Si scrive salvataggio ma si legge cappio della Troika attorno al collo della Grecia. Dopo mesi di negoziati il paese ellenico ha raggiunto un accordo preliminare con i suoi creditori europei e il Fondo monetario internazionale.
Si conclude così la seconda revisione del programma di salvataggio da circa 85 miliardi di euro concordato nell’estate del 2015 e il Paese si prepara a ricevere la terza tranche di aiuti, da 7,4 miliardi di euro, con cui a luglio dovrà rimborsare 7 miliardi di euro di debito ai suoi creditori (Ue, Bce e Fmi).
Le misure contenute nell’accordo (che prevedono un taglio drastico delle pensioni del 9 per cento e l’abbassamento della soglia di esenzione fiscale dagli attuali 8.636 euro a una fascia compresa tra i 5.700 e i 6mila euro) dovranno ora essere approvate dal Parlamento greco entro la metà di maggio. Il governo greco nelle scorse settimane aveva deciso ulteriori tagli alla spesa pubblica per 3,6 miliardi di euro da attuare nel 2019 e nel 2020.
“Abbiamo la fumata bianca, si è giunti a un accordo su tutti i temi”, ha dichiarato il ministro delle Finanze ellenico, Euclides Tsakalotos, al termine dell’incontro, durato quasi 12 ore, con rappresentati di Ue, Bce, Meccanismo europeo di stabilità e Fmi, durato quasi 12 ore.
Il ministro ha precisato che rimangono in sospeso le negoziazioni sulla sostenibilità e l’eventuale riduzione del debito, dei quali si parlerà quando verrà definito l’obiettivo di avanzo primario a partire dal 2018. L’Eurogruppo che si terrà a Bruxelles il prossimo 22 maggio dovrà dare il via libera all’intesa. Entro metà maggio le misure dovranno essere approvate dal Parlamento.
“E’ ora di voltare pagina, chiudendo questo capitolo dell’austerità, che è stato lungo e difficile per il popolo greco”, ha commentato il commissario europeo agli Affari economici e finanziari Pierre Moscovici.
“Con questo accordo, continua Moscovici, ora dobbiamo scrivere una nuova storia di stabilità, lavoro e crescita per la Grecia e l’Eurozona nel suo complesso. Questa seconda revisione è strategica per la Grecia, poiché non solo mantiene le promesse su riforme di importanza capitale per modernizzare l’economia ellenica, ma assicura anche un percorso di bilancio sostenibile per gli anni a venire, oltre il programma dell’Esm. Sta ora a tutti i partner raggiungere un’intesa sulla questione del debito greco nelle settimane a venire”.
Prima dell’intesa però ci sono state nuove proteste ad Atene. Nella giornata di ieri, centinaia di persone sono scese in strada nel centro della capitale rispondendo alla convocazione del principale sindacato del settore privato, Gsee, e di quello del settore pubblico, Adedy, per protestare contro le misure previste dall’accordo. Anche altre organizzazioni sindacali come Pame, così come la sinistra extraparlamentare, hanno richiamato centinaia di persone nel centro della capitale. Uno sciopero generale è stato indetto per il 17 maggio.
Il partito Nuova democrazia (Nd) si opporrà in Parlamento al “quarto memorandum” con i creditori internazionali. Lo ha affermato il leader del principale partito di opposizione greco, Kyriakos Mitsotakis.
“Spiegheremo, aggiunge Mitsotakis, che il governo ha concordato un quarto memorandum senza finanziamenti aggiuntivi ma con misure permanenti del 2 per cento del Pil e obiettivi elevati di avanzo primario”.
Secondo quanto sottolineato dal leader di Nd, i nuovi impegni presi non prevedono garanzie sull’alleggerimento del debito e sulla partecipazione della Grecia al programma di quantitative easing della Banca centrale europea (Bce).
“Il costo delle misure raggiungerà i 12,5 miliardi di euro”, spiega Mitsotakis.
Anche il partito centrista To Potami ha criticato duramente il nuovo accordo raggiunto tra il governo del premier Alexis Tsipras e creditori internazionali.
Il governo Tsipras, di fatto, ha ceduto nuovamente su tutti i punti imposti dalla Troika. Il quarto memorandum, oltre all’ulteriore taglio alle pensioni (in media del 9% ma fino al 18%), prevede un altro aumento delle tasse, le aperture domenicali dei negozi e la possibilità per i supermarket di vendere i farmaci senza prescrizione (cosa molto gradita alla grande distribuzione).
Il leader eletto al grido di “La Troika è morta”, “Sconfiggeremo l’austerità”, “La parola passa al popolo”, “Vince la democrazia”, ha dato ancora una volta il suo assenso ad un accordo che non porta alcun beneficio e schiaccia il ceto medio e i tantissimi poveri del suo paese.