La legge sullo Ius Soli, il “diritto di suolo”, approda in commissione affari costituzionali alla Camera dei Deputati. Il Partito Democratico vorrebbe proporre un modello “soft”, inteso a riformare la cittadinanza, mirando ad agevolare l’acquisizione di essa per le seconde generazioni di immigrati nel nostro Paese. Rispetto allo ius soli di stampo americano, secondo il quale si può divenire cittadini di una nazione nascendo sul territorio nazionale, quello proposto dal PD pone alcune limitazioni per l’ottenimento della cittadinanza.
Il disegno di Legge prevede che i bambini figli di stranieri nati in Italia possano acquisire la cittadinanza se almeno uno dei due genitori «sia residente legalmente in Italia, senza interruzioni, da almeno cinque anni, antecedenti alla nascita» o anche se uno dei due genitori, benché straniero, «sia nato in Italia e ivi risieda legalmente, senza interruzioni, da almeno un anno». In questo modo verrebbe superato il principio che ha legato basilarmente l’Italia sino ad oggi, lo ius sanguinis, che attribuisce la cittadinanza italiana tramite la discendenza.
Infine, per diventare a tutti gli effetti cittadini italiani, occorrerà una dichiarazione espressa da parte di uno dei genitori. Una richiesta «da annotare a margine dell’atto di nascita». Italiani per volontà e scelta, quindi. E non è tutto. Qualora il minore fosse nato all’estero, e fosse entrato nel nostro paese prima dei dodici anni di vita, potrà comunque ottenere la cittadinanza con la dichiarazione di volontà e un percorso scolastico certificato nel nostro Paese di almeno 5 anni. La relatrice del testo è Marilena Fabbri, deputata del Partito Democratico che ha depositato una summa di tutte le proposte di riforma presentate.
Sarà questa la soluzione ai problemi del nostro Paese? Il senso della proposta di legge è dare un significato ai minori nati qui, da genitori non italiani, ma comunque aventi un percorso di vita nel nostro paese. Risultato? Almeno un milione di minori coinvolti da questa possibile nuova legge. Positivo o negativo?
Il Partito Democratico si è sempre fatto portatore della bandiera dell’integrazione e di una possibile politica assimilatrice, poco attenta alle identità dei popoli. Se pensiamo alle dichiarazioni di uno dei caporioni dei democrats, Massimo d’Alema, rese quattro anni orsono (quindi prima delle primavere arabe e dell’inizio delle grandi migrazioni dopo la caduta della Libia e l’aggressione alla Siria), l’Europa “necessiterebbe” di almeno 30 milioni di nuovi immigrati (1). Pertanto, è inutile pensare a politiche a sostegno della famiglia, e ai possibili nuovi figli nati da famiglie italiane. E’ totalmente inutile. Si possono “importare” direttamente dall’Africa, da nazioni “demograficamente” forti, e farli divenire italiani. E poco importa se vengono da mondi completamente diversi dal nostro. Un pezzo di carta, può cambiare radicalmente le loro vite.
Il modello “assimilativo” francese, ha radicalmente fallito. Nessun cittadino delle banlieu si sente “profondamente” francese, o legato ai valori della triade illuminista. Proprio dai cittadini di seconda, o terza generazione, quindi “potenzialmente” francesi a tutti gli effetti, si sono verificati scontri, focolai di rivolta, se non pianificazione di attentati veri e propri (come il mai chiarito assalto alla redazione di Charlie Ebdo). Per tradizione, i francesi hanno sempre nascosto, nei loro censimenti, chi è francese “etnico”, e chi non lo è. E il marchio è indelebile: dalla squadra di calcio ai quartieri interi di grandi città, più della metà della popolazione non ha origine francese.
Come se non bastasse, il nostro Paese ha una lunga e mai sopita tradizione migratoria. Invece di riscoprire chi ha origini nel nostro Paese e vive, da generazioni all’estero (cosa sollevata solamente in parte dal defunto Mirko Tremaglia), si punta a far divenire, per magia, italiano chi per origine passata mai lo è stato.
Il centrodestra prepara battaglia in parlamento, Parlando di “Vietnam” in aula. Ossessionato dallo spauracchio identitario, capeggiato dalla Lega Nord, si opporrà assieme a Forza Italia ad ogni tentativo di far passare questo “ius soli soft”. Ovviamente, l’unica base “ideologica”, che si pone come argine alla deriva del PD, è solamente la paura.
Tutt’altro che un aspetto filosofico, morale, sociale e giusnaturalistico. Se il centrodestra ricordasse cosa diceva il filosofo Giovanni Gentile, potrebbe persino staccarsi dal pensiero di uno dei nomi che ha fatto propri negli ultimi anni: «Italiani non si è per diritto di nascita. Ognuno è quello che merita di essere, ed ha quello che merita di avere. Quello che si può presumere di possedere dalla nascita, bisogna conquistarselo col proprio merito, col proprio lavoro, con i propri sforzi. Perciò Italiani sono veramente quelli che vogliono essere Italiani». (2)
Giovanni Gentile aveva in mente lo stato volontaristico. E’ chiaro che risulti difficile definire un Padoa – Schioppa, un Mario Monti, un Mario Draghi, un Sergio Marchionne, italiani. Essi sono apolidi, e un pezzo di carta non cambia di certo un dato di fatto. Le parole di Gentile, tra l’altro, erano pronunciate in un contesto di guerra civile, dove certi italiani erano schierati contro altri fratelli. Attualizzando, l’esponente di spicco del neoidealismo, non avrebbe mai voluto importare trenta milioni di persone da altri continenti. Non avrebbe mai ceduto né al multiculturalismo anglosassone né all’assimilazionismo francese. E sì, non avrebbe mai precluso ad un non – italiano di nascita di divenire tale per colpa di una burocrazia parassitaria.
Tuttavia, questo nuovo cittadino, sarebbe stato fiero di divenire tale. Si sarebbe riconosciuto in un insieme di valori, tradizioni, lingua e cultura comuni. E avrebbe lottato per esse. Questo dovrebbe riconoscere il centro – destra: non deve essere la paura a bloccare la volontà di essere cittadini di una determinata nazione. Tuttavia, in essa bisogna riconoscersi. Altrimenti, può nascere il rischio opposto: odiare quella realtà, che non è la propria. E le possibilità sono elevatissime.
(1) «Nei prossimi 15 anni, se l’Europa vorrà mantenere un livello demografico ragionevole e avere un decente sviluppo economico, avrà bisogno di almeno altri trenta milioni di immigrati».
(2) Discorso agli italiani, Giovanni Gentile, 24 giugno 1943.