Si è tenuto a Siena lo scorso sabato 11 giugno, dalle 18.00 alle 20.00, il convegno promosso dal Cav. Vito Zita ed ospitato dalla prestigiosa Accademia dei Rozzi, storica realtà esistente fin dal XV Secolo, nella Sala della Suvera in Via di Beccheria, a pochi passi dalla magnificenza di Piazza del Campo. Il tema in oggetto, “Il lavoro italiano in Eritrea dal 1935 al 1975, e i suoi sviluppi contemporanei”, appariva indubbiamente come un compito a dir poco ambizioso per tutta una serie di motivazioni anche facilmente intuibili: tutt’altro che facile, infatti, parlare di un argomento tanto vasto e complesso in sole due ore di conferenza, così come per quanto riguardava gli interventi dei singoli relatori, giocoforza limitati ognuno ad un arco di venti minuti o poco più. Eppure, malgrado il voto di sintesi o forse proprio per tale ragione, il risultato è stato tale da catturare l’attenzione di una folta platea, rimasta positivamente impressionata da un’esposizione chiara, lineare e capace di esprimere con sentimento fatti e dinamiche spesso sconosciute ai più.
Parlavamo della platea: non era affatto scontata tanta partecipazione, considerando l’orario serale, in un fine settimana quasi estivo, in cui i più potrebbero magari preferire di dedicarsi ad altro; a tacer poi della concomitanza, nella stessa città, di altri eventi che indubbiamente potevano aver attirato a sé il grosso delle attenzioni. Ed invece le poltrone, nella Sala della Suvera, erano quasi tutte occupate: ben poche, come potranno giudicare i lettori dalle foto, quelle rimaste vuote. Il pubblico, attento e motivato, è dunque accorso in buon numero ad un evento di cui auspicabilmente serberà una gradita memoria.
Parlavamo anche del sentimento: ben pochi, per non dir nessuno, sono infatti riusciti a restare indifferenti alle esposizioni appassionate dei vari relatori. Moderata dal Prof. Mario Ghisalberti, la conferenza ha infatti registrato le parole appassionate di Pasquale Santoro, importante imprenditore di origini asmarine che ha ricordato con affetto e rimpianto le sue memorie in terra eritrea, fornendo importanti aneddoti sconosciuti alla maggior parte delle persone e sempre con una grande umanità; così come quelle del Gen. Andrea Bolognesi, nipote di Aurelio Bolognesi a cui Vito Zita ha dedicato il suo ultimo libro, “Il Molo Dux di Massaua e altre opere di Aurelio Bolognesi“, pubblicato da Phasar Edizioni. In questo libro, che racchiude memorie e testimonianze fotografiche e documentali della vita pubblica e familiare dell’importante progettista Aurelio Bolognesi, Vito Zita ha ricomposto una memoria di cui per moltissimi elementi neppure i suoi stessi familiari ed eredi erano perfettamente al corrente: possiamo quindi facilmente immaginarci cosa ciò abbia significato per loro, presenti in sala insieme allo stesso Andrea Bolognesi, così come nei confronti della storia a cui questo tributo era giusto e dovuto che venisse finalmente rivolto.
Anche il sottoscritto ha parlato, narrando le vicende eritree ed etiopiche dalla caduta del regime imperiale del Negus, con l’avvento del DERG e di Menghistu Haile Mariam, alla conquista dell’Indipendenza nel 1991-1993 fino ad oggi; anche queste, vicende oggi non pienamente note ai più, e che pertanto era doveroso illustrare per poter fornire al pubblico un quadro tale da poter far comprendere la tenacia del popolo eritreo ed il suo immenso potenziale odierno in termini di cooperazione e sinergie con l’Italia così come col resto del mondo. L’intento di questo importante evento, dunque, è stato anche quello di far capire come tutto ciò che gli italiani poterono a quel tempo realizzare in terra eritrea sia stato in primo luogo merito proprio degli eritrei, senza i quali nulla di tutto ciò sarebbe stato davvero possibile: è giusto doverlo sempre ricordare, a noi stessi così come alla storia.