Per Grillo sembrava fatta: dopo la votazione sul sacro blog – che con maggioranza bulgara aveva certificato la volontà della base di passare con l’eurogruppo dei liberali, europeisti e russofobi guidati da Guy Verhofstadt  – nulla in teoria avrebbe potuto impedire il matrimonio fra i grillini e l’ALDE.

E invece, come ormai tutti sanno, i liberali hanno bocciato l’ingresso dei grillini, ufficialmente perché non abbastanza europeisti. Così Grillo è stato costretto a tornare da Farage con la coda fra le gambe, implorando di essere riammesso nell’EFDD. Farage l’ha concesso, a patto che cadesse la testa di David Borrelli e che Grillo s’impegnasse seriamente contro la UE e l’euro.

Il Movimento, già spaccato dalla decisione improvvisa di Grillo  di far votare la scelta fra restare nel EFDD guidato da Farage, entrare nel gruppo misto o passare con l’ALDE, ne è uscito a pezzi, con la base in rivolta, e alcuni esponenti che hanno lasciato, o stanno per lasciare, il partito-non-partito.

L’europarlamentare Marco Affronte infatti è passato al gruppo dei Verdi. Secondo il Corriere della Sera, sarebbero tre o più i grillini disposti a seguire la strada di Affronte. Che, nel comunicare la propria decisione, ha spiegato: “Decisione sofferta, ma non ci sono più le condizioni per restare”. L’eurodeputato ha anche detto di non sapere quanti altri seguiranno la sua strada e di non temere di dover pagare una penale. I 5 Stelle, infatti, prevedono multe per chi non rispetta l’orientamento del movimento, formalmente stabilito dal “Web” ma nei fatti nelle mani di Grillo e di Casaleggio.

La penale ammonta a 250 mila euro, da pagare solo se Affronte venisse ritenuto gravemente inadempiente, cosa probabile.

Fra i possibili transfughi, viene fatto il nome di Dario Tamburrano, da sempre a favore di un ingresso nei Verdi. Lo stesso Tamburrano, tuttavia, su Facebook ha smentito , seppure indirettamente. “Crisi finalmente verso ‘risoluzione’. Grazie per avermi sostenuto in queste lunghissime e durissime giornate […] “Nonostante tante, tantissime differenze e momenti di instabilità, l’EFDD ci ha permesso in questi anni di realizzare molte, moltissime cose. Speriamo di non avere altri intoppi. Di certo Nigel Farage, che da molti viene additato come un mostro, si è dimostrato un vero Lord.”

Pare che Verhofstadt si sia mosso verso Grillo spinto dal desiderio di averne in cambio il voto dei suoi 17 europarlamentari, quando si tratterà di eleggere il nuovo Presidente dell’europarlamento, anche se i candidati più forti sono Pittella per i “Socialisti” e Tajani per i “Popolari.”

La trattativa era nata con l’appoggio di Davide Casaleggio e del suo uomo a Bruxelles, David Borrelli.

Del resto, le alternative erano poche:  i Verdi, da sempre contrari, oppure l’ENF della Le Pen. Ma in quest’ultimo caso, Grillo avrebbe dovuto fare un cambio di rotta che l’avrebbe ulteriormente allontanato dalle stanze del potere, europeo e italiano. E questo a Grillo non sta bene. Quindi, “Franza o Spagna purché si magna!” e via alla conquista dell’ALDE.

Inoltre, solo nel 20% dei casi le scelte dei grillini in Europa erano in linea con quelle degli altri membri dell’EFDD, mentre il 50% lo erano con quelli dell’ALDE e ben il 70% con quelle dei Verdi, non a caso la prima scelta di Grillo, venuta meno per i continui rifiuti da parte dei Verdi.

Fallita l’impresa, dato che per formare un gruppo servono 25 deputati, provenienti da almeno un quarto dei Paesi membri, il ritorno da Farage è una scelta obbligata; l’alternativa, e cioè entrare nel Gruppo Misto, porterebbe meno soldi nelle casse dei 5 Stelle.

In mattinata, c’è stata la telefonata fra il leader dell’UKIP, e Beppe Grillo.

Farage: “Continueremo a lavorare insieme nel gruppo EFDD. Sono felice di dire che tutte le divergenze con il movimento di Beppe Grillo sono state risolte in maniera amichevole”.

In serata sul blog il commento del comico genovese: “Abbiamo rinnovato l’accordo, rinunciando alla carica della co-presidenza che fino ad oggi è stata occupata da David Borrelli“.

I grillini quindi rientrano, ma devono pagar pegno. Grillo promette anche di continuare le consuete battaglie sul “ruolo della moneta unica”, sugli “assurdi trattati internazionali come il TTIP” e sul “superamento del regolamento di Dublino.”

Come simili promesse possano essere prese sul serio, dopo un tale, doppio voltafaccia, resta un mistero. Ma probabilmente Farage conta sull’avidità e sul risentimento grillino nei confronti dell’ALDE, per spingerli a votare di più come il resto dell’EFDD.

D’altro canto, la fuoriuscita dei grillini avrebbe lasciato l’EFDD con soli 27 europarlamentari: di soli due sopra la fatidica soglia dei 25 necessari per poter mantenere un gruppo autonomo.

Sul sacro blog, Grillo va all’attacco a Verhofstadt – “Un intero sistema ha tremato. Verhofstadt, che oggi si propone come negoziatore per la Brexit, dovrebbe solo vergognarsi, perché da meschino si è piegato alle pressioni dell’establishment. Fallito l’accordo con il gruppo ALDE, abbiamo rispettato la volontà espressa dalla rete applicando la seconda scelta più votata dai certificati: rimanere nel gruppo EFDD. Le carte fatte circolare non ci appartengono, non abbiamo firmato nessun contratto, si tratta di un elenco di punti comuni e di contrasto. E ringrazia David Borrelli per aver “portato avanti una trattativa per cercare di rendere più efficace la realizzazione del nostro programma, che continueremo a portare avanti in EFDD.”

Farage: “I matrimoni finiscono ma si possono anche ristabilire, se chi ha tradito, paga.”

“Il nostro programma non cambia di una virgola e non sarebbe cambiato con l’ingresso in un altro gruppo”, ribadisce Grillo. “Continueremo a combattere in Europa.”

Il primo punto critico riguarda l’Euro “un sistema che ha generato surplus a favore della Germania. La moneta unica deve essere sottoposta a un referendum popolare.”

E qui conviene fare il punto: Grillo continua a ripetere di volere il referendum sull’euro. Ora, a parte il fatto che in Italia tale referendum verrebbe bocciato, in quanto incostituzionale, resta la domanda: se i 5 Stelle giurano che il loro programma non cambia di una virgola, come pensavano di portare avanti la lotta contro l’euro, all’interno dell’ALDE, composto da gente per il quale la moneta unica è un dogma?

O loro intendono davvero portare avanti tale battaglia, e quindi la scelta dell’ALDE era comunque un errore gravissimo, oppure la polemica contro l’euro serviva solo a captare il malcontento popolare e, adesso, a comprarsi il perdono di Farage. In quest’ultimo caso, c’è da dubitare seriamente della volontà dei grillini di lasciare la moneta unica o anche solo di provare a ridurre l’influenza della Germania sul resto dell’Europa.

Ma andiamo avanti.

Gli altri punti riguardano gli “assurdi trattati internazionali come il TTIP, il CETA e il conferimento del MES alla Cina, nonché il superamento del regolamento di Dublino.”

Inutile dirlo, l’ALDE è favorevolissima al TTIP che però per fortuna è avversato fortemente da Trump, quindi è più che probabile che salti definitivamente. Idem per il CETA, la versione “canadese” del TTIP, recentemente approvato.
Quindi, di nuovo: o Grillo intendeva portare avanti queste tematiche all’interno dell’ALDE, e allora non si capisce bene come mai si arrabbi per la bocciatura, oppure si tratta di fumo negli occhi che, eventualmente, potrebbe comunque portare a risultati concreti, non fosse altro che adesso saranno dei “sorvegliati speciali” all’interno dell’EFDD.

Il rifiuto del conferimento del MES, cioè dello status di economia di mercato per la Cina, e quindi la fine del protezionismo ai danni di Pechino, invece, è uno dei cavalli di battaglia trasversali  del vasto fronte anticinese all’interno dell’Europarlamento.

Gli altri due punti sono altrettanto interessanti: no alle sanzioni alla Russia e no agli OGM.

Se l’ultimo punto è tipico delle forze della sinistra radicale, quale in fondo è lo stesso Movimento 5 Stelle, il primo è sì in linea con la posizione di Farage – e di Trump, del resto grande amico dello statista inglese – ma, ancora una volta, in stridente contrasto con la russofobia dell’ALDE, in particolare del suo leader, che ha definito Putin un dittatore e la Russia una nazione totalitaria.

Inutile dire, che nell’ALDE, con queste posizioni, non sarebbero durati un mese.

Tuttavia, da quanto si legge in giro, molti grillini difendono il proprio capo a prescindere e, senza la bocciatura a sorpresa (ma mica tanto) da parte degli europeisti, magari li avremmo visti sventolare la bandiera della UE.
Segno questo che l’abilità di Grillo, la sua forza e, allo stesso tempo, la sua debolezza, risiedono nell’aver creato uno zoccolo duro di seguaci che lo seguono con zelo religioso.

Basterà questo zoccolo duro a evitare il naufragio della scricchiolante nave a 5 Stelle? È presto per dirlo, ma cresce la sensazione che Grillo sia non solo un opportunista, ma che per di più navighi a vista. E gli oceani di questa pazza Europa sono pieni di scogli a pelo d’acqua.

Massimiliano Greco