Dopo la dura sconfitta alle elezioni del 2019, che ha consegnato l’Uruguay nelle mani di Luis Lacalle Pou, la sinistra del Paese sudamericano ha affrontato la nuova tornata elettorale con grande fiducia, proponendo la candidatura del 57enne Yamandú Orsi, esponente del Movimiento de Participación Popular (MPP) che fu dell’ex Presidente José Mujica e sostenuto da tutta la coalizione progressista del Frente Amplio.

Dall’altra parte, la destra, non potendo contare sulla ricandidatura di Lacalle Pou, visto che la Costituzione non permette due mandati presidenziali consecutivi, ha scelto il 55enne Álvaro Delgado, già segretario della presidenza e proveniente dal Partido Nacional (PN), la stessa formazione del capo di Stato in carica, con il sostegno della Coalición Republicana.

A corredo, erano presenti altri nove candidati alla presidenza, compreso Andrés Ojeda del Partido Colorado, una compagine ormai ridotta al ruolo di terzo incomodo dopo aver governato il Paese per decenni nel corso dello scorso secolo.

Il Frente Amplio ha portato avanti la candidatura di Orsi proponendo un cambio di direzione rispetto agli ultimi anni, criticando l’aumento dei prezzi, la povertà crescente e il peggioramento della sicurezza. Tra le proposte principali della coalizione progressista figurano: aumento dei salari per le famiglie con difficoltà economiche; investimenti per migliorare la sicurezza e combattere il narcotraffico; miglioramento del sistema sanitario, con riduzione dei tempi di attesa per visite e interventi; creazione del “Piano Prima Casa” per facilitare l’accesso ai mutui e incrementare gli alloggi a prezzi accessibili; ampliamento della copertura della sicurezza sociale, con particolare attenzione ai lavoratori indipendenti e alle nuove forme di lavoro, garantendo un livello minimo di protezione sociale; integrazione delle tematiche afrodiscendenti, indigene e migranti in tutti gli enti statali.

Gli anni di governo della Coalición Republicana, lontani dalle promesse di diventare i migliori cinque anni della nostra vita, sono stati anni di arretramenti e stagnazione per i sogni degli uruguaiani”, si legge in un documento ufficiale pubblicato dal Frente Amplio alla vigilia delle elezioni. Il testo evidenzia poi come il contesto sia stato caratterizzato da un aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, dalla mancanza di medicinali negli ospedali, da un aumento delle persone senza fissa dimora e dalla crescita della povertà, in particolare quella infantile, e aggiunge che salari e pensioni sono diminuiti negli ultimi quattro anni, con un peggioramento del potere d’acquisto. “Il 95% delle famiglie ha perso potere d’acquisto in questi cinque anni. Solo il 5% più ricco ha visto un aumento dei propri guadagni. Il 63% della popolazione uruguaiana non riesce ad arrivare a fine mese. I salari sono peggiorati: 548.000 uruguaiani guadagnano meno di 25.000 pesos, ossia 100.000 lavoratori in più rispetto al 2019”, si legge.

Il primo turno elettorale del 27 ottobre ha confermato i sondaggi della vigilia, che vedevano Orsi nettamente al comando nei confronti di Delgado. Il candidato progressista ha infatti raccolto il 46,12% delle preferenze, avvicinandosi alla possibilità di vincere addirittura al primo turno. Tuttavia, non avendo superato la soglia del 50% delle preferenze, Orsi dovrà vedersela con Delgado (28,20%) al ballottaggio previsto per il prossimo 24 novembre, mentre Ojeda ha chiuso al terzo posto con il 16,89%.

Il Frente Amplio ha ottenuto il primo posto anche alle legislative, conquistando 42 seggi alla Camera dei Rappresentanti (su un totale di 99) e 13 al Senato (su un totale di 30), superando in entrambi i casi il 40% delle preferenze. Dal canto suo, il PN ha eletto trenta deputati e dieci senatori, mentre il Partito Colorado ha conquistato rispettivamente tredici e quattro scranni.

Se la vittoria di Orsi potrebbe apparire scontata, Delgado potrà tentare la rimonta potendo contare sui voti degli altri candidati di destra esclusi dal secondo turno, a partire proprio da Ojeda, visto che il Partito Colorado ha sostenuto la presidenza di Lacalle Pou. Il candidato conservatore potrà contare anche sul sostegno di altri tre candidati perdenti, ovvero Guido Manini Ríos (Cabildo Abierto), Pablo Mieres (Partido Independiente) ed Eduardo Lust (Partido Constitucional Ambientalista), mentre Orsi spera di ottenere l’appoggio di Gustavo Salle (Identidad Soberana) e di César Vega (Partido Ecologista Radical Intransigente).

Dopo la pubblicazione dei risultati preliminari del processo elettorale, Yamandú Orsi ha chiesto ai suoi sostenitori «un ultimo sforzo» in vista del secondo turno: “Affrontiamo questi 27 giorni per quest’ultimo sforzo, con più energia che mai, più determinati che mai, compagne e compagni”, ha detto il candidato alla presidenza. Orsi ha celebrato insieme ai suoi sostenitori i risultati preliminari, affermando che il Frente Amplio è stato il partito più votato in queste elezioni, ma consapevole dei pericoli derivanti dalla formula a due turni che favorisce le alleanze interne alla destra reazionaria.

Ricordiamo, infatti, che cinque anni fa il candidato del Frente Amplio Daniel Martínez aveva superato il 40% delle preferenze, vantando un vantaggio di oltre dieci punti su Lacalle Pou, che tuttavia era riuscito a ribaltare l’esito delle presidenziali al ballottaggio, potendo contare proprio sui voti del Partido Colorado, che gli permisero di vincere per meno di 37.000 schede di differenza. Questa volta, il vantaggio del candidato progressista risulta essere ancora maggiore, ma sarà necessario attendere i risultati finali del ballottaggio per poter cantare vittoria.

Certamente, la “riconquista” dell’Uruguay sarebbe un risultato significativo per il fronte progressista latinoamericano dopo la cocente sconfitta del 2019. Dopo gli interminabili decenni di governi della destra, infatti, la sinistra aveva ottenuto per la prima volta la presidenza dell’Uruguay nel 2005 con Tabaré Vázquez, mantenendola poi per altri due mandati sotto la leadership del precedentemente citato Mujica e poi ancora dello stesso Vázquez, tornato a capo del Paese nel 2015. Tuttavia, il secondo mandato di Vázquez non fu all’altezza delle aspettative, aprendo la strada alla vittoria di Lacalle Pou, mentre lo stesso Vázquez è morto pochi mesi dopo aver lasciato la presidenza, nel dicembre del 2020, a causa di un tumore ai polmoni.

Dunque, il ballottaggio del 24 novembre rappresenta un crocevia fondamentale per l’Uruguay. Da una parte, Yamandú Orsi incarna la speranza di un ritorno alle politiche progressiste, con un programma che punta a ridurre le disuguaglianze e a migliorare le condizioni di vita della maggioranza degli uruguaiani. Dall’altra, Álvaro Delgado si presenta come il difensore della continuità, riproponendo le politiche fallimentari messe in piedi dalla Coalición Republicana negli ultimi cinque anni.

La posta in gioco è alta: il risultato del ballottaggio potrebbe ridefinire la direzione politica del Paese per i prossimi cinque anni, influenzando non solo le politiche interne, ma anche la posizione dell’Uruguay nello scenario internazionale.

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