Nel “salotto buono” de LA7, Giorgia Meloni, leader del partito Fratelli d’Italia, qualche giorno fa, tentava di convincere il dubbioso ex direttore de “Il Fatto Quotidiano”, Antonio Padellaro, circa una presunta civiltà del lavoro italiana. Forse la giovane Giorgia faceva riferimento al passato, nemmeno tanto remoto. Certa è una cosa: i politici italiani sono avulsi dalla realtà, o da quel che sta accadendo in questi ultimi anni dopo l’approvazione del jobs act renziano. Andiamo per gradi.
Vietato fare figli
Il jobs act, riforma del lavoro di stampo ultraliberista, che avrebbe dovuto aprire le porte del mondo del lavoro a migliaia, se non milioni di disoccupati, ha di fatto incrementato il precariato più totale. Abolito l’articolo 18, e resi possibili i licenziamenti indiscriminati, ora è possibile perdere il lavoro da un momento all’altro, per motivi “economici” o “disciplinari”. Il caso più emblematico è quello accaduto ad un dipendente della catena di ristorazione Porca Vacca di Livorno.
Questa sede è già stata oggetto di forti polemiche per le presunte condizioni di lavoro usuranti e umilianti, per le quali i dipendenti hanno già fatto diverse segnalazioni ai sindacati. Un dipendente è stato licenziato per assenza ingiustificata per assistere al parto della propria moglie e, come se non bastasse, tramite la messaggistica di whatsapp. I lettori hanno capito bene: in Italia non è più nemmeno lecito pensare di mettere al mondo dei figli, poiché si incorre nel rischio di perdere il lavoro. Questa è la civiltà del lavoro di cui parlava Giorgia Meloni?
Se per caso qualcuno pensasse che questi siano casi isolati, bisogna, ad onor di cronaca, citare anche il caso della mamma della (defunta) bambina più buona d’Italia. Per inquadrare la vicenda, la “bimba più buona d’Italia” era una giovinetta che ha lasciato questo mondo stroncata da un male incurabile, la leucemia, a soli otto anni.
La madre, è stata licenziata 4 giorni prima che la figlioletta morisse, per le “troppe assenze” dovute ad accudire la figlia. Valentina Donà, genitore di Aurora, ha usufruito di tutti i diritti possibili per stare al fianco della sua bimba malata: legge 104, congedi straordinari, malattia, aspettative. Dopo aver esaurito ogni cosa, impossibilitata a tornare sul posto di lavoro, Valentina è stata licenziata. Anche in questo caso, il privato che dava lavoro non ha avuto molti scrupoli, neanche di fronte alla malattia di una bimba bisognosa di cure. Solamente che in questo caso, con molta probabilità, travolto dalla potenza mediatica dei funerali della bimba, il privato che ha licenziato la Signora Donà, ha fatto marcia indietro, ripensando ad una riassunzione.
Vicenda a lieto fine? Per niente affatto. Nessuna persona dovrebbe perdere il posto di lavoro per curare se stessi o il figlio, così come non dovrebbero esistere licenziamenti “disciplinari”, allo scopo di “cancellare” quel dipendente da quella determinata azienda. Sarebbero diritti naturali di una vera civiltà del lavoro. E’ chiaro che il problema demografico italiano non troverà mai soluzione se le politiche del lavoro porteranno a questi risultati. Al momento, vietato fare figli, o si perde il posto. Nei paesi del Nord Europa, v’è ancora una media di almeno due figli per nucleo famigliare. Forse, non hanno avuto tutti il jobs act.
Un’immigrazione inutile
Prima che il Governo Gentiloni approvasse il nuovo regolamento per le ONG nel Mediterraneo, che facevano entrare illegalmente nel nostro Paese migliaia di immigrati clandestini giornalmente, si pensava che questi nuovi arrivi potessero “risolvere” il problema del lavoro.
Prima di comprendere che si trattava di traffici di esseri umani senza scrupoli, legati alle Organizzazioni non governative, si è addirittura pensato che questi immigrati, totalmente avulsi dal nostro contesto, potessero pagare le pensioni italiane.
Scoperchiata la cupola da parte di magistrati seri, e visti i disastrosi risultati elettorali della sinistra, il Governo ha compreso che potenzialmente, questi nuovi arrivi, non servono proprio a nulla. Sono rarissimi i casi di inserimento, (dopo il riconoscimento dai tempi biblici del diritto d’asilo) nella realtà italiana, in cooperative o posti di lavoro seri. Al contrario dell’immigrazione di 15-20 anni fa dall’Est Europa verso il nostro Paese, che aveva portato matematici, ingegneri, e persone con una forte propensione scientifica, (purtroppo la maggior parte delle volte mal sfruttata, costringendo persone dotate di cultura e preparazione tecnica a fare solamente le badanti), quella attuale non solo non risolve la mancanza di lavoro strutturale, ma è un costo enorme per il nostro Paese, incapace di sostenere politiche economiche per i suoi cittadini.
Salve, vorrei fare l’avvocato. Buongiorno, mi candido per architetto
Per comprendere quanto in basso sia caduto il mercato del lavoro italiano, basti citare gli esempi di due categorie che fino a qualche decennio fa, costituivano i pilastri della nostra società: architetti, avvocati, ingegneri.
Abbiamo archiviato il drammatico caso dei due ragazzi padovani, morti nel rogo di un grattacielo londinese, trasferiti in loco per una vita migliore. Spesso ci si è soffermati sulle dinamiche dell’incidente: la mancata manutenzione del grattacielo, il ritardo dei soccorsi, la cernita delle persone da salvare, l’impossibilità di arrivare al ventitreesimo piano, dove i due giovani architetti padovani sono periti.
Poco spazio si è dato (salvo nelle cronache locali) alle motivazioni che avevano spinto i due giovani ad emigrare, lasciando l’Italia. Eppure è semplicissimo: ai due giovani, venivano sottoposte offerte di lavoro scandalose. Le riassumiamo: un “salario” di 600 euro mensili, partita iva, propria strumentazione. Questo è ciò che viene offerto ad un architetto che magari è in possesso di due lauree, una triennale ed una specialistica, con una specializzazione ottenuta tramite un master (ricordiamo il costo economico di queste operazioni).
Lo Stato italiano è stato accusato, nelle locandine de “Il Mattino di Padova”, di “mandare a morte i propri figli”. Non sarà certo un’istigazione al suicidio, ma quale futuro si possa ottenere con simili offerte di lavoro, non lo si conosce.
Se gli architetti piangono, gli avvocati non sono certo più fortunati. Per essere abilitati all’esame di Stato e all’esercizio della professione, debbono svolgere un lungo praticantato, forse il più lungo degli ordini professionali. Trovare uno studio che retribuisca, (e il più delle volte, studi con clienti facoltosi, senza alcun problema di spese), sta diventando un’impresa titanica, con punte di una “retribuzione” di Euro 150, in due anni di attività.
Follie all’italiana, si commentano da sole.
Contratto a tempo indeterminato, dove sei?
Il jobs act ha portato all’esatto contrario delle intenzioni per le quali era stato concepito. Ha alimentato tutte le alternative flessibili, studiate a tavolino anche dalle agenzie interinali: dai voucher, (abusati, cancellati e poi ripristinati con altre regole apparentemente più restrittive), ai contratti a tempo determinato, dai contratti a chiamata, al vero e proprio lavoro nero.
L’occupazione, soprattutto quella giovanile sta toccando i minimi storici, alimentando ancora una volta l’emigrazione, e lo spopolamento di intere aree urbane. Vi sono determinati Paesi ove stanno chiudendo le attività principali: il giornalaio, il negozio storico di alimentari che riforniva la popolazione, il bar aggregativo.
Recenti “indagini” individuano come figure mancanti traduttori, estetiste, parrucchieri, giardinieri, medici. Nulla di più falso, sotto determinati aspetti. Ogni giorno migliaia di strutture private ricevono centinaia di curricula, soprattutto in ambito estetico, o per quanto riguarda le ditte import export, servizi di traduzione. Ciò potrebbe essere valido per quanto riguarda il settore sanitario, ove mancano pediatri, medici, infermieri, dentisti. Ancora una volta, la colpa ricade sullo stato italiano: migliaia di euro spesi per la formazione, e poi l’incapacità di collocare queste persone in un ambito professionale. Bisogna interrogarsi su questi fattori: perché l’Inghilterra chiede esplicitamente (così come la Francia) infermieri professionali italiani, ed in Italia questi ultimi sono sottoposti a turni massacranti, poiché i reparti sono privi di sufficiente personale? Per quale motivo ad un infermiere (ora laureato in infermieristica, con tanto di tirocinio) viene sottoposta una collaborazione professionale con partita iva, con possibilità di essere licenziato dall’oggi al domani? Qui la riflessione dello Stato italiano, è assente. Una cosa assurda si è riusciti a fare: cancellare il contratto che dà futuro: quello indeterminato.
Fausto Bertinotti, se ci sei batti un colpo
Un paio di anni prima del crollo dell’ultimo governo italiano eletto dai cittadini, cioè il Berlusconi 2008 – 2011, terminato con l’invenzione dello spread, Fausto Bertinotti, aveva pronunciato con soddisfazione queste parole: “dobbiamo essere entusiasti dei risultati delle riforme e lotte sociali avvenute nel trentennio post vittoria sul nazifascismo, ora in pericolo”.
Al di là dell’informazione inesatta, ci si può interrogare su quale sia stata la funzione di difesa di queste riforme, da parte di leader come Bertinotti, o di partiti analoghi che si definivano “amici” dei lavoratori. Se ci siete ancora, battete un colpo. Abbiamo urgente bisogno di voi.
….bravissimo Quintana hai fatto un articolo bellissimo, verissimo ,esauriente…..hai descritto la realta’ del mondo del lavoro perfettamente….complimenti…