
Il primo ministro iracheno, Haidar Al Abadi, ha annunciato la vittoria definitiva delle forze armate nazionali sull’ISIS a Mosul, che a questo punto può essere considerata del tutto “liberata”. Al Abadi è partito da Baghdad per recarsi a Mosul allo scopo di congratularsi coi suoi soldati.
Tuttavia, secondo alcuni testimoni, continuano ancora a registrarsi degli scontri fra i soldati iracheni e i jihadisti dell’ISIS in due zone isolate della città: sono le ultime sacche di resistenza del Califfato, non ancora rastrellate, che continuano a sparare per permettere ai loro sodali di fuggire nell’interno.
Al Abadi è stato mostrato in alcune fotografie mentre scendeva da un elicottero a Mosul vestito con una divisa ed un cappellino militari e a breve dovrebbe tenere il “discorso della vittoria”. Su Twitter ha fatto sapere di essere arrivato in città “per annunciare la sua liberazione e congratularsi con le forze armate e il popolo iracheno per la vittoria”.
La televisione irachena continua intanto a trasmettere immagini di civili che non smettono di abbandonare il centro, teatro dei combattimenti degli ultimi giorni, che oggi appare quasi interamente distrutto. Si vedono soldati che danno da bere a bambini, anche molto piccoli, mentre uomini e ragazzi sono obbligati a spogliarsi prima di passare le linee governative per permettere ai soldati di sincerarsi che non portino cinture esplosive nascoste sotto i vestiti.
In Iraq l’ISIS è sempre più avviato a diventare un ricordo, un bruttissimo ricordo, comunque confinato al passato. Il Califfato, infatti, nel paese controlla ormai solo alcuni villaggi e poco più. Anche la conquista di questi ultimi è nell’aria. Da parte delle autorità irachene, comunque, si mantiene la massima cautela: l’ISIS, infatti, potrebbe molto rapidamente riorganizzarsi e, in prospettiva, riprendersi con gli interessi anche tutto quel che ha perduto. Per impedirlo è fondamentale adesso stabilizzare le aree riconquistate, pattugliarle e metterle in sicurezza.
Anche al di fuori dell’Iraq, ormai, l’ISIS vede sempre più assottigliarsi il proprio territorio: in Siria l’unica città importante che ancora controlla è Raqqa, da tempo assediata e prossima alla caduta.