
Mentre in Siria la coalizione a guida statunitense ha iniziato col lancio di bombe al fosforo la sua operazione per sottrarre Raqqa all’ISIS, approfittandone anche per colpire le forze militari di Assad, e mentre viene annunciato che le trattative di Astana saranno per questo motivo rinviate a data da destinarsi, in Iraq lo Stato Islamico passa alla controffensiva con nuovi e sanguinosi fatti di terrorismo.
Proprio oggi, infatti, almeno venti persone sarebbero morte ed altre ventuno sarebbero rimaste ferite a causa di un attentato presso il mercato di Mussayab, a 65 chilometri a sud di Baghdad. Ormai inconfondibile la dinamica: un kamikaze imbottito d’esplosivo si sarebbe fatto saltare in mezzo alla folla. A riferirlo sono state le forze di polizia, il cui comunicato è stato poi prontamente rilanciato dalla televisione panaraba Al Arabiya e confermato poi anche dall’agenzia stampa del Califfato, Amaq.
Solo pochi giorni prima, sempre a Baghdad, altre due autobombe avevano provocato la morte di 27 persone. Anche in quel caso la rivendicazione da parte dell’ISIS era stata immediata.
Questi attentati dimostrano come l’ISIS, certamente in difficoltà sul fronte militare, ricorra a strumenti di rappresaglia come le autobombe e gli attacchi kamikaze per mantenere presso il grande pubblico e quindi in ambito civile la sua nomea d’onnipresenza e d’invincibilità. La realtà è che, seppur lentamente, sta perdendo la guerra, non tanto per l’azione della coalizione a guida statunitense quanto piuttosto per l’operato dei soldati siriani ed iracheni, e dell’azione dall’alto della Russia. La sua sarà in ogni caso una lunga agonia, che di sicuro costerà ancora molto sangue ai popoli arabi e non solo.