Lunedì scorso, su testate informative specializzate in questioni aeronautiche e politiche della Difesa, é emerso il risultato di un duello aereo simulato a corto raggio tenutosi sul poligono aereo del Pacifico, vicino alla base californiana di Edwards, una delle principali installazioni dell’USAF sulla Costa Ovest degli Stati Uniti. Il test si é tenuto più di sei mesi fa ma, fino ad adesso, i risultati erano rimasti coperti dal più stretto riserbo e hanno avuto libera circolazione solo nelle ultime 48-72 ore.

Dopo i primi rilanci e commenti anche alcune testate generaliste hanno ripreso la notizia, nei suoi aspetti più esteriori e sensazionalistici, annunciando alle rispettive platee di pubblico che il nuovo cacciabombardiere multiruolo che dovrebbe entrare nell’aviazione, marina e corpo dei marines a stelle e strisce e nelle armi aeree e nelle marine di oltre una dozzina di ‘alleati’ e stati clienti di Washington non é riuscito a sconfiggere nella tenzone simulata un F-16, uno dei modelli di aereo che sarebbe più spesso chiamato a rimpiazzare.

Frutto del talento ingegneristico di Pierre Sprey, l’F-16 ‘Falcon’ é stato un apparecchio molto ‘odiato’ e ostacolato in patria, visto che venne marginalizzato nella corsa agli ordini come nessun altro modello della ‘teen series’ (che comprendeva F-14, F-15, F-18) e utilizzato solo da poche squadriglie dell’Air Combat Command, del Comando Educazione e Addestramento, della Guardia Nazionale Aerea e da squadriglie dislocate al tempo della Guerra Fredda in teatri secondari come Sudkorea, Italia e Turchia. Mentre F-14, F-15 e F-18 facevano la parte del leone negli anni ’80 e ’90 con tanto di apparizioni in roboanti ‘kolossal’ hollywoodiani come Top Gun e Independence Day il semplice, efficace, affidabile F-16 veniva acquistato in grandissimo numero da Belgio, Olanda, Danimarca, Portogallo, Turchia, Grecia, Egitto, Bahrein, UAE, Oman, Giordania, Pachistan, paesi fin troppo ansiosi di garantirsi con poca spesa un aeroplano che non sfigurava rispetto ai più costosi ‘fratelli’ e poteva benissimo dire la sua contro un MiG-29.

Il fatto che Sprey sia stato fin dall’inizio uno dei più determinati ed espliciti accusatori del programma F-35 potrebbe avere avuto persino un qualche ruolo per la scelta del suo F-16 come ‘bandito’ per la simulazione di combattimento ravvicinato.

Alcuni dei commentatori dei media mainstream si sono dilungati nel denunciare che l’F-35A non sia riuscito a battere “un aereo degli anni ’70” nell’esercizio di combattimento, ma questa é un’affermazione esagerata: l’F-16 deriva da un concorso lanciato nel 1972 e conclusosi definitivamente nel 1974-75, ma sue versioni successive sono state elaborate fino al 2012 e, nelle ultime configurazioni, riescono a produrre prestazioni da “Quarta Generazione Migliorata” o “Quarta Generazione e Mezzo”, se l’F-35 (non ancora al termine della sua lunghissima gestazione preparatoria) si fosse trovato a soccombere di misura di fronte a un avversario proveniente dall’ultima incarnazione migliorata di un jet con illustrissimi precedenti come il ‘Falcon’, la cosa avrebbe potuto avere un senso e venire razionalizzata come una ‘febbre infantile’ di un progetto ancora in fase di miglioramento.

A leggere attentamente il rapporto dell’esercitazione si scopre che la versione dell’F-16 scelta per il confronto é stata la F-16C Block 40, cioé una elaborazione datata 1988, non proprio “l’ultimo grido”, ma certo nemmeno “un aereo degli Anni Settanta”, eppure, poche righe dopo, é possibile venire al corrente di un dettaglio che fa letteralmente inorridire qualunque medio conoscitore di questioni aeronautiche e mette la defaillance dell’F-35A in una sua unica e speciale categoria dei ‘cilecca’ dell’aviazione a getto.

L’F-16C Block 40 che ha avuto la meglio sull’F35A, infatti, per esplicita decisione degli estensori dell’esercitazione volava con i serbatoi ausiliari di carburante ancorati alle ali, mentre l’F-35 era in configurazione ‘pulita’, senza alcun carico subalare e persino con le baie interne delle armi vuote (così la potenza del motore poteva esprimersi al meglio).

Praticamente, era come se l’F-35 fosse stato un boxeur mandato sul ring a confrontarsi con uno sparring partner non solo più vecchio, ma addirittura bendato e con un braccio legato dietro la schiena: chiunque conosca un po’ il mondo dell’aviazione militare sa benissimo che la prima cosa che i piloti da caccia fanno quando devono confrontarsi in combattimento con un nemico a corto raggio é abbandonare immediatamente tutti i carichi subalari visto che la penalità aerodinamica che essi impongono é talmente grave da compromettere qualunque chance di successo nel ‘dogfight’. L’F-16 del 1988 ha tenuto le ali cariche degli ingombranti ‘confettoni’ che a ogni manovra rallentavano e rendevano più goffo il suo volo, eppure ha comunque trionfato.

Questo risultato ha del disastroso almeno quanto l’ormai ‘famigerato’ wargame del 2008 dove gli esperti della RAND simulando una battaglia aerea sul Mar della Cina videro dalle loro matrici di calcolo fuoriuscire un esito catastrofico nel quale centinaia di F-35 ed F-18 (la ‘forza blu’ della manovra) erano stati cancellati dal cielo virtuale in poche ore di combattimento contro i jet cinesi derivati dai Sukhoi sovietici e russi.

Il solo fatto che l’F-16 fosse aerodinamicamente ‘zavorrato’ dai due serbatoi ausiliari vuol dire che chi aveva ordinato l’esercitazione già teneva in conto un pessima performance dell’F-35A (che, si noti, é considerato il più agile e manovrabile dei modelli in preparazione: la versione -B per il lancio da portaerei e la versione -C a decollo verticale per i marines dovrebbero essere anche peggiori) e perciò aveva optato per la pratica scorretta di mettere lo sfidante in posizione fortemente svantaggiata nella speranza di produrre artificialmente un risultato favorevole al nuovo jet.

Come dicevano gli imbonitori da baraccone dei tempi di Barnum: “Clever, but no cigar!” (astuto, ma non abbastanza, N.d.r.).

La vittoria negli scontri aerei a breve distanza é tutta una questione di accumulare ‘energia potenziale’ (cioé altitudine) e poi ‘spenderla’ intelligentemente con le giuste manovre per guadagnare soluzioni di tiro vincenti col cannone di bordo o con i missili aria-aria; le pessime caratteristiche di volo dell’F-35 lo mettono in costante inferiorità contro qualunque avversario e le recriminazioni del pilota che si trovava alla cloche di questo disastro con le ali nel rapporto ufficiale vanno avanti per cinque intere pagine; solo in una azzardatissima manovra a timone inverso il ‘fantino’ dell’F-35 si é trovato momentaneamente in vantaggio contro il ‘bandito’ dell’F-16, ma bisogna notare che tale manovra é effettuabile solo in un combattimento ‘a due’ giacché nei confronti di qualunque altro nemico chi la effettua si troverebbe a rappresentare un bersaglio praticamente impossibile da mancare subito dopo averla compiuta.

Ad aggiungere beffa al danno, il ‘nuovo e supertecnologico’ elmetto fornito al pilota dell’F-35 si é rivelato troppo grosso e ingombrante per la cupolina della cabina di pilotaggio, impedendo all’ufficiale di voltare rapidamente il capo a destra e a manca durante le più concitate fasi del duello aereo, come tutti i cavalieri del cielo dai tempi di Boelcke e del Barone Rosso hanno sempre fatto, in barba a tutti gli schemi proiettati sull’Head Up Display e tutte le telecamere remote installabili su un moderno aeroplano da caccia.

Forse qualche ‘difensore d’ufficio’ dell’F-35 potrebbe saltare su a dire che l’ingaggio aria-aria a distanza ravvicinata non é in cima alle priorità del ‘Lighting II’, ma siccome questo aereo si é sempre presentato come ‘multiruolo puro’, il dire che non é qualificato per svolgere un dato compito non é a sua volta un’accusa condannante? Inoltre questo tipo di dietrologia giustificazionista tradisce una profonda ipocrisia.

Negli anni in cui una sconsiderata politica di espansione dei propri confini a Est e un atteggiamento provocatore e insultante mettono la NATO per la prima volta da quasi 30 anni a questa parte nella posizione di dover considerare possibili impegni più onerosi che distruggere a colpi di smart bomb stati poco o punto preparati a difendersi ad armi pari come Serbia e Libia, proprio in questo momento l’alleanza atlantica si trova sul punto di introdurre nei suoi ranghi di volo un jet che deve ‘sperare’ che le aeronautiche possibili sue avversarie non decidano di forzarlo nella situazione che é peggio preparato ad affrontare?

Sinceramente, l’indifendibilità di questo ‘Elefante Bianco’ chiamato F-35 ci appare ogni giorno sempre più evidente e ci fa particolarmente piacere che a evidenziarla, ancora una volta,sia stato il piccolo, economico, affidabile, tenace F-16, il Calimero dei cieli.