quadri castelvecchio

Nel dicembre dello scorso anno, andava in scena quello che era stato definito il colpo del secolo. Presso il Museo di Castelvecchio di Verona, tre uomini armati, dopo aver neutralizzato l’allarme, immobilizzato un vigilante, portano via senza intoppi 17 dipinti dal valore inestimabile, tra cui Mantegna, Tintoretto e Rubens. Valore “stimabile” (non essendo strettamente calcolabile) di 15 – 20 milioni di euro. L’assurdità del caso era finita in tutti i giornali del mondo, per diversi motivi. In primo luogo, la modalità del furto: allarme non funzionante, immobilizzazione degli agenti. In secondo luogo, il furto stesso: rubare quadri non vendibili sul mercato. Potevano solo finire nelle ville di qualche collezionista privato senza scrupoli nell’est Europa o altrove. In terzo luogo, l’indignazione del mondo dell’arte, il quale si era mobilitato in massa per “coprire gli spazi lasciati vuoti dai quadri mancanti”, prestando da ogni museo un quadro a quello di Castelvecchio. Giusto per ricordare, questo sarebbe l’elenco parziale delle opere mancanti:

La Madonna della quaglia del Pisanello

San Girolamo penitente di Jacopo Bellini

la Sacra famiglia con una santa di Andrea Mantegna

Ritratto di giovane con disegno infantile e Ritratto di giovane benedettino di Giovanni Francesco Caroto

Madonna allattante, Trasporto dell’arca dell’alleanza, Banchetto di Baltassar, Sansone e Giudizio di Salomone di Jacopo Tintoretto

Ritratto maschile della cerchia di Jacopo Tintoretto

Ritratto di ammiraglio veneziano della Bottega di Domenico Tintoretto

Ritratto di Marco Pasqualigo di Domenico Tintoretto

Dama delle licnidi di Peter Paul Rubens

Paesaggio e Porto di mare di Hans de Jode

Ritratto di Girolamo Pompei di Giovanni Benini

Dopo mesi di ricerche, la Polizia di Stato italiana segue la pista investigativa giusta: il furto è stato ideato da una talpa, ossia un addetto al museo purtroppo infedele al suo compito professionale. Si trattava quindi di un colpo su commissione. Lo scorso 15 marzo, grazie ad un’operazione congiunta della squadra mobile di Verona e del nucleo speciale dei carabinieri per il recupero del patrimonio artistico, 12 persone finiscono in manette: tre a Verona, sospettate di essere i basisti, e nove in Moldavia, ritenute gli esecutori della rapina. I rapinatori avevano agito la sera del 19 novembre 2015 al momento della chiusura del museo. Le telecamere di sorveglianza avevano immortalato l’irruzione di tre persone, col volto coperto, due con in pugno le pistole, da una porta laterale del museo. Non era scattato però alcun segnale di allarme, e la ragione era che tra chi aveva architettato la rapina c’era anche il vigilantes in servizio quella sera a Castelvecchio. Con lui era stato arrestato anche il fratello (che in passato aveva lavorato per un istituto di vigilanza dal quale era stato allontanato) e la compagna moldava di costui, che secondo l’accusa sarebbe stata la persona che ha fatto da tramite tra i basisti a Verona e la ‘manovalanza’ moldava.

Le opere, vengono quindi ritrovate in Ucraina il 6 maggio scorso, nella regione di Odessa e stavano per essere trasportate in Moldavia, esattamente dove da mesi si stavano incrociando le ricerche degli investigatori italiani. Le tele, secondo quanto riferito dall’agenzia Tass, sarebbero state spedite in Ucraina usando i “trasporti postali internazionali” e sono poi state rinvenute sull’isola di Turunciuk, sul fiume Dnestr, vicino alla Transnistria. Erano nascoste in mezzo a macchie di cespugli e chiuse in sacchi di plastica. Sembrerebbe una storia a lieto fine, ed invece, proprio qui iniziano i guai. Se da una parte, i carabinieri, e anche le forze di polizia ucraine hanno fatto un lavoro straordinario, ora la diplomazia si sta dimostrando alquanto inadeguata. Purtroppo, quando si ha a che fare con dei teatranti, e non con dei politici seri, i risultati sono i seguenti. Andiamo con ordine.

Il Sindaco di Verona Flavio Tosi, non si è limitato a volare a Kiev per convenire, col Presidente ucraino Petro Poroshenko, le modalità di rimpatrio dei quadri italiani. Dal 9 giugno, Poroshenko è cittadino onorario di Verona, in quanto Tosi, gli ha conferito tale onorificenza. Incurante di un mare di polemiche, il Consiglio Comunale ha approvato la cittadinanza onoraria, in “segno di riconoscenza del ritrovamento delle opere”. Al di là della inopportunità etica e politica di tale omaggio, anche in considerazione delle pesanti ed acclarate responsabilità del presidente ucraino per quanto sta accadendo nel Donbass, le opere sono ancora in Ucraina, e questo “regalo” di Tosi, poteva essere almeno il seguito, della restituzione. Ed invece, ancora una volta, ci siamo resi ridicoli a livello internazionale per colpa di amministratori sbagliati (2).

E veniamo ora ai nostri giorni. Proprio in questi giorni, si sono riaccese le tensioni (su commissione) tra Russia ed Ucraina. Al consiglio di sicurezza dell’ONU, lo scambio di accuse tra i due Paesi è stato durissimo: se da una parte Kiev teme un’offensiva di Mosca, dall’altra Mosca stessa ha appena sventato piani di destabilizzazione in Crimea, ove sono morti anche dei soldati russi. Se la situazione, a livello internazionale peggiorasse sino ad arrivare ad una guerra, i quadri di Castelvecchio diventerebbero l’ultima preoccupazione di Poroshenko, il quale, in fatto di solerzia non ha certo brillato sinora. Tutt’altro.

Al lavoro sono sempre le diplomazie del nostro Paese e quella ucraina. Pavlo Klimkin, il Gentiloni ucraino, ha assicurato che i quadri saranno restituiti in tempi brevi all’Italia. E secondo poi quanto riferito dal sottosegretario agli Esteri Enzo Amendola al deputato veronese Vincenzo d’Arienzo, i quadri verranno portati in Italia proprio dal presidente Poroshenko tra settembre ed ottobre, ammesso, che “non emergano altre priorità”. Ed è lapalissiano che un conflitto risulterebbe un ulteriore caso di rinvio. Nel frattempo, Kiev li tiene in ostaggio, e i venti di guerra, spirano ad est. La pagliacciata di aver reso veronese chi alimenta un conflitto e ne prepara un altro, poteva almeno essere risparmiata.

Kiev, inoltre, può solo dire grazie. I quadri ritrovati, sono stati esposti in una mostra in città. Un onore esporre quadri di rilevanza mondiale in terra ucraina.