Membri delle Forze Speciali kosovare albanesi (ROSU), addestrati e armati dalla KFOR e dalla NATO nella base “Adem Jashari” in Kosovo e nelle basi USA dello Iowa, in un operazione militare che ha coinvolto circa 200 agenti, in assetto antisommossa e armati di tutto punto, hanno preso d’assalto, intorno alle 17.30 del 26 marzo, con granate assordanti e gas lacrimogeni, la sala a Kosovska Mitrovica, dove si teneva una tavola rotonda sul Kosovo e Metohija.
Appena entrati nella sala hanno obbligato i serbi a sedersi per terra col capo chino e le braccia alzate, minacciandoli e colpendoli con il calcio dei fucili automatici. I poliziotti, urlando frasi oltraggiose, hanno poi spaccato e rovesciato tutto ciò che incontravano, senza che alcuno facesse resistenza, distruggendo anche le attrezzature delle tv serbe presenti nel locale, terrorizzando i presenti. In precedenza la polizia aveva lanciato gas lacrimogeni e bombe assordanti fuori dall’edificio per disperdere la folla di dimostranti che cercava di impedire loro l’ingresso.
Fra i feriti anche esponenti politici della minoranza serba. Espulso Djuric
Sono rimaste ferite 32 persone, cinque delle quali in modo grave. Fra i feriti anche esponenti e personalità politiche serbe del Kosovo.
In questi video la documentazione di cosa è accaduto e la violenza brutale attuata:
Nel corso dell’operazione, totalmente inaspettata, è stato compiuto un vero e proprio rapimento e poi arresto del capo del Governatorato serbo per il KiM, Marko Djuric (poi nella notte espulso in Serbia), principale negoziatore del governo di Belgrado, delegato a trattare con l’ex provincia serba, che ha proclamato unilateralmente la sua indipendenza nel 2008.
“Erano pronti a uccidere”
Il direttore del Policlinico di Mitrovica nord (settore serbo), Milan Ivanovic, ha parlato di un “azione brutale” della polizia kosovara, con gli agenti, a suo avviso “pronti anche a uccidere”, dal momento che le armi avevano “i colpi in canna”. In serata l’ambasciatore russo a Belgrado Aleksandr Cepurin ha parlato di “rozza provocazione” da parte di Pristina.
Le autorità kosovare avevano annunciato di aver vietato l’ingresso in Kosovo di diversi esponenti serbi, tra i quali Djuric, che tuttavia s’è comunque presentato a Mitrovica.
Entrando nella sala hanno sparato, poi hanno buttato tutti in terra e hanno ordinato ai presenti di non muoversi, continuando a tenerli sotto tiro. Il coordinatore dei sindaci del Kosovo del nord, Goran Rakic, è stato colpito con i mitra, così come Zeljko Jovic, vice direttore dell’Ufficio per il Kosovo e Metohija, Nenad Rikalo, esponente istituzionale serbo kosovaro, Zoran Todic sindaco di Leposavic, Ivan Milojevic, direttore dell’Ufficio per gli affari comunitari e Nebojsa Milanovic, direttore del l’Ufficio degli Lavori di Leposavic e anche alcuni giornalisti sono stati malmenati.
Durante tutta l’operazione terroristica della ROSU, i funzionari della KFOR e dell’EULEX erano in piedi a seguire gli avvenimenti come documentato dalle fotografie, ma non hanno fatto un solo gesto o invito per fermare o per proteggere le persone inermi.
Belgrado: “atto terroristico contro il nostro popolo”
Le televisioni in Serbia hanno mostrato le immagini della violenza brutale messa in atto dalle forze speciali kosovare intervenute. Dopo l’intervento della Rosu, il Segretario Generale del Presidente della Serbia, Nikola Selakovic ha dichiarato che non se ne andava perché era venuto come un uomo libero. “Resto qui con il mio popolo, amici, fratelli, colleghi. Io resto qui e aspetto Marko Djuric “, ha detto Selakovic, che poi ha aggiunto: “Oggi è avvenuto un atto terroristico contro il nostro popolo e la gente. Questa è la loro risposta alla nostre proposte di pace”.
Alla domanda del giornalista se è venuto con un permesso, ha detto: “Sono venuto nel territorio del mio paese. Fino ad ora, forse non era chiaro a tutti che Pristina non intende trovare una soluzione negoziale, ora possono capire. Il presidente della Serbia, il governo della Serbia sanno cosa stanno facendo. L’ufficio per KiM sa cosa sta facendo, e penso che questa sia sufficiente come dichiarazione seria e risposta alla sua domanda. Senza i serbi in Kosovo e Metohija non esiste una soluzione per il futuro del Kosovo e Metohija, qualsiasi soluzione per il futuro del Kosovo deve prendere in considerazione e tenere conto anche degli interessi della nostra gente qui in Kosovo, che negli ultimi due decenni, hanno avuto molti morti. Voglio da qui, da Kosovska Mitrovica mandare un messaggio chiaro che, per la Serbia, il Kosovo e Metohija, il Kosovo settentrionale non è e non sarà mai parte del cosiddetto Kosovo indipendente, né una parte della cosiddetta Grande Albania. Tali progetti sono supportati solo da coloro che desiderano conflitti in queste aree. Siamo venuti qui in primo luogo perché la Serbia vuole sentire cosa avete da dire voi, sul Kosovo e Metohija e per darvi un messaggio, e farvi sapere che tutta la Serbia è con voi”. Subito dopo anche Selakovic veniva arrestato e portato via, senza comunicare dove era stato portato.
La testimonianza di Djuric
Marko Djuric: Mi hanno trascinato come un cane, mi hanno picchiato, urlandomi Allah Akbar.
https://youtu.be/jBxZlCBqnRQ
“Con minacce e insulti pesanti, nonostante fossi ferito, mi hanno portato in un autoblindo parcheggiato nei pressi della stazione degli autobus, dove vedevo le percosse e le violenze contro singoli cittadini che protestavano con gli occhi gonfi dai gas lacrimogeni. Alcuni serbi che cercavano di opporsi pacificamente e verbalmente ai membri armati della ROSU, hanno ricevuto colpi, insulti e minacce che gli avrebbero sparato…”, ha dichiarato Djuric dopo il suo arrivo a Belgrado.
“Se non me lo avessero ordinato da Belgrado, sarei rimasto in Kosovo a condividere il terrore contro i serbi. Tutto è stato organizzato dai separatisti albanesi con il sostegno degli ambienti occidentali internazionali!” ha poi aggiunto Djuric.
Vucic ha telefonato a Putin: “arresteremo i poliziotti che hanno fatto irruzione”
Il quotidiano belgradese Vecernje Novosti ha riportato che il presidente serbo Aleksandar Vucic ha parlato con il presidente russo Vladimir Putin al telefono, circa la situazione di alta tensione in Kosovo dopo quanto accaduto a Mitrovica, non sono stati forniti altri particolari sul contenuto della conversazione.
Vucic discuterà con Putin di tutte le possibili conseguenze della violenza incontrollata nel Kosovo settentrionale in seguito ai gravissimi fatti accaduti. I media di Belgrado hanno riferito che Vucic aveva già parlato con Putin, e poi con l’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la sicurezza Mogherini sulla situazione in Kosovo.
Il presidente serbo Aleksandar Vucic ha dichiarato che ogni membro della polizia del Kosovo, o come li ha definiti “bande terroristiche”, che hanno partecipato alle percosse di persone in una riunione pacifica e all’arresto di Marko Djuric e altri esponenti serbi, sarà arrestato e processato dalla magistratura serba. “Nessuno rimarrà impunito di fronte alle autorità serbe per il rapimento e l’arresto di Marko Djuric “, ha detto Vucic.
Alta tensione e rischio di conflitto militare
Frattanto è stata convocata d’urgenza nella notte a Belgrado, la sessione del Consiglio di sicurezza nazionale, con la presenza del presidente Vucic, del primo ministro serbo Brnabic, del ministro dell’interno Stefanovic, del ministro della giustizia Kuburovic, del ministro della difesa Vulin. Alla sessione saranno presenti anche il ministro degli Esteri Dacic, il capo della polizia Rebic, il capo di stato maggiore dell’esercito della Serbia, il generale Dikovic, il direttore dei Servizi di Sicurezza serbi BIA Gasic e il procuratore della Repubblica Dolovac.
Fonti locali ci hanno confermato di spostamenti di mezzi militari, che hanno attraversato le città del sud della Serbia, compresi alcuni carri armati, verso il confine del Kosovo. E in dichiarazioni ufficiali, le autorità in Serbia hanno già affermato pubblicamente che non tollereranno un simile comportamento, una vera e propria umiliazione e vessazione nei confronti di alcun membro del popolo serbo. Nel frattempo cresce la tensione in Kosovo. Blocchi stradali e barricate effettuati dai serbi kosovari a Kosovoska Mitrovica e nelle enclavi serbe della provincia.
Manifestazioni serbe nel nord del Kosovo: erette barricate. È alta tensione.
Manifestanti serbi, per protestare contro le violenze a Kosovoska Mitrovica, hanno bloccato nel tardo pomeriggio l’importante via di comunicazione nel nord del Kosovo, che da Mitrovica porta a Zvecan. Nel settore nord di Mitrovica la tensione continua a crescere e sono segnalate barricate erette in vari punti della città. Le sirene di allarme continuano a suonare in tutta la città.
Il sindaco della parte settentrionale di Kosovska Mitrovica, Goran Rakic dopo l’assalto della ROSU ha esortato il presidente serbo: “Presidente Vucic, mandi l’esercito!”, aggiungendo: “Aiutateci, aspettiamo il vostro sostegno e protezione. O ci aiutate o ci auto organizziamo da soli!”, ha ancora dichiarato Rakic, che durante l’attacco è stato buttato per terra e picchiato dagli agenti ROSU, ricevendo diversi colpi con il calcio dei fucili automatici e rimanendo ferito.
La situazione nella giornata di oggi ha una calma apparente, ma il fuoco cova sotto la cenere.
Con queste nuove violenze e atti di terrore è evidente che ci sarà un crescendo di nuove tensioni, nuovi problemi e un ennesimo enorme passo indietro, nel tentativo di risolvere in modo negoziale questa delicata, dolorosa e complessa situazione.
Una cosa è certa, questi fatti possono avvenire solo con una regia e strategia di oltre oceano, anche nei media serbi e russi si sottolinea che queste provocazioni hanno dei burattinai molto definiti e stanno a Washington e nell’Unione europea, non certo nella dirigenza fantoccio di Pristina.
Non dimentichiamo che solo a gennaio di quest’anno era stato assassinato a colpi d’arma da fuoco, il politico serbo del Kosovo Oliver Ivanovic, in un vero e proprio omicidio eseguito da killer professionisti, come hanno indicato esperti militari. Anche questo un vero e proprio atto di guerra contro soluzioni di pace.
grazie!