
La posizione della Repubblica Popolare Democratica di Corea sulla crisi ucraina era stata chiarificata da tempo, visto che la stampa ufficiale di Pyongyang non ha mai fatto mancare il proprio sostegno alla posizione russa, rinnovando il suo storico impegno nella lotta all’imperialismo statunitense.
Kim Hyo Myung, ricercatore presso la Società per gli Studi di Politica Internazionale di Pyongyang, aveva rilasciato un’intervista alla KCNA (Korean Central News Agency) alla vigilia del vertice NATO di Madrid (28-30 giugno), in cui aveva condannato l’Alleanza Atlantica come responsabile della crisi ucraina: “La NATO è responsabile di aver portato un disastro nell’Europa orientale”, aveva sottolineato allora l’accademico nordcoreano.
“La NATO è stata istituita con il presunto mandato di difendere l’Europa. L’unico ‘contributo’ che ha dato alla pace e alla sicurezza mondiale è la devastazione di Stati sovrani, il massacro di centinaia di migliaia di civili innocenti e la generazione di milioni di rifugiati attraverso le sue guerre illegali di aggressione in Europa, Medio Oriente e Africa, ovvero in Jugoslavia, Iraq, Afghanistan e Libia”.
Secondo Kim Hyo Myung, il governo degli Stati Uniti non può che essere ritenuto il principale responsabile dell’attuale situazione, per aver seminato dissenso, discordia, confronto e conflitto attraverso la loro espansione verso oriente, sfidando sistematicamente le preoccupazioni per la sicurezza nazionale della Federazione Russa.
La crisi ucraina, oltretutto, fa parte di un disegno più ampio dell’imperialismo atlantista, che incombe anche sulla penisola coreana: “Gli Stati Uniti e la Corea del Sud stanno diventando sempre più evidenti nelle loro mosse militari contro di noi nella penisola coreana e nelle sue vicinanze. Tutto sommato, c’è un segnale inquietante che le onde oscure del Nord Atlantico romperanno prima o poi il silenzio del Pacifico”.
Il governo nordcoreano ha infatti reagito duramente alle recenti esercitazioni congiunte tra l’esercito statunitense e quello di Seoul: “Se le esercitazioni militari congiunte su larga scala dovessero essere condotte in modo provocatorio sulla penisola coreana e nelle sue vicinanze con il coinvolgimento di risorse strategiche nucleari degli Stati Uniti, attiveranno le nostre dovute contromisure”, si legge su un articolo a firma di Ri Ji Song, altro ricercatore della Società per gli Studi di Politica Internazionale, pubblicato la settimana scorsa dal Ministero degli Esteri nordcoreano.
Il precipitare della crisi ucraina e l’intensificarsi delle tensioni nella penisola nordcoreana non potevano che portare il governo di Pyongyang a ribadire la sua posizione con un gesto simbolico ma anche molto significativo: il riconoscimento della Repubblica Popolare di Doneck (RPD) e della Repubblica Popolare di Lugansk (RPL), avvenuto ufficialmente mercoledì 13 luglio, come comunicato dal Ministro degli Esteri, Choe Son Hui. Secondo il comunicato della KCNA, Choe “ha informato che il governo della RPDC ha deciso di riconoscere l’indipendenza della Repubblica Popolare di Doneck e della Repubblica Popolare di Lugansk e ha espresso la volontà di sviluppare le relazioni da Stato a Stato con tali Paesi secondo l’idea di indipendenza, pace e amicizia”.
