Purtroppo per chi legge, ma anche per chi scrive, una doccia gelata di realismo è d’obbligo. Nonostante la recente conferenza di pace a Riad dell’opposizione Siriana (ancora con questa ridicola storia del terrorismo moderato?), le parole mielose di Kerry a Mosca e l’inversione a U della diplomazia europea sul ruolo della Russia in Medio Oriente, l’obiettivo prevalente del MIFMA (apparato militare-industriale-finanziario-mediatico-atlantista) resta ancorato all’illusione di poter raggiungere con pieno successo, senza curarsi delle conseguenze, i propri propositi (geo)strategici.

Se il 2015 è stato l’anno in cui il mondo ha conosciuto lo Stato Islamico, l’Europa il terrorismo islamico nella sua versione 2.0 (1.0 era Al Qaeda) e gli Stati Uniti un ritorno nell’era post 11 Settembre 2001, il 2016 sarà l’anno che ci poterà alle elezioni presidenziali americane. Come ci arriveremo e con quali candidati avrà ripercussioni importanti su svariati scenari futuri. Il MIFMA ha puntato tutte le sue fiches su Hilary Clinton, ma sarà soprattutto l’evoluzione della nomination in casa Repubblicana a svelare le carte dell’establishment americano. La bocciatura di un candidato come Trump, potenzialmente isolazionista in termini di dottrina estera, manderebbe un segnale inequivocabile riguardo le future intenzioni di Washington in zone come Siria e Ucraina.

In un contesto del genere l’ultimo rischio che Russia, Iran e Cina intendono assumere è attendere segnali concilianti da Washington. Il 2016 per queste tre nazioni rappresenta un anno fondamentale e una sfida strategica senza precedenti. Pechino, Mosca e Teheran non hanno alcuna intenzione di approdare nel 2017 con Clinton presidente e situazioni quali Ucraina, Siria, Yemen e Mar Cinese Meridionale ancora irrisolte. E’ anche e soprattutto una questione inerente alla loro sicurezza nazionale, ben sapendo e conoscendo le intenzioni belligeranti di una persona come Hilary Clinton.

Per questo motivo ma non solo, il 2016 potrebbe essere l’anno in cui vengono dipanate, militarmente o meno, le innumerevoli controversie che minacciano l’integrazione Eurasiatica con Medio Oriente e Nord Africa.  Il cancro del terrorismo in stile Gladio 2.0 sta lentamente transitando in aree comprese tra Afghanistan, Turkmenistan, Tajikistan, Pakistan, Uzbekistan e Kyrgyzstan. Respingere i tentativi atlantici di balcanizzare le repubbliche Centro Asiatiche è la priorità strategica che Iran-Russia-India e Cina dovranno assumersi insieme nei prossimi anni. In tal senso va inquadrato l’ingresso di India e Pakistan nella SCO nel 2015 e quello di Tehran nel 2016. E’ un confronto di carattere diverso dal terrorismo islamico da sempre presente in quelle aree del mondo. La dichiarazione di un ‘califfato islamico’, con occupazione fisica di un territorio, è semplicemente un nuovo metodo per raggiungere un vecchio scopo: minare l’integrità di una nazione con l’uso di minoranze devote al terrorismo. In questo senso per Cina, Russia e India il pericolo primario da scongiurare è la nascita di un’entità del genere in vicinanza dei propri confini. Questa necessità di cooperazione ha concrete possibilità di fermare l’avanzata dei piano del MIFMA (a prescindere da chi verrà eletto in USA) e di scongiurare un conflitto su vasta scala che certamente verrebbe a crearsi nel prossimo decennio.

L’anno che inizia si compone di molte variabili e ben poche costanti. Una ricetta potenzialmente esplosiva da maneggiare con cura. Sigillare l’Asia centrale da pericoli esterni e stabilizzare il Medio Oriente sono la stella polare da seguire per il nuovo secolo Eurasiatico ma sono anche l’unica strategia in grado di frenare il rovinoso corso autodistruttivo cui sembra avviata l’ultima superpotenza mondiale rimasta.

Opporre ordine al caos e scongiurare un conflitto su vasta scala è il mantra del 2016…. il conto alla rovescia scatta tra poche ore.

Federico Pieraccini