“Trasformazione digitale” e “Industria 4.0” sono stati senza dubbio tra i termini-tormentone del 2017. Dietro a questi nomi altisonanti, tuttavia, per una volta si nasconde molta sostanza: questa annata ha segnato un importante cambio di passo per l’economia italiana, che finalmente è tornata a registrare investimenti significativi da parte di Stato e privati e, soprattutto, ha visto i primi frutti di una nuova, seria politica industriale.
Il Piano Industria 4.0 per il rilancio del nostro paese
Gli incentivi, le iniziative e le agevolazioni dell’ormai famoso Piano Industria 4.0 hanno centrato molti degli obiettivi che la cabina di regia del progetto aveva stabilito: nei primi mesi del 2017, le imprese italiane hanno investito quasi 80 miliardi di euro nell’acquisizione di nuovi strumenti e tecnologie, con un incremento su base annua pari al 9%. Eccezionali, in particolare, i numeri registrati ad agosto, quando gli ordinativi di macchinari e utensili industriali sono tornati a sfiorare quelli del 2010.
Promettenti anche le previsioni di spesa nel settore ricerca e sviluppo: ben 28mila le imprese italiane pronte a investire nello studio e nell’acquisizione di nuove skill. Il dato più interessante sta nel fatto che quasi un terzo di queste realtà dichiarava di non aver investito affatto in questo ambito nella stagione precedente.
Quello con la Quarta rivoluzione industriale è un appuntamento che l’Italia non può permettersi di perdere, e dopo decenni di politiche rivelatisi poco o affatto efficaci nell’offrire sostegno al mondo dell’imprenditoria finalmente qualcosa sembra muoversi nella giusta direzione.
L’era dei Big Data
Fulcro della trasformazione digitale del mondo della produzione è l’applicazione di nuove tecnologie, che vanno da impianti e macchinari industriali finemente programmabili e sempre più versatili all’ampio ricorso a soluzioni cloud per la centralizzazione dei database e la semplificazione dell’accesso a tutte le informazioni necessarie per gestire le lavorazioni (ad esempio, procedure, protocolli, inventario delle materie prime e delle componenti di ricambio, ecc.).
L’adozione delle nuove logiche dell’Industria 4.0 potrebbe contribuire a colmare il gap competitivo oggi esistente tra il settore manifatturiero italiano e quello internazionale. L’applicazione delle varie tecnologiche, che vanno dalla stampa 3D alle Big Data Analytics e dalla realtà aumentata al Machine Learning, si traduce in un’ottimizzazione delle risorse, con aumento della produttività e riduzione delle spese. Non solo: anche qualità e flessibilità della produzione migliorano, mentre gli ambienti di lavoro diventano più sicuri e il controllo sull’emissione di inquinanti e sulla gestione degli scarti di produzione è reso ancor più fine ed affidabile.
La portata dell’applicazione degli strumenti digitali all’interno degli impianti di produzione è vasta ed articolata e comprenderne le implicazioni pratiche non sempre è facile.
Tra gli esempi più interessanti si può citare il caso della nuova generazione di software gestionali, ovvero applicativi informatici studiati appositamente per supportare l’organizzazione del lavoro. In ambito industriale, è noto il modello emblematico dei “Computerized Maintenance Management System”, ovvero i software per la gestione delle attività di manutenzione, in breve detti CMMS.
Il ruolo dei nuovi software gestionali
La manutenzione degli apparati di produzione rappresenta un’attività fondamentale per stabilimenti industriali di qualunque dimensione e settore: un parco macchine che non viene curato con la dovuta attenzione va inevitabilmente incontro ad una maggiore incidenza di guasti e malfunzionamenti, che possono tradursi in rallentamenti o, addirittura, in blocchi della produzione, causando danni economici ingenti.
I software gestione manutenzione forniscono uno strumento flessibile e dall’uso intuitivo tramite il quale organizzare tutte le attività in cui si articola l’organizzazione delle attività di manutenzione: da quelle basilari, come la programmazione degli interventi e la gestione dei magazzini delle componenti di ricambio, a quelle più elaborate, come il monitoraggio in tempo reale dello stato di funzionamento dei singoli macchinari o la creazione e condivisione di documenti operativi.
In sostanza, con l’acquisto della licenza di un software o con la sottoscrizione dell’abbonamento ad un servizio online SaaS (Software as a Service), personale amministrativo e personale tecnico dell’azienda possono disporre di uno strumento semplice e affidabile per organizzare ogni aspetto del lavoro, sia per quanto riguarda gli interventi di manutenzione ordinaria che quelli straordinari.
Innovare semplificando
Innovare semplificando è in effetti il concetto alla base delle tecnologie dell’Industria 4.0, le cui applicazioni si estendono ormai ben al di là del solo settore manifatturiero: anche altri ambiti strategici dell’economia italiana, come quello logistico o dei servizi, iniziano ad aprirsi alle nuove possibilità offerte dalla digitalizzazione di strumenti e metodi di lavoro.
Non a caso, il programma di interventi inaugurato all’inizio del 2017, verrà esteso anche a tutto il 2018, con la nuova denominazione di Piano Impresa 4.0 (e non più Piano nazionale Industria 4.0).
Stando alle dichiarazioni rilasciate dal Ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda, gli incentivi fiscali a sostegno degli investimenti privati (ovvero il superammortamento del 140% e l’iperammortamento del 250%) saranno estesi ulteriormente, previa individuazione delle dovute risorse in legge di bilancio. Confermato anche il credito d’imposta al 50% per gli investimenti in ricerca e sviluppo, in cui rientrano anche tutte le spese sostenute per la formazione e l’aggiornamento del personale.
È soprattutto sul piano delle competenze che si gioca il futuro delle imprese italiane: la quota dei lavoratori con conoscenze informatiche avanzate rimane ferma al 29%, contro una media europea del 37% e picchi del 50% in paesi come il Regno Unito.
Tante le promesse, ma ancora molte le criticità del mondo del lavoro 4.0 stando alle previsioni più pessimistiche. Non resta che attendere gli sviluppi di questa rivoluzione, nella speranza che il cammino virtuoso inaugurato ad inizio anno non incappi nei soliti ostacoli, come i limiti di deficit imposti all’Italia dall’Europa.