Una delle epidemie più diffuse in Italia è il tifo da stadio applicato alla politica. Che si tratti di questioni nazionali o internazionali, vige la logica del gagliardetto e della curva di appartenenza con l’applicazione di schemi e logiche che dovrebbero suscitare ilarità, se non si trattasse di una questione molto seria. Il “casus belli” degli ultimi due giorni è la consegna di Cesare Battisti all’italia da parte delle autorità boliviane, senza farlo passare per il Brasile, dove per anni aveva trovato sicuro rifugio e solide coperture.

Se per i “destri” è un regalo del camerata Jair Bolsonaro, il presidente brasiliano, per i “sinistri” è un tradimento del (non più) compagno Evo Morales, presidente boliviano. Basterebbe informarsi anche solo un pochino per non buttare tutto in gazzarra ma evidentemente è cosa troppo ardua e faticosa e le curve continuano ad affrontarsi a colpi di cazzate, soprattutto sui social.

L’espulsione diretta dell’ex leader dei Pac dalla Bolivia all’Italia non è “sospetta”. È normale che un irregolare sia respinto verso lo stato di cui ha la cittadinanza. Battisti non ha mai acquisito la cittadinanza brasiliana. Lo status di “rifugiato” concessogli in passato dalle autorità brasiliane, gli era stato revocato. Dovendolo espellere, in quale altro posto avrebbe dovuto spedirlo la Bolivia, se non in Italia?

Il ministro boliviano Carlos Romero Bonifaz è stato molto chiaro: “Da parte nostra l’espulsione era obbligatoria, in quanto lo status di immigrato di Cesare Battisti era irregolare”.

“Dunque, ha aggiunto l’esponente del governo di La Paz, in applicazione alla Legge 370 sull’immigrazione, abbiamo emanato una risoluzione che prevedeva la sua partenza obbligatoria dalla Bolivia perché è entrato illegalmente nel nostro Paese”.

L’espulsione dal paese di Morales ha fatto venir meno anche la validità della condizione della commutazione degli ergastoli nella pena massima di 30 anni, posta dal governo brasiliano ed accettata dall’ex ministro Orlando nel 2017 per evitare che Battisti potesse rimanere completamente impunito . In Brasile la pena perpetua è ritenuta incostituzionale perché in contrasto con la funzione rieducativa. Chiaramente al di fuori del contesto estradizionale con il quinto Stato più popoloso del mondo, quel patto non vale.

“E’ come se Battisti fosse stato catturato in una via di Milano”, ha spiegato Raffaele Piccirillo, ex direttore degli Affari di Giustizia del ministero, che seguì direttamente il caso quando il Guardasigilli era Andrea Orlando.

Ci stupisce poi l’indignazione di tante sedicenti vergini dai candidi manti per la collaborazione tra intelligence ed apparati governativi di Paesi con “colori” politici diversi. Ci permettiamo di far notare a chi se l’è presa che non stiamo parlando delle facezie quotidiane della famiglia del “Mulino Bianco”.

“Bolivia e Brasile sono vicini per la vita, pur rispettando le nostre differenze abbiamo l’obbligo di lavorare insieme a beneficio dei nostri Paesi”, twittò qualche mese, al ritorno da Brasilia, Evo Morales.

Il paese andino non può rompere i rapporti con il Brasile che è il principale paese delle esportazioni boliviane, con una cifra stimata nel 2018 di oltre un miliardo e mezzo di euro, ed è il secondo partner insieme alla Cina per importazioni. La Bolivia esporta quasi metà del suo gas in Brasile, sulla base di contratti ventennali in scadenza e quindi da rinnovare nei prossimi mesi.

Solide e fruttuose sono anche le collaborazioni italo-boliviane per un volume complessivo import-export di circa 200 milioni di euro annui, con il 70% delle esportazioni italiane che riguardano in particolare macchinari e strumenti agricoli. Di tutto rispetto è poi la partnership nel campo sanitario con l’Istituto Oncologico della Salute impegnato nella creazione del primo ospedale oncologico ad alta specializzazione nel paese andino con un investimento di oltre 100 milioni di euro. Di investimenti italiani stanno beneficiando anche i settori del turismo, dell’infanzia, della tutela dell’ambiente e della sicurezza alimentare. La Bolivia, ospita l’unica sede presente in America Latina dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.

Numeri, relazioni ed equilibri che sfuggono agli ultras della politica formato social, troppo presi dalla lotta a colpi di slogan per prestare attenzione a delle dinamiche ben diverse da quelle esistenti nella loro fantasia.

 

Ernesto Ferrante
Giornalista professionista, editorialista, appassionato di geopolitica