Ore 21.00 – Salvini: “Prima gli italiani, il loro diritto al lavoro, alla sicurezza e alla felicità. Abbiamo lavorato per settimane, giorno e notte, per far nascere un governo che difendesse gli interessi dei cittadini italiani. Ma qualcuno (su pressione di chi?) ci ha detto No. Mai più servi di nessuno, l’Italia non è una colonia. A questo punto, con l’onestà, la coerenza e il coraggio di sempre, la parola deve tornare a voi!”, scrive il leader della Lega su Facebook.
Ore 20.30 – Di Maio: “Abbiamo capito che in Italia il voto è inutile, decidono i mercati e i paesi stranieri. Ma non finisce qui”.
https://www.facebook.com/LuigiDiMaio/videos/1721102037926335/
Ore 20.30 – Mattarella: “Ho richiesto un’attenzione particolare per alcuni ministri, ci sono da tutelare i risparmi delle aziende e degli italiani”.
Ore 20.10 – Conte: “Ringrazio il presidente Mattarella che mi ha conferito l’incarico lo scorso 23 maggio, ringrazio anche Lega e Salvini che hanno fatto il mio nome per il governo”.
Ore 20.00 – Naufragato il governo Conte. L’avvocato designato da Lega e Cinque Stelle ha sciolto la riserva negativamente. È quanto comunicato dal Segretario del Quirinale, Ugo Zampetti. Attesi Conte e Mattarella in conferenza stampa.
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E’ una domenica cruciale per la nascita del nuovo governo. Dopo giorni di turbolenze e di voci spesso contrastanti, si potrà finalmente capire in che modo il Capo dello Stato intende esercitare le sue prerogative e che valore il Quirinale attribuisce all’ampio consenso elettorale raccolto da Movimento Cinque Stelle e Lega alle elezioni del 4 marzo. Il presidente della repubblica, Sergio Mattarella, riceverà il presidente del Consiglio incaricato, Giuseppe Conte, alle 19.
Sia Matteo Salvini che Luigi Di Maio sono stati a colloquio con il presidente della Repubblica nel pomeriggio, prima della convocazione di Conte al Quirinale.
“Sono soddisfatto del lavoro fatto, andrò al Quirinale con la migliore squadra di governo possibile. E ci sarà Savona”, ha detto Conte, in una domenica di lavoro e contatti telefonici continui con Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Il nodo principale continua ad essere costituito dal ministero dell’Economia che Lega e M5S vorrebbero affidare all’esperto economista Paolo Savona.
L’ipotesi di spacchettamento del ministero di via XX Settembre, dividendolo tra Finanze e Tesoro, trapelata nelle scorse ore, è stata respinta con fermezza dal segretario del Carroccio che ha inviato un messaggio chiarissimo al Quirinale: “Se salta tutto, ci sarà una frattura tra il popolo italiano e i palazzi”.
Salvini ha ribadito la sua intenzione di non arrendersi attraverso twitter: “Io fino all’ultimo non mi arrendo!”.
Buona domenica Amici.
Chi si ferma è perduto, io fino all’ultimo non mi arrendo!#Primagliitaliani. pic.twitter.com/s3ChvFv2kR— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) May 27, 2018
Il professor Savona ha chiarito le sue posizioni, affidando un comunicato al sito scenarieconomici.it.
“Non sono mai intervenuto in questi giorni nella scomposta polemica che si è svolta sulle mie idee in materia di Unione Europea e, in particolare, sul tema dell’euro, perché chiaramente espresse nelle mie memorie consegnate all’Editore il 31 dicembre 2017, circolate a stampa in questi giorni, in particolare alle pagine 126-127”, scrive Savona.
L’economista le riassume, per rispetto verso le Istituzioni:
– Creare una scuola europea di ogni ordine e grado per pervenire a una cultura comune che consenta l’affermarsi di consenso alla nascita di un’unione politica…..
– Assegnare alla BCE le funzioni svolte dalle principali banche centrali del mondo per perseguire il duplice obiettivo della stabilità monetaria e della crescita reale…..
– Attribuire al Parlamento europeo poteri legislativi sulle materie che non possono essere governate con pari efficacia a livello nazionale,…..
– Conferire alla Commissione Europea il potere di iniziativa legislativa sulle materie di cui all’art. 3 del Trattato di Lisbona…..
– Nella fase di attuazione, prima del suo scioglimento, assegnare al Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo compiti di vigilanza sulle istituzioni europee per garantire il rispetto degli obiettivi e l’uso dei poteri stabiliti dai nuovi accordi.
“Per quanto riguarda la trasposizione di questi miei convincimenti nel programma di Governo, aggiunge il professore osteggiato dal Colle e da Bruxelles, non posso che riferirmi al contenuto del paragrafo 29, pagine 53-55, del Contratto stipulato tra la Lega e il M5S, nel quale vengono specificati gli intenti che verranno perseguiti dal Governo che si va costituendo “alla luce delle problematicità emerse negli ultimi anni”; queste inducono a chiedere all’Unione Europea “la piena attuazione degli obiettivi stabiliti nel 1992 con il Trattato di Maastricht, confermati nel 2007 con il Trattato di Lisbona, individuando gli strumenti da attivare per ciascun obiettivo” che nel testo che segue vengono specificati”.
E ancora: “Anche per le preoccupazioni espresse nel dibattito sul debito pubblico e il deficit il riferimento d’obbligo è il paragrafo 8 di pagina 17 del Contratto in cui è chiaramente detto che “L’azione del Governo sarà mirata a un programma di riduzione del debito pubblico non già per mezzo di interventi basati su tasse e austerità – politiche che si sono rivelate errate ad ottenere tale obiettivo – bensì per il tramite della crescita del PIL, da ottenersi con un rilancio della domanda interna dal lato degli investimenti ad alto moltiplicatore e politiche di sostegno del potere di acquisto delle famiglie, sia della domanda estera, creando condizioni favorevoli alle esportazioni”.
“Spero di aver contribuito, conclude Savona, a chiarire quali sono le mie posizioni sul tema dibattuto e quelle del Governo che si va costituendo interpretando correttamente la volontà del Paese. Sintetizzo dicendo: Voglio un Europa diversa, più forte, ma più equa”.
A favore del Colle interviene la Chiesa, con un’ingerenza inaccettabile per toni e tempismo che dovrebbe sollevare critiche e prese di posizione.
Monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della conferenza episcopale italiana (Cei), lancia addirittura un monito: “Ho fatto fatica in questi 83 giorni a distinguere il dialetto pre-elettorale, che ci sta tutto, dalla grammatica semplice ma impegnativa della Costituzione. Troppe volte ho visto confondere l’una con l’altra, ho visto attribuirsi prerogative che la Carta non prevede. Mi sono dovuto informare per capire fin dove si possono dare diktat, e fino a che punto invece si dovrebbe dare il buon esempio”.
“Non è solo il problema del professor Savona, ha rincarato la Galantino, ma è il clima che mi preoccupa. Quando si perde il desiderio di confrontarsi ragionevolmente su quello che oggi è necessario in questo tipo di Europa, e si considera ciò che è stato fatto tutto da buttare, rischiamo di mettere l’Italia in una situazione difficile da recuperare”.
Contro Salvini e Di Maio, si è espresso anche Marco Tarquinio, nell’editoriale di prima pagina sull’Avvenire, intitolato “Oltre l’assurdo assedio”, in cui auspica che Salvini e Di Maio ritrovino il “senso del limite indispensabile per governare”.
“Nessun leader degno di questo nome e di una decente democrazia, scrive Tarquinio sul quotidiano della Cei, può permettersi di tentare di imporre, con una sorta di tonante e assurdo ‘assedio’ al Quirinale, le sue pretese riguardo a decisioni e nomine”.