
La carta islamico-ottomana di Erdogan comincia a sbiadirsi sempre più. In un paese, la Turchia, in piena recessione, dove la moneta precipita sui mercati e l’inflazione galoppa, il sultano si è inventato un diversivo. Oltre a sventolare il bandierone rosso con la mezzaluna fertile, ha progettato di riportare a moschea l’edificio di Santa Sofia, celebre monumento di Istanbul dalla storia peculiare: prima basilica cristiana di Costantinopoli, poi moschea sotto il dominio ottomano e infine trasformata in museo nel 1934 dal laico Atatürk. Per il presidente islamico-conservatore (che dopo oltre un secolo continua a negare con arroganza il genocidio armeno) la scelta di Atatürk fu “un errore grossolano”. Erdoğan sa bene di toccare un simbolo universale. Atatürk aveva giustificato la sua scelta dichiarando di voler offrire Santa Sofia “all’umanità”, mentre Erdoğan ha deciso di seguire la direzione opposta sperando che la sua base elettorale sunnita e conservatrice possa apprezzare il gesto.
Ma la società civile turca sembra non voler il ritorno al passato proposto da Erdogan, e anche nelle roccaforti elettorali del sultano (tra cui Ankara) non lo ha seguito nelle ultime elezioni amministrative. Il presidente ha fatto aprire negozi che vendono frutta e verdura a prezzi sovvenzionati, ha usato un terzo delle riserve finanziarie per sostenere la moneta e ha lanciato una campagna contro l’Occidente, accusato di cospirare contro la Turchia (nonostante il paese faccia parte della Nato) e ha comprato di recenti armi dalla Russia. Ma questo non gli ha impedito di perdere le grandi città.
Dopo il fallito colpo di stato del luglio 2016 Erdoğan e la conseguente gigantesca manovra repressiva, con decine di migliaia di arresti e licenziamenti di giudici, funzionari, insegnanti e giornalisti, la società civile turca ha compreso i rischi della deriva autoritaria di un grande paese, la Turchia, da sempre paese ponte tra Oriente e Occidente, un paese membro della NATO e che svolge un ruolo chiave negli equilibri medio-orientali. Si allenta la stretta sulla vendita degli alcolici, e ad Istanbul festeggiano anche le aziende che producono birra: aspettiamo anche un “upside” delle azioni delle società che producono tabacco.