Stepan Bandera

Nei giorni scorsi, ha tornato a fare parlare di sé sui media ucraini Stepan Bandera, capo della più numerosa fazione dell’Organizzazione dei nazionalisti ucraini (UPA) durante la Seconda Guerra Mondiale. Bandera, che era stato condannato all’ergastolo per l’assassinio di un giudice polacco e successivamente liberato dai nazisti tedeschi, aveva poi avviato la persecuzione di ebrei, polacchi ed ucraini filo-sovietici. Inoltre, per mano dei suoi seguaci, aveva ucciso migliaia di nazionalisti ucraini dei gruppi nemici. Tuttavia, il suo crimine più famoso è la strage di Volyn del 1943, durante la quale sono stati uccisi 100 mila polacchi. Bandiera era il referente politico dell’UPA mentre, a livello militare, il generale era Shukhevych, reclutato dall’Abwehr, i servizi segreti militari tedeschi, con lo scopo di condurre la lotta contro la guerriglia filo-sovietica.

Al giorno d’oggi, la principale nemica dei neonazisti ucraini è la Russia. Tuttavia, alla vigilia e all’inizio della Seconda Guerra Mondiale, la loro nemica principale era la Polonia. La zona dell’Ucraina in cui è nata l’UPA era stata, infatti, parte della Polonia fino al 1939.

Il governo polacco, uno dei principali sostenitori Euromaidan, ha evitato discutere questo tema doloroso per i polacchi, per paura di incrinare le relazioni con l’alleata Ucraina.

In Ucraina il culto degli “eroi della UPA,” ha acquisito caratteristiche di un culto quasi religioso. A Bandera e Shukhevych è stato assegnato il titolo di “Eroe dell’Ucraina”.

Una prova di questo culto è il fatto che, alcuni giorni fa, nella regione di Ivano-Frankivsk nell’Ucraina occidentale, i produttori locali hanno hanno cambiato il nome di un popolare tipo di salsiccia, che è diventato “Bandera” invece di “Mosca”. Lo stesso giorno, il Consiglio di Kiev ha rinominato il Moskovsky Prospekt in Prospekt Bandera. (Nota: “Prospekt” è il corrispondente di “Corso” delle città italiane). La spiegazione di Kiev è stata che il cambiamento è dovuto al problema della sicurezza nazionale e della decomunizzazione.

La reazione di Mosca non è ancora nota. È tuttavia nota la reazione della Polonia: l’8 luglio il Senato (la Camera Alta del Parlamento) della Polonia ha adottato una risoluzione per chiedere al Sejm (Camera Bassa) di riconoscere come genocidio le uccisioni di massa dei polacchi da parte dei nazionalisti ucraini durante la Seconda Guerra Mondiale. Questo evento è stata una spiacevole sorpresa per l’Ucraina. Infatti, recentemente, Paruby, segretario del consiglio della sicurezza nazionale e della difesa ucraino, aveva scambiato la promessa con il suo omologo polacco Kuhchinskogo di non sollevare la questione del massacro di Volyn prima del vertice della Nato a Varsavia il 11 luglio. Per i polacchi, questa decisione rappresenterebbe l’occasione di risollevare questo evento per loro doloroso e a lungo taciuto. L’Ucraina, invece, non ha riconosciuto i crimini di Bandera.

Tuttavia, questo avvenimento non sembrerebbe intaccare gravemente gli stretti rapporti tra Varsavia e Kiev. I polacchi, invece, stanno esprimendo un’insoddisfazione crescente per il loro governo, che ai loro occhi appoggia il Paese che glorifica i carnefici dei polacchi di Volyn.

Se il ricorso dei senatori polacchi sarà approvato, si tratterà della seconda grande perdita in Europa per la politica ucraina dopo la Brexit. Ci si aspetta, quindi, che il governo di Kiev faccia il possibile per evitare di incrinare i rapporti con Varsavia.

Silvia Vittoria Missotti

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Reporter di politica russa interna ed estera. Vive in Russia dal 2014.