famiglia sodder

Quella di questo fine aprile è una storia di tante pillole messe insieme e non ancora digerite. C’è quella maledetta vigilia di Natale di settantacinque anni fa, in cui tutto è iniziato. Ci sono i cadaveri di cinque bambini, improvvisamente scomparsi e mai, assolutamente mai, trovati. Ci sono i punti interrogativi delle inchieste, e di investigatori scomparsi nel nulla senza un perché. E tanto altro ancora. È il 24 dicembre 1945, allora. Si parte da qui. La famiglia Sodder, marito, moglie e nove dei loro dieci figli, stava trascorrendo la serata della vigilia di Natale nella casa di Fayetteville, in West Virginia.

La madre Jennie andò a letto, lasciando giocare cinque dei dieci figli nel salotto, con la promessa di mettere tutto in ordine prima di andare a dormire. Alla fine, tutti rientrarono nelle proprie stanze per riposare. Molto presto, però, quella notte, prende una piega perversa peggio della trama di un film horror davvero ben fatto. Verso la mezzanotte, infatti, Jennie riceve una telefonata. Dall’altro capo del telefono una donna chiedeva di una persona a lei sconosciuta, Jennie le comunica di aver probabilmente sbagliato numero ma, per tutta risposta, dall’altro capo del telefono arriva una risata agghiacciante.

Dopo un’ora, sempre Jennie si sveglia di soprassalto per un rumore secco dal tetto. Era l’abitazione che stava andando a fuoco. Svegliato il marito, radunano i figli per trarli in salvo, e riescono a uscire insieme a quattro di loro, gli altri cinque restano intrappolati al piano superiore. George, il padre, cerca disperatamente di rientrare, ma non ci riuscirà mai e vede la casa sbriciolarsi senza poter far nulla.

La polizia inizia le indagini, ma fin da subito è convinta di una idea: un normale e sfortunatissimo incendio. Peccato, però, che tanti elementi direbbero il contrario, come il cavo del telefono tranciato nettamente, per impedire di contattare i soccorsi; un individuo accusato di furto per aver rubato la scala dal giardino; i resti e le ossa dei bambini mai ritrovati in casa, e la presenza di ossa di animali messe lì poste per depistare le indagini; la misteriosa telefonata; i camion con cui si trasportava carbone non funzionanti, nonostante il giorno prima lo fossero perfettamente.

Qualche tempo dopo, due testimoni si sono fatti avanti. Uno dicendo di aver visto i cinque bambini allontanarsi in un’auto la notte dell’incendio. L’altra affermando di aver visto quattro dei cinque bambini nel suo hotel a Charleston. Ma si diffonde anche un’altra teoria. Quella che dietro la sparizione dei cinque ragazzi vi sia stata addirittura la mano di Cosa Nostra, che avrebbe rapito i bambini per trasferirli in Sicilia. Perché? il cognome Sodder non è altro che il sardo Soddu, famiglia presente sia in Sardegna che in Sicilia, a Cinisi. Convinti che i loro bambini fossero ancora vivi, magari rapiti da qualche individuo non meglio identificato, negli anni successivi i genitori hanno interpellato l’FBI, esperti e investigatori privati, e hanno percorso chilometri e chilometri girando instancabilmente tutti gli Stati Uniti, non trovando nulla.

Nel 1967, poi, a 22 anni dall’accaduto, il puzzle si arricchisce di un altro tassello. Colmo di mistero come gli altri, naturalmente. Dopo la pubblicazione di un articolo sul caso, la famiglia ha ricevuto una fotografia dove, da un lato c’è un volto di un ragazzo moro, d’età compatibile con uno dei bambini, e sul retro un messaggio scritto a mano: “Louis Sodder. I love brother Frankie. Ilil Boys. A90135”. Perché il codice di avviamento postale di Palermo? E chi era quel ragazzo moro? I coniugi si rivolgono a un altro investigatore privato, ma scomparirà poco dopo in circostanze poco chiare.

L’anno successivo, purtroppo, Jennie e George si sono spenti senza aver scoperto la verità sui loro figli. L’unica conclusione, purtroppo, che si poteva attagliare a una vicenda assurda e che mette i brividi.