Tra poche ore, in Italia e nel mondo si celebrerà la Festa della Donna. Una ricorrenza importante. Uomini in ogni angolo della terra renderanno omaggio ad amiche e compagne. I giornali dedicheranno le prime pagine, come ogni anno, a ritagliare un momento di attenzione alle donne con tante buone intenzioni, propositi di emancipazione e di riconoscimento di diritti. Facebook e i vari social network saranno tapezzati di auguri e immagini di mimose. Tutto molto bello e significativo certamente.

Mettiamo però che un abitante di un altro pianeta venisse sulla terra proprio l’8 Marzo, e potesse vedere tutte queste cose; si domanderebbe certamente il perché di tutto ciò e in molti gli risponderebbero che tutto è fatto per onorare le donne, per la loro dignità, per la loro emancipazione. La Giornata internazionale della donna in Italia si celebra dal 1922, anno in cui il Partito comunista d’Italia decise di proporre la celebrazione della festa. Pochi sanno che la ricorrenza nasce dalle grandi manifestazioni avvenute l’8 Marzo 1917 (23 febbraio nel calendario Giuliano) quando una gran moltitudine di donne di San Pietroburgo scesero in piazza per acclamare la fine della Guerra. Nacque così in Russia la Giornata internazionale dell’operaia. Il 16 dicembre 1977 poi, con la risoluzione 32/142, l’Assemblea generale delle Nazione Unite propose ad ogni paese, nel rispetto delle tradizioni storiche e dei costumi locali, di dichiarare un giorno all’anno “Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale”.

A questo punto, il nostro alieno intuirebbe che questa festa si celebra dunque da tanti anni. Molto bene. Ora si aspetterebbe di vedere la situazione attuale delle donne in Italia. Gli si direbbe quindi fieramente che sono stati fatti grandi passi avanti per le donne: diritto di voto col suffragio universale ed incarichi importanti nella società. Passi avanti di vitale importanza, certamente. L’alieno però domanderebbe la reale situazione femminile dei nostri giorni, e qua, forse, qualche difficoltà di risposta potrebbe sorgere. Sfogliando qualche giornale, qualche sito internet dedicato, qualche rivista, il nostro ospite rimarrebbe, se vogliamo, attonito. Verrebbe a sapere che il 35% delle donne nel mondo ha subito una violenza fisica; che i due terzi degli omicidi in ambito familiare coinvolgono donne. Una situazione insostenibile. Se il nostro amico si informasse sulla situazione italiana, scoprirebbe che circa 6 milioni 788mila donne italiane hanno subito una violenza, a volte anche sotto gli occhi dei loro figli, come stimato dall’Istat nel giugno 2015. La lista, redatta sempre dall’Istat, dei casi di violenze è lunga: stupri, maltrattamenti e minacce.

Il nostro ospite extraterrestre verrebbe poi però a sapere che esistono centri antiviolenza contro le donne in gran parte dell’Italia, ma, come riportato dal quotidiano Repubblica lo scorso 25 novembre 2015, la destinazione e l’uso dei fondi governativi stanziati per questi centri non sempre risulta chiaro. E dunque, quasi il 12% di queste donne non denuncia le violenze, il più delle volte proprio per paura di quegli uomini e mariti, molto spesso, con i quali magari avevano festeggiato l’8 marzo. Non finisce però qui. Il nostro alieno constaterebbe che, sul fronte del lavoro, la condizione femminile rimane tutt’ora complicata. Come riportato dal Sole 24 Ore il 26 ottobre 2015, le donne a parità d’occupazione con l’uomo hanno redditi inferiori anche del 58%. In una situazione di crisi economica come quella in cui tergiversa l’Italia, sono proprio le donne che subiscono i contraccolpi maggiori. Per fare un esempio, tra gli avvocati le donne percepiscono in media 22.247,4 euro a fronte dei 53.389,1 degli uomini.

Detto questo, ma tralasciando tuttavia molto altro, a qualcuno sorgerebbe spontaneo domandarsi quanto conti una festa come quella della donna, che rischia, alla luce di questi dati, di apparire come una quasi ipocrita commemorazione di una condizione femminile che non accenna ad eguagliare quella maschile. Marxianamente, qualcuno potrebbe in effetti sostenere il carattere sovrastrutturale di questa ricorrenza. Un contentino borghese, che poi si concluderebbe con tante parole e pochi fatti, confermando quel rapporto di fondo caratterizzato ancora dalle categorie del “dominio” e del “possesso” dell’uomo sulla donna. Quella sete di possesso e dominio che spesso spingono alcuni alla violenza. Tale visione, volutamente provocatoria, non deve però intendersi come un monito volto all’inutilità di qualsiasi ricorrenza a favore delle donne, anzi: è volta a rendere le persone consapevoli del fatto che unitamente all’ideale di omaggiare le donne va l’azione diretta a sradicare gli elementi di fondo della società, italiana soprattutto, che fanno da presupposti alla disuguaglianza di genere, nei termini di opportunità e diritti. Solo così, la Festa della donna raggiungerà il suo obiettivo. Niente di extraterrestre.

Federico Gonzato