Lo scorso 14 febbraio si sono tenute in Indonesia le elezioni generali per l’elezione del nuovo presidente ed il rinnovamento dei 580 seggi che costituiscono la Camera dei Rappresentanti. Mentre scriviamo, non sono ancora stati ufficializzati i risultati definitivi, sebbene sembri che non vi siano molti dubbi circa la vittoria di Prabowo Subianto, il cui primo mandato dovrebbe avere inizio il prossimo 20 ottobre.

Quel che è certo, è che il prossimo 20 ottobre termineranno i dieci anni sotto la presidenza di Joko Widodo, meglio noto tra i suoi sostenitori come “Jokowi”, leader del Partito Democratico Indonesiano di Lotta (Partai Demokrasi Indonesia Perjuangan, PDI-P), la formazione politica che ha come punto di riferimento il padre fondatore dell’Indonesia, Sukarno, e il pensiero filosofico Pancasila. Impossibilitato dalla Costituzione a ricandidarsi per un terzo mandato presidenziale, Jokowi lascia in eredità un Paese che ha fatto registrare grandi progressi economici ed un importante sviluppo delle infrastrutture, ma non per questo privo di questioni irrisolte.

Proprietario di un’azienda di mobili, Jokowi ha iniziato la sua carriera politica nella città natale, Surakarta, chiamata dagli abitanti locali “Solo”, situata nella provincia di Giava centrale. Sindaco di Surakarta tra il 2005 ed il 2012, in quell’anno venne eletto governatore della capitale Giacarta, posizione occupata per due anni, prima del trionfo alle elezioni presidenziali, confermato dal secondo mandato ottenuto nel 2019.

Uno dei momenti salienti del mandato di Jokowi come sindaco di Solo è stato il suo negoziato con i commercianti del mercato che vendevano le loro merci intorno al monumento nazionale della città, bloccando le strade circostanti e causando non pochi problemi al traffico. In una politica indonesiana nella quale i leader venivano considerati come distanti dal popolo e pronti a far rispettare le proprie decisioni con il pugno di ferro, Jokowi si fece notare quando decise di incontrare personalmente i commercianti e mediò una soluzione per spostarli al Mercato Notoharjo, a circa 10 minuti di distanza, dove avrebbero avuto un posto dedicato per vendere le loro merci. Questa soluzione gli valse un’importante fama a livello nazionale, nonostante si trattasse solamente di una questione locale, ma a fare notizia fu soprattutto il modo in cui Jokowi decise di affrontarla.

“Come sindaco, [Jokowi] ha avuto successo e non c’è stato alcun conflitto tra le diverse parti al momento del trasferimento. Siamo stati molto fortunati e i nostri profitti sono triplicati”, ha raccontato un commerciante locale, intervistato da Al Jazeera. In quella stessa occasione, l’allora sindaco decise di finanziare ciascun commerciante con l’equivalente di circa 322 dollari al fine di aiutarli durante il trasferimento e consentire loro di ricominciare l’attività presso il nuovo mercato. Una volta che i commercianti del mercato sono stati trasferiti dal monumento nazionale, questo è stato invece trasformato in un parco con un’area giochi per bambini ed è diventato uno dei luoghi di svago più popolari di Solo.

Essendo l’unico esponente di spicco a non provenire da una famiglia dell’élite politica e religiosa indonesiana, Jokowi vide la sua popolarità aumentare progressivamente, fino alla vittoria delle elezioni presidenziali nel 2014, con il 53,15% delle preferenze nella sfida proprio contro Prabowo Subianto, che ora si appresta a succedergli alla massima carica dello Stato indonesiano.

I dieci anni di presidenza di Joko Widodo sono stati caratterizzati da importanti successi, come l’importante crescita economica ed il miglioramento delle infrastrutture del Paese, ma allo stesso tempo non sono mancate le polemiche e le questioni rimaste irrisolte. Molti, anche tra i suoi sostenitori, non hanno digerito la controversa decisione della Corte costituzionale dello scorso anno riguardo all’età minima per i candidati presidenziali e vicepresidenziali. La corte, guidata dal cognato di Jokowi, Anwar Usman, ha concesso a coloro che avevano precedentemente servito come funzionari eletti di candidarsi a cariche elevate anche se avevano meno di 40 anni, l’età minima ufficiale. La decisione ha permesso al figlio di Jokowi, Gibran Rakabuming Raka, di 36 anni, di candidarsi come vicepresidente proprio dell’ex rivale di suo padre, Prabowo Subianto.

Questa decisione è stata anche figlia dei contrasti interni al PDI-P, con il presidente uscente che si è allontanato dal suo partito, per appoggiare proprio la candidatura di Prabowo Subianto. Secondo molti, Jokowi avrebbe chiesto a Megawati Soekarnoputri, il capo del PDI-P, la sua benedizione per cercare un terzo mandato in carica, ma  la richiesta era stata respinta dopo che Megawati l’aveva giudicata “anticonstituzionale”. Questo avrebbe portato Jokowi ad allontanarsi dal PDI-P, aprendo la strada all’insolita alleanza con il partito di Prabowo Subianto, il Partito del Movimento della Grande Indonesia (Partai Gerakan Indonesia Raya), meglio noto come Gerindra.

I critici del presidente uscente affermano anche che Jokowi avrebbe fallito nel suo obiettivo di ridurre la corruzione, un fenomeno endemico in Indonesia. Secondo i dati di Transparency International, l’Indonesia è ora un Paese più corrotto rispetto a quando Jokowi ha assunto l’incarico, classificandosi al 115º posto su 180 Paesi esaminati. Nel 2014, quando Jokowi è stato eletto, l’Indonesia si classificava al 107º posto su 175 Paesi. In effetti, alcuni dei suoi ministri hanno anche affrontato accuse di corruzione che sono ancora in fase di indagine o hanno comportato condanne a pene detentive. Questi includono l’ex vice ministro per la Legge e i Diritti Umani, Edward Omar Sharif Hiariej, l’ex ministro per la Comunicazione e la Tecnologia dell’Informazione, Johnny Gerard Plate, l’ex ministro degli Affari Sociali, Idrus Marham, l’ex ministro degli Affari Giovanili e Sportivi, Imam Nahrawi, l’ex ministro degli Affari Marittimi e della Pesca, Edhy Prabowo, e l’ex ministro degli Affari Sociali, Juliari Batubara.

Nonostante questi punti critici, Jokowi rimane popolare in tutta l’Indonesia, con sondaggi che mostrano che il suo indice di gradimento mentre lascia l’incarico è intorno all’80 percento. I successi ottenuti dal punto di vista economico e i miglioramenti delle infrastrutture nazionali, oltre ad un ruolo sempre più influente dell’Indonesia sullo scenario internazionale, rendono evidentemente positivo il bilancio finale dei suoi dieci anni alla presidenza.

Articolo pubblicato su www.lacittafutura.it

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