Non è trascorso neanche un anno dall’insediamento dell’attuale Governo, eppure i “giallo-verdi” hanno subito e continuano a subire un numero impressionante di attacchi su quasi tutti i fronti. Da quello interno (stampa nazionale, opposizioni e Confindustria), a quello esterno (FMI, BCE, Commissione europea, stampa estera e agenzie di rating). Il motivo di tale trattamento è semplice.

L’operato del nuovo Governo ha prodotto da una parte l’inasprimento dei rapporti con le opposizioni, incattivite dai risultati degli ultimi sondaggi elettorali, e dall’altra un’inversione di rotta rispetto ai precedenti, tutti ubbidienti servitori della tecnocrazia europea. Ma come andrà a finire la storia? Riusciranno i “giallo-verdi” a terminare la legislatura senza sorprese? E in caso affermativo, come cambieranno gli equilibri politici italiani dopo le elezioni europee?

Per quanto ci riguarda, riteniamo che l’ipotesi di un ritorno anticipato alle urne, tanto cara a gran parte della stampa nazionale, sia improbabile. Infatti, sebbene Di Maio e Salvini non siano esattamente due “cime”, sono furbi abbastanza da aver compreso le regole del gioco. I due ministri sanno benissimo di non poter fare a meno l’uno dell’altro e sono consapevoli di essere complementari. Pertanto, al di là delle fisiologiche schermaglie, delle provocazioni reciproche, delle gare, come si dice in politica, a “chi ce l’ha più duro”, riusciranno a trovare la quadra quando occorrerà.

Volendo fare una previsione per il futuro prossimo, soltanto un consenso del 40% consentirebbe al Movimento Cinque Stelle di governare da solo, ma il raggiungimento di tale percentuale è un compito tutt’altro che semplice per un singolo partito.

Per quanto riguarda la Lega invece, occorre considerare quanto segue. Dalle ultime elezioni politiche ad oggi, sembrerebbe che il partito di Salvini abbia guadagnato all’incirca una quindicina di punti percentuali, passando così dal 17% al 32%. Contemporaneamente, il Movimento Cinque Stelle ne avrebbe persi 12, Forza Italia 5, mentre il PD ne avrebbe guadagnati all’incirca 4. Infine, Fratelli d’Italia è pressoché stabile.

Dall’analisi di tali risultati è possibile affermare  che la somma dei voti dei pentastellati e di Forza Italia sia andata a finire alla Lega; però, essendo preponderanti i primi, se ne deduce che circa il 70% dei nuovi consensi del Carroccio siano di stampo anti-berlusconiano, il che porta a concludere che se oggi Salvini rompesse con Il Movimento e si alleasse con Berlusconi e la Meloni, molto probabilmente perderebbe una decina di punti percentuali, portando dunque la coalizione di centro-destra agli stessi livelli delle elezioni di Marzo 2018.

Risultato? Neanche la coalizione di centro-destra non riuscirebbe a governare il paese. Consentiteci una stoccata a Berlusconi e Meloni. Quando i due esponenti di centro-destra invitano Salvini a rompere con il Movimento per tornare all’interno della coalizione, nella speranza di governare tutti assieme, dimenticano forse che l’attuale 32% della Lega non è una percentuale “blindata”, ma che almeno una decina di punti percentuali sono fluttuanti. Trattasi infatti dell’elettorato indeciso, di quello che non ha una coscienza politica ben definita, di quello che si posiziona a seconda di come tira il vento. Insomma, un elettorato estremamente variegato, ma accomunato da un forte sentimento anti-berlusconiano. Ciò significa dunque, che chi oggi invita Salvini a “ritornare all’ovile”, si ritroverebbe con un pugno di mosche in mano qualora ciò avvenisse realmente. E l’esito delle elezioni europee, non dovrebbe modificare significativamente gli equilibri della politica italiana.

Volendo azzardare una previsione sul lungo periodo, è immaginabile che da qui in futuro la somma dei consensi del Movimento e della Lega non sia destinata a cambiare significativamente, almeno fino a quando non si verificherà l’unico evento in grado di cambiare profondamente gli equilibri in seno al centro-destra. Ovvero, l’uscita di scena definitiva di Silvio Berlusconi. L’unico evento in grado di cambiare il corso delle cose. A quel punto Forza Italia non avrà più senso di esistere, l’elettorato si sentirà perduto e i relativi voti andranno a rimpinguare quasi totalmente la Lega, e in misura minore anche Fratelli d’Italia. Solo allora, se Salvini sarà stato così bravo da preservare l’attuale 32% del suo partito, anche solo con un 6% in più, da sommare ovviamente ai voti di Fratelli d’Italia, riuscirebbe a superare la fatidica soglia del 40%, dando vita così ad una nuova era politica. Come cantava Rino Gaetano, “chi vivrà, vedrà”.