Siamo lieti di poter presentare al nostro pubblico questa intervista a Ouday Ramadan (anche noto come “Soso”), cittadino italo-siriano, due volte consigliere comunale a Cascina, Ex-segretario provinciale sindacale, Ex-presidente della Commissione Consiliare Socio-culturale; instancabile animatore di solidarietà verso lo Stato e il popolo siriano dall’inizio dell’aggressione terroristica contro di essi.
Buongiorno a te Ouday, sappiamo che di recente sei stato in Siria, precisamente a Damasco; che notizie ci porti dalla capitale? Che atmosfera si respira? Com’é il morale della popolazione?
È vero, ne sono appena rientrato. Posso dirti che Damasco sta tornando al suo splendore. Pullula di vita ed il morale dei suoi abitanti è alto come non era più stato da anni a questa parte. Ho anche avuto modo di notare, d’altra parte, la totale rassegnazione dei terroristi in quelle aree dell’hinterland ancora sotto loro controllo, ormai circondate e assediate dalle forze governative.
Questa è un’ottima notizia, ma senti, non credi che il tentativo russo di chiudere rapidamente per via diplomatica e negoziale la crisi siriana nella passata primavera sia stato prematuro, forse azzardato?
No, non credo assolutamente che sia stato prematuro. I Russi ci hanno abituato alla loro diplomazia gelida che procede con il passo della tartaruga, lento ma costante. Loro colgono il frutto quand’è maturo e mai troppo presto o troppo tardi. Hanno imparato dall’Afghanistan.
Passiamo a parlare di Aleppo, recenti notizie parlano di uno “sblocco” della situazione tattica e operativa tra i quartieri centro-occidentali della città e l’area metropolitana a Nord-Ovest di essa; pensi che tale positiva evoluzione sia stata cagionata, o almeno influenzata, dai recenti eventi in Turchia? Del resto senza il sostegno turco i militanti terroristi non si sarebbero mai potuti insediare in forze in metà della grande città siriana del Nord
Lo sblocco di Aleppo era pianificato da moltissimo tempo. Chi ascolta le parole di Sayyed Hassan Nasrallah (il Segretario Generale e massimo leader degli Hezbollah libanesi -NdR-) riesce a capire la strategia della Resistenza. Tempo addietro, Sayyed Hassan aveva detto che la battaglia di Aleppo sarebbe stata quella decisiva, ergo, era in programmazione. Sicuramente gli eventi in Turchia hanno contribuito al risultato positivo colto dell’Esercito Siriano e dai suoi numerosi alleati. Un Erdogan senza artigli è sempre meglio di un Erdogan con gli artigli”.
Su questo non posso che darti ragione. Il Governo siriano ormai da molto tempo continua a reiterare e rinnovare offerte di riconciliazione e di pacificazione nazionale verso quei militanti che si dichiarino disposti ad abbandonare le armi e seguire percorsi di riavviamento alla vita civile. A tuo giudizio tale strategia è un segno di forza delle autorità siriane o, consentimi la provocazione, denota invece una loro debolezza?
Pur non condividendo “a pelle” la scelta delle offerte di riconciliazione concesse dal Governo siriano, devo ammettere che questo tipo di politica nasce dalla percezione della propria forza; non dobbiamo dimenticare che molte delle riconciliazioni effettuate hanno evitato lo spreco di forze alle Forze Armate e hanno risparmiato ulteriori tribolazioni e sofferenze alla popolazione civile.
Grazie della tua disponibilità Ouday, in chiusura ti chiediamo di lanciare un saluto ai lettori de l’Opinione Pubblica
Ai lettori de l’Opinione Pubblica il mio più caloroso ed affettuoso saluto, e al gruppo dirigente della testata un saluto pieno di profumo del gelsomino damasceno e un grazie di cuore per il vostro sostegno alla nostra causa, quella siriana, quella della dignità umana!