiche di stimolo economico e riforme strutturali, ma i risultati sono stati giudicati insufficienti da molti osservatori.

Dopo l’annuncio delle dimissioni di Kishida, il Partito Liberal Democratico ha avviato le procedure per l’elezione di un nuovo leader. La corsa per la leadership è stata intensa, con nove candidati in competizione, tra cui Sanae Takaichi, ex ministra per la Sicurezza Economica, e Shigeru Ishiba, ex ministro della Difesa e figura di lungo corso del partito. Nessuno dei candidati ha ottenuto la maggioranza al primo turno, portando così a un ballottaggio tra Ishiba e Takaichi.

Nella sfida decisiva, Ishiba ha vinto il ballottaggio con un margine ristretto, ottenendo 215 voti contro i 194 di Takaichi. La sua vittoria è stata accolta con entusiasmo dai suoi sostenitori, che lo vedono come un politico esperto e determinato. Ishiba, 67 anni, ha infatti una lunga carriera politica alle spalle, avendo ricoperto vari incarichi ministeriali e tentato per ben cinque volte di ottenere la leadership del partito. È inoltre noto per la sua competenza in materia di difesa e sicurezza, nonché per la sua visione di un Giappone più assertivo sulla scena internazionale.

Secondo alcuni osservatori, la nomina di Ishiba a primo ministro, formalizzata il 1° ottobre dal parlamento giapponese, potrebbe segnare un punto di svolta nella politica giapponese. Ishiba ha promesso di lavorare per rendere il Giappone un Paese più sicuro e più equo, un impegno che ha ribadito nel suo primo discorso da leader. Le sue priorità includono il rafforzamento della sicurezza nazionale e una maggiore attenzione alla difesa, temi centrali della sua campagna elettorale, dettate anche dall’attuale contesto internazionale.

In particolare, Ishiba ha proposto l’istituzione di una sorta di “Nato asiatica“, una coalizione regionale per garantire la sicurezza e la stabilità in Asia, dimostrando come il nuovo primo ministro sia intenzionato a portare avanti il processo di rimilitarizzazione del Giappone, proponendosi come principale alleato degli Stati Uniti nella regione Asia-Pacifico in funzione anti-cinese, anti-russa e anti-coreana.

Oltre alle questioni di sicurezza, Ishiba dovrà affrontare una serie di sfide interne. La situazione economica del Giappone rimane fragile, con il Paese che cerca di uscire da un lungo periodo di deflazione e di bassa crescita. Da questo punto di vista, Ishiba ha criticato le politiche monetarie aggressive dei suoi predecessori e ha promesso di favorire un aumento dei salari e di promuovere riforme che possano rivitalizzare le aree rurali del Paese, colpite da una grave crisi demografica.

Un altro tema centrale del programma di Ishiba è la promozione della diversità e dell’uguaglianza di genere. Nonostante la presenza di sole due donne nel suo nuovo gabinetto, Ishiba ha espresso l’intenzione di rivedere il codice civile del XIX secolo che richiede alle coppie sposate di scegliere un unico cognome, una norma che da anni è oggetto di dibattito ma che non è mai stata riformata a causa dell’opposizione interna al Jimintō.

Una delle prime decisioni di Ishiba come primo ministro è stata quella di convocare elezioni anticipate per il 27 ottobre. Questo gesto ha suscitato critiche da parte delle opposizioni, che hanno accusato Ishiba di non dare sufficiente tempo per discutere le politiche del nuovo governo. Tuttavia, il nuovo premier ha difeso la sua scelta, sostenendo che è essenziale ottenere il mandato diretto del popolo il prima possibile per garantire la stabilità politica e poter attuare le sue riforme.

Le elezioni anticipate rappresenteranno dunque un banco di prova cruciale sia per Ishiba che per l’intero partito di governo. Sebbene il Jimintō abbia governato il Giappone quasi ininterrottamente dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, negli ultimi anni ha perso parte del suo tradizionale sostegno popolare a causa degli scandali e della percezione di stagnazione economica. Le opposizioni, sebbene frammentate, sperano di poter capitalizzare su queste debolezze per guadagnare terreno nelle prossime elezioni.

Tra le principali forze di opposizione al governo del Jimintō si colloca il Partito Comunista Giapponese (Nihon Kyōsan-tō), che alle ultime elezioni legislative, tenutesi nel 2021, ottenne oltre il 7% delle preferenze, eleggendo dieci deputati. Durante un incontro del gruppo parlamentare del partito, la presidente Tomoko Tamura ha criticato duramente Ishiba, definendo la sua decisione di sciogliere la Camera dei Rappresentanti un’azione dettata da interessi di partito piuttosto che dall’interesse nazionale. L’esponente comunista ha affermato che il Partito si prepara a una battaglia elettorale con l’obiettivo di ottenere un’avanzata significativa e di portare avanti la propria agenda politica, mirata a combattere la corruzione e a difendere i diritti dei cittadini.

Secondo Tamura, l’unica via per sradicare la politica corrotta e rispondere alle esigenze del popolo in termini di benessere e pace è attraverso un avanzamento del Partito Comunista nelle elezioni. Il programma dei comunisti giapponesi punta a una trasformazione radicale del sistema politico dell’arcipelago, che ritiene dominato da decenni di gestione monopolistica da parte del Jimintō. Inoltre, Tamura ha sottolineato la necessità di una maggiore trasparenza e di integrità politica per ripristinare la fiducia dei cittadini nel governo, e di politiche economiche più eque per affrontare la crescente disuguaglianza sociale.

La strategia del Partito Comunista Giapponese si concentra quindi sulla costruzione di un’opposizione forte e unita, capace di proporre un’alternativa valida al dominio del Jimintō.

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