Sciiti contro sciiti in Iraq. Sarebbe di quattro morti il bilancio degli scontri avvenuti nella zona di Bassora, nel sud del Paese, tra i gruppi sciiti “Asa’ib Ahl al-Haq”, guidato da Qais al-Khazali e sostenuto da Teheran, e le “Brigate della pace”, che appoggiano Moqtada Al-Sadr.
Secondo fonti citate da “Shafaq News”, nei pressi di una sede di “Asa’ib Ahl al-Haq”, nella zona di Bariha, degli uomini armati hanno aperto il fuoco contro un mezzo a bordo del quale viaggiava Hussein Fouad, un comandante delle “Brigate della pace”.
Dopo l’agguato, al-Khazali ha ordinato la chiusura delle sedi del gruppo in tutte le regioni e le città dell’Iraq. Lo ha riferito l’agenzia di stampa “Nina”.
Sono giorni difficili per l’Iraq, già segnato dalle violenze a Baghdad seguite all’annuncio del “ritiro definitivo” dalla politica da parte del leader sciita Moqtada Al-Sadr. Sabato scorso, il vincitore delle elezioni legislative di ottobre, aveva proposto a tutti i capi politico-confessionali di ritirarsi dai rispettivi incarichi per fare spazio alle attese riforme.
Il bilancio è stato molto pesante. Una fonte medica irachena citata da al-Jazeera ha parlato di almeno 30 morti e 700 feriti, compresi 110 agenti della sicurezza, negli scontri nella Zona Verde e nelle aree limitrofe alla capitale dell’Iraq, dove ieri è stato revocato il coprifuoco che era stato imposto su tutto il territorio nazionale. Gli abitanti di Baghdad sono tornati a popolare le strade della città poco dopo il “rompete le righe” ordinato ai suoi da Moqtada Al-Sadr. L’Iran ha riaperto i confini, chiusi nella fase più cruenta dei disordini.
Il primo ministro iracheno, Mustafa al-Kadhimi, ha definito quella di Al-Sadr come “la forma più alta di patriottismo” che dimostra “la volontà di preservare il sangue iracheno”.
La missione di assistenza delle Nazioni Unite in Iraq (Unami) ha accolto favorevolmente l’appello a cessare le proteste del leader sciita. “La moderazione e la calma sono necessarie perché la ragione prevalga”, ha twittato la missione Onu.