Per commemorare il 70° anniversario dalla vittoria sul Giappone nella Seconda Guerra Mondiale, la Repubblica Popolare Cinese ha indetto colossali celebrazioni nella capitale Pechino. Insieme ad una grandiosa e scenica parata militare, il governo ha ricevuto decine di capi di stato da vari paesi ed ha fatto capire al mondo quale sia la strategia della politica militare cinese.
La parata ha avuto un andamento maestoso: nella blindata Pechino, 12.000 soldati divisi in 27 formazioni, con oltre cento velivoli dell’aviazione cinese, hanno sfilato per le maggiori vie della capitale, dai rostri della Città Probita, fino a Piazzia Tian’anmen, dove il 66enne Presidente cinese Xi Jinping ha tenuto il suo discorso, con oltre 40.000 persone ad ascoltarlo. Tra i vari canti patriottici scanditi, prima e dopo la parata, dall’orchestra delle Forze Armate Cinesi, hanno sfilato anche 1.000 soldati, divisi in 17 manipoli, provenienti da altri paesi vincitori del secondo conflitto mondiale. La parata è stata una grande occasione per mostrare la forza militare dell’Esercito di Liberazione Popolare, che ha dato grande sfoggio degli ultimi ritrovati della tecnologia militare cinese (l’84% dei mezzi militari comparsi durante la parata sono stati mostrati in pubblico per la prima volta). Tra i nuovi mezzi presentati durante la parata, nuove tipologie di droni, i missili balistici Dongfeng-21D, i missili balistici intercontinentali DF-5B, con una gittata di 15.000 km, ma anche altre tipologie di missili come i DF-31A, i DF-26, i DF-21D. Tra i velivoli, sono stati mostrati al pubblico gli elicotteri WZ-19, capaci di attaccare mezzi corazzati, i bombardieri H-6K, capaci di sviluppare attacchi a lungo raggio e i moderni caccia J-15, detti “gli squali volanti”.
Questo evento, oltre a rimarcare un importante avvenimento nella storia della Cina e del mondo, ha anche attratto numerosi capi di stato e rappresentanti di altri paesi, sia per interessi diplomatici sia per il grande simbolismo insito nella “lotta di liberazione”(1). Tra gli ospiti più importanti, ci sono stati: Vladimir Putin, il Presidente bielorusso Aleksandr Lukascenko, la Presidentessa sudcoreana Park, il Presidente egiziano al-Sisi, il Presidente del Sudafrica Jacob Zuma, i presidenti di Repubblica Ceca, Kirghizistan, Myanmar, Venezuela, Vietnam, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, mentre nessun importante capo di stato occidentale si è recato a Pechino. Sono stati presenti invece ex premier come Tony Blair e Gerhard Schröder, e l’ex Primo Ministro giapponese Tomichii Murayama, e numerosi ministri degli esteri (tra cui l’italiano Paolo Gentiloni). Molto grave, secondo i cinesi, la defezione del Primo Ministro giapponese Shinzo Abe, che ha rifiutato all’ultimo l’invito cinese per “questioni di politica interna”. A tal proposito, il vice Ministro degli Esteri cinese Zhang Ming ha dichiarato che «abbiamo ribadito molte volte che le celebrazioni non prendono di mira nessun paese, né il Giappone né il suo popolo. Non hanno alcuna connessione con le attuali relazioni sino-giapponesi».
Nonostante la parata, la Cina vuole dare l’immagine di un paese pacifico, condannado ogni forma di militarismo. Nell’editoriale del Quotidiano del Popolo, infatti, si legge: «Quello che la Cina vuole mostrare è la determinazione e la capacità di salvaguardare la giustizia e la pace, mostrando l’84% del proprio equipaggiamento moderno di armi». Concetto analogo a quello ribadito da Xi Jinping nel suo discorso: «Non importa quanto possa diventare forte, la Cina non cercherà mai l’egemonia o l’espansione. Non infliggerà mai le sofferenze che ha passato su altre nazioni». Tra le future misure che il governo cinese si impegna ad adottare, il Presidente ha promesso il taglio di 300.000 uomini tra i ranghi dell’Esercito di Liberazione Popolare, circa il 13% su 2,3 milioni di soldati, riducendo così gli effetti del più grosso esercito di terra al mondo. Non si tratta certo di una manovra “detatta dal rallentamento dell’economia”, come qualcuno potrebbe pensare, ma è certamente il preludio ad una rivoluzione nell’ambito militare: meno truppe ma un equipaggiamento di maggiore qualità.
In un’apoteosi di simbolismo, dopo la sfilata dei veterani, la cerimonia ha chiuso con lo sparo di 70 colpi di cannoni, il rilascio nel cielo di 70.000 colombe e di 70.000 palloncini, estrema sintesi della speranza cinese di una pace perpetua.

Leonardo Olivetti