Joe Biden

Esistono profonde differenze politiche tra il presidente uscente Donald Trump e il neoeletto Joe Biden. Il programma del quarantaseiesimo presidente degli Stati Uniti potrebbe cambiare il volto della politica internazionale nei prossimi quattro anni. Se Donald Trump era stato il presidente del Russiagate, vero o fasullo che fosse, con Biden Washington dovrebbe tornare a una più tradizionale strategia di contenimento nei confronti della Federazione Russa.

Le profonde differenze tra Trump e Biden

Per quanto riguarda le tasse, Trump sostiene regolamenti più leggeri e tasse aziendali più basse, mentre Biden sostiene normative più rigorose e tasse più alte per le imprese, anche per sostenere i costi della disoccupazione creata dal Covid. Per fronteggiare questo problema, Trump intende stanziare mille miliardi di dollari per un piano infrastrutturale.

Riguardo l’immigrazione, Trump si oppone agli immigrati sia di alta che di bassa qualifica, oltre che agli illegali. Ha inoltre cancellato le politiche a difesa dell’integrazione di studenti di origine straniera. Biden, invece, supporta l’immigrazione sia di alta che di bassa qualifica, e intende ripristinare una legislazione in favore dei giovani arrivati illegalmente negli USA.

Nella questione climatica, le proposte di Trump hanno ridotto gli investimenti nell’energia pulita, mentre Biden sostiene i finanziamenti per la ricerca e l’aumento dell’energia pulita. La transazione all’energia pulita, secondo Trump, porterebbe alla perdita di circa un milione di posti di lavoro. 

Per quanto riguarda l’epidemia di coronavirus, Trump è contrario ai lockdown come forma di prevenzione e punta piuttosto sui farmaci e sui vaccini. Si oppone inoltre a un controllo centralizzato e alle misure restrittive delle libertà personali. La gestione dell’epidemia dell’attuale presidente è stata più volte contestata da Biden in campagna elettorale.

Trump è riuscito a ridurre il deficit commerciale con la Cina, e intende proseguire questa politica fino a riportare almeno un altro milione di posti di lavoro negli USA dal paese asiatico. Promette inoltre crediti per le aziende che riportano la propria produzione negli Stati Uniti. Il focus sull’economia americana, soprattutto nei primi tre anni dell’amministrazione Trump, ha creato milioni di nuovi posti di lavoro. 

Biden intende espandere la spesa pubblica per permettere la formazione e l’assunzione di nuovo personale sanitario, oltre che supportare le piccole e medie imprese con un programma di circa 30 miliardi di dollari da investire soprattutto nelle aziende di proprietà di donne e persone di colore.

Secondo i risultati delle elezioni riportati dai media, Biden ha ottenuto 290 grandi elettori (per vincere ne occorrono 270), mentre Trump ne ha ottenuti 214. Il candidato democratico ha ricevuto il 50,6% di voti, mentre il presidente uscente il 47,7%. Tuttavia, Trump ha annunciato una battaglia legale parlando di brogli elettorali.

Il ministro della Giustizia William Barr, ha dato un mandato ai procuratori per indagare sulle frodi elettorali che avrebbero compromesso il risultato delle elezioni. In particolare, Barr avrebbe autorizzato le indagini sulla possibilità che in Nevada abbiano votato elettori che non ne avevano il diritto, e che in Pennsylvania siano arrivate schede retrodatate via posta. In Georgia, invece, si dovrebbe procedere al riconteggio dei voti, dato lo scarto minimo con cui Biden ha sorpassato Trump. Secondo la legge statunitense, i singoli stati federali hanno tempo fino all’8 dicembre per dirimere ogni controversia riguardo le votazioni.

Intanto, il partito Repubblicano conta ancora la maggioranza in Senato, con 53 senatori (i Democratici ne hanno 45). Alla Camera dei Rappresentanti, invece, la maggioranza è detenuta dai Democratici.

La reazione dei paesi non allineati

Biden, che si è proclamato vincitore delle elezioni, ha già ricevuto le congratulazioni da parte di diversi leader mondiali. Tuttavia, vi sono alcuni paesi i cui leader non si sono ancora congratulati con il candidato democratico. Tra questi, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il presidente brasiliano Jair Bolsonaro, così come il capo della Corea del Nord Kim Jong-un e il presidente cinese Xi Jinping. Anche il presidente russo Vladimir Putin sembra non avere fretta di congratularsi con Biden.

In Russia questa volta è stata generalmente prestata poca attenzione alla situazione riguardante le elezioni americane. Sebbene la notizia della presunta vittoria di Joe Biden sia stata accolta con favore nell’ambiente dell’opposizione liberale, si tratta di una parte piuttosto ristretta di cittadini russi, che rappresenta una minoranza politica.

La parte conservatrice dei cittadini russi ha espresso la propria simpatia per Donald Trump. E questo nonostante il fatto che sotto Trump siano state introdotte varie sanzioni, anche contro il gasdotto Nord Stream 2, e che all’Ucraina sono state fornite armi letali (cosa che la precedente amministrazione Obama-Biden non aveva fatto). Tuttavia, il tycoon sembra essere visto come un baluardo dei valori religiosi e tradizionali. Inoltre, Biden, quando era vicepresidente, ha supervisionato l’Ucraina e, almeno pubblicamente, ha sostenuto l’idea di un atteggiamento più duro nei confronti della Russia.

Il punto di vista prevalente in Russia è che, indipendentemente da chi viene eletto negli Stati Uniti, nulla cambierà radicalmente. Prima di tutto, perché la Russia e il suo presidente Putin sono ufficialmente dichiarati tra le maggiori minacce all’ordine mondiale americano, e l’unica soluzione che gli americani vedono è semplicemente la “resa” della Russia. La Russia, ovviamente, non accetterà questo, almeno finché Putin rimarrà al potere e quindi, nonostante la retorica di Trump sul desiderio di “andare d’accordo con la Russia”, lo Stato profondo (deep state) americano non gli ha permesso di farlo. Al contrario, ha portato le relazioni russo-americane al livello di crisi più profondo dai tempi della Guerra Fredda.

D’altro lato, l’amministrazione Biden potrebbe essere favorevole all’estensione del Trattato di limitazione delle armi strategiche (START), la pietra angolare per limitare la corsa agli armamenti di offensiva nucleare. Questo trattato stipulato tra Russia e Stati Uniti scadrà nel febbraio 2021, e vi è la possibilità che venga esteso per altri cinque anni. Quindi, sebbene Biden sia estraneo alle accuse riguardo i presunti hacker russi che avrebbero influenzato le ultime elezioni presidenziali statunitensi e messo la “spia russa Trump” alla Casa Bianca, potrebbe in realtà essere più disposto a negoziare con il Cremlino.

Nonostante il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov affermi che la Russia è pronta a lavorare in modo costruttivo con qualsiasi vincitore, nessuno in a Mosca ha l’illusione che, in un prossimo futuro, le relazioni russo-americane miglioreranno significativamente. Entrambi i paesi continueranno a scontrarsi sul fronte diplomatico ed economico e per l’influenza in Medio Oriente e nei paesi post-sovietici, principalmente Ucraina e Bielorussia.

Silvia Vittoria Missotti