Orbene, abbiamo sentito e letto le dichiarazioni dei vari capi politici e delle loro rispettive delegazioni, sia in sede di consultazioni al Quirinale che fuori. Tutti favorevoli, o quasi: non solo il PD, ma anche i 5 Stelle e, udite udite, anche la Lega. Mettiamoci un po’ d’altri voti e parlamentari sparsi, ed il gioco è fatto: la maggioranza, almeno nelle intenzioni, c’è.
E allora tocca riconoscere che, se dovesse nascere (e a questo punto avrebbe la strada quasi spianata), un governo Draghi avrebbe segnato degli importanti risultati già in partenza: innanzitutto, dopo il M5S già satellizzato e messo sotto controllo dal PD col Conte bis, adesso pure la Lega finirebbe di fatto per fare la stessa sorte, rinunciando così al suo frasario “euroscettico” che tanto anche in passato era più decantato che reale.
Lo stesso varrebbe, va da sé, con Forza Italia, soggetto politico del resto minore (diversamente dalla Lega, che fino ad oggi ha costituito il principale partito dell’opposizione cosiddetta “sovranista”), e che già da tempi non sospetti ha fatto di tutto per omologarsi ai “desiderata” dell’UE come provato anche dal ruolo europeo avuto da Tajani, dalle numerose dichiarazioni rilasciate nel corso del tempo da Berlusconi, dai suoi passati “flirt” con le maggioranze sinora esistite, tanto che costituiva comunque una pur sempre preziosa “voce fuori dal coro” del centrodestra sovranista-populista a trazione Lega.
Resterebbe fuori, a recitare un ruolo già precedentemente “concordato” con gli altri, solo Fratelli d’Italia, come contenitore del dissenso e, per la sua immagine goffamente e comicamente “fascistoide” (pur senz’aver ormai più neanche un solo cromosoma del vecchio Fascismo e men che meno di quella sua ombra ed imitazione che voleva essere, senza chiaramente riuscirvi, il MSI “ghetto” della Prima Repubblica) persino come diretta od indiretta “fonte di legittimazione” dello stesso governo Draghi così come della “maggioranza-ammucchiata” che lo sostiene.
Se così dovesse andare, dunque, si tratterebbe d’un brillantissimo risultato politico ottenuto da quel vasto mondo che va dal Quirinale ai partiti di governo fino ai tanti soggetti sociali e media “amici”, e così via. Nulla vieterebbe, successivamente, anche un Draghi al Quirinale, non appena ve ne fossero i tempi e i modi (e le necessità): e possiamo tutti facilmente immaginare che, prima o poi, ci saranno.