
C’è una tradizione, presso gli ungheresi in Italia, che è purtroppo ignota al nostro popolo. Diciamo “purtroppo” perchè questa tradizione sottolinea invece i profondi legami fra l’Italia e l’Ungheria, risalenti fino al Medioevo e poi ribaditi e rafforzati dalla comune esperienza del Risorgimento.
Ogni 15 marzo, infatti, la comunità ungherese si riunisce a Roma, sul Gianicolo, per onorare la memoria del generale garibaldino ungherese Istvàn Turr. L’usanza, formale ma sentita, è di deporre una corona d’alloro ai piedi del busto del grande patriota, così importante tanto per la storia ungherese quanto per quella italiana, alla presenza dell’ambasciatore dell’Ungheria. Così è stato anche quest’anno, lo scorso 15 marzo.
Dopo la lettura di un messaggio augurale inviato per l’occasione dal primo ministro Viktor Orban agli ungheresi, l’ambasciatore Péter Paczolay ha tenuto un suo breve discorso, dove però ha elencato le virtù ed il valore di Istvàn Turr e i legami fra la terra italiana e quella ungherese. Queste le sue parole:
“L’essenziale è ricordare l’amicizia italo-ungherese, la lotta comune per la libertà. Italiani per la libertà degli ungheresi ed ungheresi per la libertà degli italiani. Il busto di István Türr nella fila dei comandanti garibaldini rappresenta per l’appunto gli ungheresi che combattevano per l’indipendenza e l’identità statale dell’Italia. Infatti, in questo parco di statue sono erette le statue di eroi come Goffredo Mameli che nel 1847 scrisse la poesia che oggi è l’inno italiano. Mameli è caduto nel giugno del 1849 durante le battaglie condotte per la Repubblica Romana, all’età di 22 anni. Compiendo in tal modo quello che affermava: “siam pronti alla morte”.
István Türr è ancora di più da considerare un eroe della solidarietà ungherese perché non ha partecipato alla guerra d’indipendenza ungherese, ma fino al gennaio del 1849 era tenente nell’esercito austriaco che stanziava in Italia. Allora era passato all’esercito piemontese, diventando successivamente un compagno di battaglia diretto di Garibaldi. Assieme a numerosi tenenti ungheresi divennero i pilastri dello Stato italiano indipendente. Possiamo essere orgogliosi del fatto che gli ungheresi, così fieri del loro amore per la libertà e del loro patriottismo, abbiano servito queste idee anche sul territorio italiano. Egli avrebbe avuto un ruolo decisivo nella nuova battaglia che doveva essere avviata per l’indipendenza ungherese, la quale infine andò in frantumi, e la situazione dell’Ungheria si stabilizzò con il cosiddetto “Compromesso” austro-ungarico. Dopo l’attuazione del Compromesso, Türr tornò in Ungheria.
Il suo esempio sia per noi di stimolo anche oggi, e ci metta in guardia sul fatto che l’amicizia tra il popolo ungherese e italiano è un valore che non possiamo sacrificare per difficoltà e controversie politiche; al contrario, dobbiamo cercare risposte comuni alle sfide, con amicizia e comprensione. Per questo, il 15 marzo, nel giorno della nascita dell’Ungheria civica, oltre a commemorare la nostra patria, onoriamo anche la causa italo-ungherese. Nel febbraio del 1848 il politico e poeta Terenzio Mamiani della Rovere ha formulato benissimo questo principio nel suo manifesto indirizzato agli ungheresi: “L’Italia e l’Ungheria non che vivere da amiche, debbono giovarsi e schermirsi reciprocamente” – così come venne citato da Magda Jászay, eccellente ricercatrice dei rapporti italo-ungheresi, in una delle sue opere di base.
Abbiamo deposto la nostra corona di alloro davanti al busto di István Türr all’insegna della libertà ungherese e dell’amicizia italo-ungherese”.
Buona e opportuna iniziativa.
Se volete saperne di più sfogliate la pagine del blog “amicizia-italo-ungherese.blogspot.it” (maggio 2013 – ottobre 2015).
Grazie.
Giuseppe Dimola